raggiunse una potenza di 5.8 gradi della scala Richter
Le considerazioni da fare sono molteplici, alcune “confortanti”, altre un po’ meno.
Anzitutto occorre prendere atto che la vicenda giapponese fornisce la conferma che anche l’evento sismico più devastante, per quanto imprevedibile, può essere contenuto nei suoi effetti catastrofici mettendo in sicurezza le abitazioni che non sono a norma e costruendo gli edifici pubblici e privati con criteri rigorosamente antisismici come quelli applicati da anni in Giappone, che hanno dimostrato di reggere alle prove più terribili.
Questo è il dato positivo, che ci conforta nella misura in cui attesta che è possibile salvaguardare la vita umana e l’integrità degli agglomerati urbani rispetto alle conseguenze prodotte da un sisma di quelle dimensioni, mentre una riflessione negativa si deve avviare di fronte all’incontenibile furia di uno tsunami. La constatazione di un’evidenza così innegabile deve spingerci ad ammettere i limiti e le debolezze insite nell’attuale modello di sviluppo che esalta oltremodo una tecnologia che pretende di asservire e subordinare la natura e l’uomo alla logica cinica ed affaristica del capitale.
Un discorso a parte merita la questione delle centrali atomiche e l’uso dissennato dell’energia nucleare. Infatti, mentre i terremoti e i maremoti sono disastri naturali assolutamente inevitabili, benché gli effetti siano arginabili e ridimensionabili almeno nel caso dei fenomeni tellurici, i rischi derivanti dal ricorso all’energia atomica sono evitabili in quanto si tratta di una scelta che dipende dalla volontà politica degli Stati.
Il dato più allarmante consegnatoci dai mezzi di informazione concerne l’esplosione alla centrale atomica di Fukushima 1, che dista 250 km da Tokyo, con il nocciolo del reattore che rischia la fusione, l’impianto di raffreddamento del reattore n. 2 ufficialmente fuori uso, alcune quantità di cesio radioattivo rilasciato nell’ambiente esterno, decine di persone già contaminate dalle radiazioni e non si sa cos’altro sia successo e cosa possa accadere nelle prossime ore. Inoltre, una nuova esplosione si è verificata nell’impianto di Fukushima durante la notte scorsa, danneggiando il reattore numero 3 e destando forti timori e preoccupazioni. Lo stesso governo nipponico è stato costretto ad avvisare stampa e opinione pubblica rispetto al rischio di fusione nel reattore n. 3 dell’impianto.
Gianni Mattioli, esponente del “Comitato vota sì per fermare il nucleare”, si chiede giustamente: “In una situazione in cui i francesi dal 1991 stanno costruendo una sola centrale, gli americani dall’80 non stanno realizzando nessun impianto, perché noi in un territorio sismico nel quale i siti possibili si riducono alla Sardegna e poco altro dovremmo costruire centrali?”. La convinzione a cui approda Mattioli è “una profonda ribellione per l’incompetenza e l’ignoranza di chi porta avanti questa scelta, contro la quale stiamo organizzando una grande battaglia di democrazia e cultura scientifica”.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini, ospite del programma "L’Intervista" condotto da Maria Latella su Sky Tg24, a proposito delle possibili ripercussioni "emotive" che potrebbero condizionare il piano di rilancio dell’energia atomica in Italia, ha dichiarato: "Il mio auspicio è che non si decida solo sull’onda dell’emozione". Ricordo che anche in seguito al disastro di Chernobyl si disse che non bisognava decidere emotivamente e che si trattava di una centrale arretrata dal punto di vista tecnologico. Cosa che non vale nel caso degli impianti giapponesi, per cui è certo che la decisione più saggia sia quella di rinunciare all’impiego dell’energia atomica. Alla faccia di Chicco Testa e della lobby di scienziati, politici ed affaristi fautori del ripristino del nucleare in Italia (che oltretutto presenta un territorio ad elevato rischio sismico) in un momento in cui altrove si discute l’ipotesi di superare definitivamente lo sfruttamento delle fonti energetiche nucleari.
In conclusione, non è “sciacallaggio” l’atteggiamento di chi rileva i pericoli concreti legati allo sfruttamento del nucleare alla luce della drammatica esperienza giapponese, ma il cinismo e l’affarismo che alimentano la propaganda condotta negli ultimi anni per convincere l’opinione pubblica italiana ad accettare l’inganno sinistro delle centrali nucleari come soluzione, puramente illusoria, dei problemi energetici del nostro paese.
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