Petacco: gli scarti della lavorazione di Bagnoli finivano
a contrada Pisani, non ci volevano nulla osta particolari
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Un operaio impegnato nella bonifica di Bagnoli |
NAPOLI - «Gli scarti di lavorazione dell’Eternit di Bagnoli, venivano portati nella discarica di Pianura, in un'epoca in cui pare non fossero necessarie autorizzazioni particolari». Così Roberto Petacco, ex direttore (in carica dal 1979 al 1984) dello stabilimento flegreo, intervenendo come testimone della difesa al processo contro i vertici della multinazionale dell’amianto. Petacco ha anche precisato che le eccedenze gettate via erano comunque poche rispetto alla quantità di materiale che veniva riutilizzato.DIECI MILIARDI DI LIRE - Petacco ha spiegato come, poco prima del suo arrivo a Bagnoli, la filiale era stata ammodernata con investimenti per dieci miliardi di lire e, oltre ad essere «in perfetta efficienza» aveva degli impianti che sotto il profilo delle modalità produttive l’avevano resa tra le migliori fra quelle che lui aveva visitato. L’ex direttore ha aggiunto che a Bagnoli «enormi aspiratori permettevano di raccogliere le polveri in modo che potessero essere riciclate». «Negli altri stabilimenti – ha aggiunto - mi risulta che venissero disperse nell'atmosfera». Mentre a Bagnoli «parte degli scarti veniva macinato e trasformato in materia prima» e «le eccedenze, saltuariamente, - ha concluso Petacco - venivano conferite a una ditta napoletana che si occupava di portarle nella discarica».
DUEMILA LAVORATORI AMMALATI - Il maxi processo Eternit si sta celebrando a Torino a carico dei proprietari della multinazionale svizzera del cemento, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il nobile belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier. I due sono indagati per i casi di oltre duemila lavoratori ammalati o morti per il contatto con il minerale-killer, e dovranno rispondere di disastro colposo. La Regione Campania figura come parte civile del processo.
Petacco: gli scarti della lavorazione di Bagnoli finivano
a contrada Pisani, non ci volevano nulla osta particolari
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Un operaio impegnato nella bonifica di Bagnoli |
NAPOLI - «Gli scarti di lavorazione dell’Eternit di Bagnoli, venivano portati nella discarica di Pianura, in un'epoca in cui pare non fossero necessarie autorizzazioni particolari». Così Roberto Petacco, ex direttore (in carica dal 1979 al 1984) dello stabilimento flegreo, intervenendo come testimone della difesa al processo contro i vertici della multinazionale dell’amianto. Petacco ha anche precisato che le eccedenze gettate via erano comunque poche rispetto alla quantità di materiale che veniva riutilizzato.DIECI MILIARDI DI LIRE - Petacco ha spiegato come, poco prima del suo arrivo a Bagnoli, la filiale era stata ammodernata con investimenti per dieci miliardi di lire e, oltre ad essere «in perfetta efficienza» aveva degli impianti che sotto il profilo delle modalità produttive l’avevano resa tra le migliori fra quelle che lui aveva visitato. L’ex direttore ha aggiunto che a Bagnoli «enormi aspiratori permettevano di raccogliere le polveri in modo che potessero essere riciclate». «Negli altri stabilimenti – ha aggiunto - mi risulta che venissero disperse nell'atmosfera». Mentre a Bagnoli «parte degli scarti veniva macinato e trasformato in materia prima» e «le eccedenze, saltuariamente, - ha concluso Petacco - venivano conferite a una ditta napoletana che si occupava di portarle nella discarica».
DUEMILA LAVORATORI AMMALATI - Il maxi processo Eternit si sta celebrando a Torino a carico dei proprietari della multinazionale svizzera del cemento, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il nobile belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier. I due sono indagati per i casi di oltre duemila lavoratori ammalati o morti per il contatto con il minerale-killer, e dovranno rispondere di disastro colposo. La Regione Campania figura come parte civile del processo.
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