giovedì 9 dicembre 2010

LA LEZIONE DEL SUD

Due fatti tragici, quasi avvenuti in contemporanea, hanno colpito il nostro paese, quello stivale che si accinge a festeggiare il centocinquantenario di una unità ancora non ben compresa ed acquisita.

Uno all’estremo Sud, l’altro nel profondo Nord.

La scomparsa di Yara, giovane promessa della ginnica, e la morte di 8 amici, amanti delle gite in bicicletta, sembrano unire, in un unico sentimento di dolore, tutta l’Italia.

Su Yara ancora non si hanno notizie precise e chi scrive spera in un miracolo che ad ogni ora che scorre diventa sempre più difficile credere si avveri.

L’altra tragedia ha già visto le sue vittime, già distrutto il cuore di decine di persone.

In entrambi i casi sembrava essere colpevole un immigrato (per chi scrive un uomo e basta…), entrambi, peraltro, quasi subito fermati.

Sulla tragedia di Lamezia c’era poco da indagare, il colpevole era ancora alla guida di quell’auto che ha falciato la vita.

Sull’altro caso l’unico indizio era una telefonata intercettata…e mal interpretata !

Ma quello che traspare con maggior evidenza da queste due tragedie è l’enorme differenza di comportamento avuto dalle due comunità.

Nel vituperato sud, in quella parte del paese indicata come la più arretrata e “mafiosa”, la comunità tutta ha pensato subito di stringersi attorno al dolore dei familiari, dei cari, di chi aveva perso la vita in un modo così assurdo.

Nessun cartello razzista, nessuna crociata anti-immigrati, nessuna parola di violenza, solo il sentire comune di un dolore senza spiegazioni, che non vuole vendetta, ma solo unione e comprensione nel difficile compito di superare assieme lo strazio e l’incredulità.

Il razzismo non più tanto strisciante che invece sta caratterizzando una buona parte delle genti del nord, aiutato ed alimentato dall’unico partito xenofobo ancora esistente in Italia, La Lega, ha da subito scatenato la “caccia” al diverso, all’immigrato stupratore ed assassino per definizione, all’esternazione palese di quei sentimenti che la sconfitta del nazi-fascismo sembravano aver definitivamente sconfitti.

Sentimenti tipici di chi non concepisce la diversità come una ricchezza e come un’occasione di crescita, ma come un pericolo per la conservazione del proprio gretto e ridicolo futuro.

Diceva Einstein: “Gran brutta malattia il razzismo. Più che altro strana: colpisce i bianchi, ma fa fuori i neri.”

Tahar Ben Jalloun: “Il razzismo esiste ovunque vivano gli uomini. Il razzismo è nell'uomo. Si è sempre lo straniero di qualcuno. Imparare a vivere insieme, è questo il modo di lottare contro il razzismo. Bisogna combattere il razzismo perchè il razzista è nello stesso tempo un pericolo per gli altri e una vittima di se stesso. E' in errore e non lo sa o non vuole saperlo. Ci vuole coraggio per riconoscere i propri errori. Non è facile ammettere di aver sbagliato e criticare se stessi.
Il razzista è prigioniero delle sue contraddizioni e non ne vuole venire fuori. Quando uno riesce a uscire dalle sue contraddizioni, va verso la libertà. Ma il razzista non vuole la libertà. Ne ha paura. Come ha paura della differenza. L'unica sua libertà che ama è quella che gli consente di fare qualsiasi cosa, di giudicare gli altri e di permettersi di disprezzarli x il solo fatto di essere diversi.”

Queste lezioni il sud le ha ben comprese, da tempo immemore, forse anche grazie alle mille dominazioni e al continuo subire discriminazioni da parte di un nord sempre più chiuso in se stesso…

Sarebbe il caso che le persone di cuore che ancora abitano l’inesistente Padania rialzino la testa e diano voce ai veri valori dell’essere uomo e comunità.

