Di Margherita Pagani
I conti pubblici italiani sono meno trasparenti che in Romania, Ucraina e Mongolia. A stabilirlo è l’International Budget Partnership -www.internationalbudget.org- (un progetto realizzato e finanziato dal Center on Budget and Policy Priorities, con sede a Washington), una rete internazionale di analisti che esamina l’accessibilità di ogni paese ai documenti relativi al bilancio dello Stato. Dal 2006 la IBP stila, ogni due anni, l’Open Budget Index, un indice che classifica 94 Paesi in base alla quantità e alla qualità di informazioni rese disponibili ai cittadini. Questo studio verifica l’esistenza, il contenuto e la disponibilità di otto documenti, pubblici ed ufficiali, ritenuti indispensabili per monitorare le azioni di governo: per quanto riguarda l’Italia, dalla trimestrale di Cassa, alla proposta di legge di Stabilità, fino ai rapporti consuntivi sulla spesa dell’anno precedente e al rendiconto della Corte dei Conti.
L’Italia, al suo debutto nel rapporto OBI 2010, ha ottenuto solamente 58 punti su 100, come il Portogallo e indietro rispetto ai restati Paesi d’Europa, finendo così tra quei Paesi che divulgano solo “informazioni parziali” sul bilancio e sulle attività finanziarie dello Stato.
Secondo Jacopo Viciani, responsabile del rapporto sulla trasparenza del Bilancio per l’Italia, “i problemi principali dell’Italia sono due. In primo luogo, le informazioni riguardo ai bilanci e alle spese pubbliche vengono riportate in svariati documenti, il che comporta una difficile reperibilità e compresione”. Ne sono un esempio le Note preliminari, compilate dalla Ragioneria generale dello Stato, utili alla lettura della finanziaria poiché vi sono indicati gli obiettivi della spesa pubblica. Tuttavia tale documento non viene incorporato nella proposta di bilancio, viene solitamente pubblicato in ritardo rispetto alla legge finanziaria, divenendo completamente inutile per la comprensione del bilancio. “In secondo luogo, è rilevante il problema del ritardo nella pubblicazione dei documenti, spesso le informazioni non sono disponibili in tempo opportuno”. Ad esempio la pubblicazione della Trimestrale di Cassa del governo italiano, scaricabile dai siti governativi, è ormai ferma al 30 Settembre 2009, con un ritardo di più di un anno nella pubblicazione.
Questo studio è stato inserito nell’undicesimo rapporto “Cambiamo Finanziaria. Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l’ambiente” a cura di Sbilanciamoci!, una campagna che coinvolge 47 organizzazioni della società civile, tra cui Altreconomia, impegnate a favore di “un’economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo basato sui diritti, sull’ambiente e sulla pace”.
Il rapporto cerca di dimostrare, cifre alla mano, che sono possibili scelte diverse rispetto a quelle proposte dalla Legge di Stabilità del 2011, dal maxi emendamento presentato l’11 novembre 2010 e intende proporre un uso virtuoso della spesa pubblica. Questa manovra finanziaria alternativa permetterebbe di recuperare un totale di 25 miliardi e 596 milioni di euro da operazioni come: l’imposizione di una tassa patrimoniale che procurerebbe 10 miliardi e 500 milioni; la riduzione delle spese militari che porterebbero ad un risparmio di 5 miliardi; la cancellazione dei finanziamenti di 1 miliardo e 500 milioni per le grandi opere pubbliche.
Il rapporto inoltre sottolinea il fatto che le risorse assegnate al ministero dell’Ambiente per il 2011 subiranno una contrazione del 69% rispetto al 2008 e di un ulteriore 60% rispetto al 2009, da 1 miliardo e 649 milioni del 2008 si è passati a 746.586.433 euro del 2010 fino ai 513.895.895 previsti per il 2011. Queste riduzioni di spesa sono il risultato di un’operazione di tagli che coinvolge molti ministeri, purtroppo però a dicasteri di campi analoghi, o di pari importanza, sono affidate risorse anche tre volte maggiori. Il ministero delle Politiche Agricole Alimentari, per esempio, avrà a disposizione 1.320.744.185 euro; il ministero dei Beni e delle Attività Culturali nel 2011 avrà risorse pari a 1.429.238.650 euro; il ministero delle Infrastrutture e Trasporti avrà una dotazione di 6.821.564.527 euro nel 2011.
Sbilanciamoci! sottolinea inoltre il fatto che la crisi economica non ha fermato le spese militari. Il maxi emendamento prevede uno stanziamento al ministero della Difesa di 20.494,6 milioni di euro - con un incremento dello 0,6% rispetto al bilancio previsionale approvato nel 2008- cui vanno sommati, inoltre, alcuni fondi del ministero dello Sviluppo Economico, che non compaio tra le spese della Difesa, destinati ai 121 caccia Eurofighter, alle 10 unità navali della classe FREMM e ai 249 veicoli blindati VBM 8x8 Freccia. Le spese totali, quindi, ammontano a quasi 24,4 miliardi di euro.
E’ possibile scaricare l’intero rapporto all’indirizzo internet www.sbilanciamoci.org
Fonte:Altraeconomia
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