Sembra incredibile, ma la Commissione del Viminale che forniva protezione e nuove identità segrete ai pentiti è stata abolita. Adesso nessuno potrà più decidere se e quali tutele dare a nuovi eventuali collaboratori di giustizia. Sempre che ce ne siano ancora
(27 gennaio 2011)La Commissione centrale per i collaboratori giustizia e i testimoni del Ministero degli Interni non è stata prorogata dal governo ed è decaduta.
Proprio così: da quasi un mese non esiste più l'organo politico-amministrativo che valuta e decide l'ammissione dei pentiti e dei testimoni allo speciale programma di protezione, nonché la modifica e la revoca dello stesso.
La notizia è stata confermata a "L'espresso".
La commissione era presieduta dal sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, e nella scorsa primavera se n'era parecchio parlato perché aveva negato il programma di protezione al pentito mafioso Gaspare Spatuzza, che aveva fatto rivelazioni su Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, accusandoli di collusioni con la mafia e nelle stragi di Firenze, Roma e Milano.
Oltre al sottosegretario Mantovano della commissione facevano parte altri sette componenti: due magistrati e cinque appartenenti a vario titolo alle forze dell'ordine.
La commissione era inclusa tra quegli organismi confermati presso il ministero dell'Interno, in base al decreto legge n 223 del 2007, ed era considerato come un organo soggetto a "proroga discrezionale", destinato per questo motivo alla soppressione dopo tre anni, che in questo caso scadevano a dicembre 2010, salvo proroga disposta con decreto del presidente del consiglio dei ministri. Nessuno ha pensato adesso di prorogare questo fondamentale organo politico-amministrativo dal quale dipendono i pentiti.
Insieme al programma di protezione e alla gestione amministrativa dei collaboratori giustizia, la Commissione centrale per la definizione ed applicazione delle speciali misure di protezione deliberava anche il cambio di identità di pentiti e testimoni. Con il decreto di cambiamento di generalità, oltre al nome viene cambiato anche il luogo di nascita. Negli ultimi anni la Commissione ha esaminato diverse richieste di collaboratori che volevano cambiare nome. Alcune sono state respinte, altre accettate, specie quelle provenienti da persone che stavano per concludere il programma di protezione.
Tutto adesso viene azzerato e si corre il rischio che la macchina amministrativa che regola la vita dei collaboratori e dei testimoni venga bloccata. E potrebbe essere bloccato anche l'iter giudiziario per l'inserimento di nuovi testimoni o pentiti nel programma di protezione.
Proprio così: da quasi un mese non esiste più l'organo politico-amministrativo che valuta e decide l'ammissione dei pentiti e dei testimoni allo speciale programma di protezione, nonché la modifica e la revoca dello stesso.
La notizia è stata confermata a "L'espresso".
La commissione era presieduta dal sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, e nella scorsa primavera se n'era parecchio parlato perché aveva negato il programma di protezione al pentito mafioso Gaspare Spatuzza, che aveva fatto rivelazioni su Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, accusandoli di collusioni con la mafia e nelle stragi di Firenze, Roma e Milano.
Oltre al sottosegretario Mantovano della commissione facevano parte altri sette componenti: due magistrati e cinque appartenenti a vario titolo alle forze dell'ordine.
La commissione era inclusa tra quegli organismi confermati presso il ministero dell'Interno, in base al decreto legge n 223 del 2007, ed era considerato come un organo soggetto a "proroga discrezionale", destinato per questo motivo alla soppressione dopo tre anni, che in questo caso scadevano a dicembre 2010, salvo proroga disposta con decreto del presidente del consiglio dei ministri. Nessuno ha pensato adesso di prorogare questo fondamentale organo politico-amministrativo dal quale dipendono i pentiti.
Insieme al programma di protezione e alla gestione amministrativa dei collaboratori giustizia, la Commissione centrale per la definizione ed applicazione delle speciali misure di protezione deliberava anche il cambio di identità di pentiti e testimoni. Con il decreto di cambiamento di generalità, oltre al nome viene cambiato anche il luogo di nascita. Negli ultimi anni la Commissione ha esaminato diverse richieste di collaboratori che volevano cambiare nome. Alcune sono state respinte, altre accettate, specie quelle provenienti da persone che stavano per concludere il programma di protezione.
Tutto adesso viene azzerato e si corre il rischio che la macchina amministrativa che regola la vita dei collaboratori e dei testimoni venga bloccata. E potrebbe essere bloccato anche l'iter giudiziario per l'inserimento di nuovi testimoni o pentiti nel programma di protezione.
Fonte: L'Espresso
.
Nessun commento:
Posta un commento