Fonte:Greenme
E’ stato presentato stamattina in Senato il dossier di Legambiente “L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino” realizzato da Arpa Toscana e dall astruttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna secondo il quale nel mare tra Italia, Spagna e Francia c’è una concentrazione di plastica che supera quella del cosiddetto “continente spazzatura” o garbage island presente nell’Oceano Atlantico.
Il rapporto di Legambiente dal quale emerge la presenza nel mediterraneo di plastica per unapercentuale che va dal 60 all’ 80% del totale dell’immondizia trovata nelle acque, raggiungendo in alcune zone anche il 90-95% del totale, ha una duplice funzione: quella di denunciare la terribile situazione in cui si trovano i nostri mari invasi da sacchetti di plasticacausa di gravissimi danni alla fauna marina e la funzione di utile contribuito per il Ministero dell’Ambiente per rispondere alla richiesta di chiarimenti della Commissione europea sul bando italiano degli shopper non biodegradabili, confermata dal Tar del Lazio ed entrata in vigore il 1 Gennaio 2011 con la legge 296/96.
Sono queste, infatti, le motivazioni di carattere ambientale che possono consentire all’Italia di giustificare ogni ipotesi di violazione della Direttiva europea sugli imballaggi.
Come spiega Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente: “L’Italia è un Paese doppiamente esposto al problema della plastica e la dispersione dei sacchetti in mare. Lo è sia perché è la prima nazione per consumo di sacchetti di plastica ‘usa e getta’, visto che commercializza il 25% del totale degli shopper in tutta Europa, ma anche perché si affaccia sul mar Mediterraneo, coinvolto come i mari del resto del Pianeta dall’inquinamento da plastica. Per queste ragioni il nostro Paese ha giustamente adottato con la legge finanziaria 2007 il bando sugli shopper non biodegradabili in vigore dal 1 gennaio scorso. La Commissione europea, dunque, non può che salutare con favore questa novità normativa italiana, come ha recentemente fatto il Commissario europeo per gli affari marittimi e la pesca, Maria Damanaki, in occasione dell’incontro con il ministero dell’AmbienteStefania Prestigiacomo, favorendo la sua esportazione anche negli altri 26 paesi membri”.
Sintetizzando dunque quanto rivela il rapporto, solo nell’arcipelago Toscano sono stati prelevati in un ora ben 4kg di rifiuti tra cui il 73% costituito da buste di plastica, ma la situazione non è migliore nel resto del Mediterraneo che è invaso da ben 500 tonnellate di rifiuti in plastica. Secondo quanto ci riferisce l’Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare e l’Università belga di Liegi nell’estate 2010 la concentrazione più alta nel Mediterraneo era nel nord del Tirreno e a largo dell’Isola d’Elba con 892.000 frammenti plastici per km2, rispetto ad una media di 115.000.
Anche negli Oceani la situazione è altrettanto grave, nei quali galleggia l’ormai noto Pacific Plastic Vortex, la cui estensione è di qualche milione di chilometri quadrati di cui la maggior parte è costituita dalla plastica.
Le preoccupazioni maggiori sono rivolte alla fauna marina e soprattutto ai mammiferi tra cui le tartarughe che scambiano i sacchetti per meduse rimanendo intrappolate, infatti secondo l’Unep e l’Agenzia di protezione ambiente svedese, 115 specie di mammiferi sono a rischio di intrappolamento o ingestione rifiuti marini. Ma non solo, circa un milione di uccelli marini rimangono uccisi ogni anno per soffocamento nei sacchetti di plastica.
Concludendo Stefano Ciafani ha dichiarato “Per tutte queste ragioni l’Italia, che solitamente è in ritardo in merito alle normative ambientali, ha scelto di mettere al bando i sacchetti di plastica, ponendosi addirittura all’avanguardia tra i paesi industrializzati -. Sarebbe davvero incomprensibile, dunque, che la Commissione europea censurasse questa scelta esemplare che ha già ricevuto il plauso da parte degli altri paesi europei”.
Gloria Mastrantonio
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