Redazione Punto Rosso a cura di Stefano Federici

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Due fatti tragici, quasi avvenuti in contemporanea, hanno colpito il nostro paese, quello stivale che si accinge a festeggiare il centocinquantenario di una unità ancora non ben compresa ed acquisita.

Uno all’estremo Sud, l’altro nel profondo Nord.

La scomparsa di Yara, giovane promessa della ginnica, e la morte di 8 amici, amanti delle gite in bicicletta, sembrano unire, in un unico sentimento di dolore, tutta l’Italia.

Su Yara ancora non si hanno notizie precise e chi scrive spera in un miracolo che ad ogni ora che scorre diventa sempre più difficile credere si avveri.

L’altra tragedia ha già visto le sue vittime, già distrutto il cuore di decine di persone.

In entrambi i casi sembrava essere colpevole un immigrato (per chi scrive un uomo e basta…), entrambi, peraltro, quasi subito fermati.

Sulla tragedia di Lamezia c’era poco da indagare, il colpevole era ancora alla guida di quell’auto che ha falciato la vita.

Sull’altro caso l’unico indizio era una telefonata intercettata…e mal interpretata !

Ma quello che traspare con maggior evidenza da queste due tragedie è l’enorme differenza di comportamento avuto dalle due comunità.

Nel vituperato sud, in quella parte del paese indicata come la più arretrata e “mafiosa”, la comunità tutta ha pensato subito di stringersi attorno al dolore dei familiari, dei cari, di chi aveva perso la vita in un modo così assurdo.

Nessun cartello razzista, nessuna crociata anti-immigrati, nessuna parola di violenza, solo il sentire comune di un dolore senza spiegazioni, che non vuole vendetta, ma solo unione e comprensione nel difficile compito di superare assieme lo strazio e l’incredulità.

Il razzismo non più tanto strisciante che invece sta caratterizzando una buona parte delle genti del nord, aiutato ed alimentato dall’unico partito xenofobo ancora esistente in Italia, La Lega, ha da subito scatenato la “caccia” al diverso, all’immigrato stupratore ed assassino per definizione, all’esternazione palese di quei sentimenti che la sconfitta del nazi-fascismo sembravano aver definitivamente sconfitti.

Sentimenti tipici di chi non concepisce la diversità come una ricchezza e come un’occasione di crescita, ma come un pericolo per la conservazione del proprio gretto e ridicolo futuro.

Diceva Einstein: “Gran brutta malattia il razzismo. Più che altro strana: colpisce i bianchi, ma fa fuori i neri.”

Tahar Ben Jalloun: “Il razzismo esiste ovunque vivano gli uomini. Il razzismo è nell'uomo. Si è sempre lo straniero di qualcuno. Imparare a vivere insieme, è questo il modo di lottare contro il razzismo. Bisogna combattere il razzismo perchè il razzista è nello stesso tempo un pericolo per gli altri e una vittima di se stesso. E' in errore e non lo sa o non vuole saperlo. Ci vuole coraggio per riconoscere i propri errori. Non è facile ammettere di aver sbagliato e criticare se stessi.
Il razzista è prigioniero delle sue contraddizioni e non ne vuole venire fuori. Quando uno riesce a uscire dalle sue contraddizioni, va verso la libertà. Ma il razzista non vuole la libertà. Ne ha paura. Come ha paura della differenza. L'unica sua libertà che ama è quella che gli consente di fare qualsiasi cosa, di giudicare gli altri e di permettersi di disprezzarli x il solo fatto di essere diversi.”

Queste lezioni il sud le ha ben comprese, da tempo immemore, forse anche grazie alle mille dominazioni e al continuo subire discriminazioni da parte di un nord sempre più chiuso in se stesso…

Sarebbe il caso che le persone di cuore che ancora abitano l’inesistente Padania rialzino la testa e diano voce ai veri valori dell’essere uomo e comunità.

Redazione Punto Rosso a cura di Stefano Federici

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