domenica 21 novembre 2010

Noi credevamo, l’Unità d’Italia secondo i delusi

Antonio Ciano: Ho visto il Film a Palermo,al cinema Dante. E' un capolavoro. Martone ha evidenziato il fallimento delle idee mazziniane e risorgimentali. Mazzini era un repubblicano che metteva disordine in tutte le monarchie europee esclusa quella inglese che lo foraggiava di sterline. Morirono per quella causa centinaia di italiani. Solo a Roma, in un attentato alla caserma Serristori morirono 23 soldati francesi e 300 furono i feriti. Furono condannati a morte Tognetti e Monti per essere gli autori dell'attentato, ma il mandante era Mazzini. Pisacane, invese il Regno delle Due sicilie mano armata, visto il fallimento della spedizione si suicidò, nel testamento ideologico scrisse che altra era la terra da invadere, era il Piemonte, ma Mazzini lo indirizzò nel Regno dei Borbone. Le brigate rosse e nere sono il frutto di quella scuola di sangue.Il film finisce nel 1862, quando Garibaldi fu ferito in Aspromonte e i disertori dell'esercito italianio furono tutti fucilati. I bersaglieri intanto fecero ...


Noi credevamo

Noi credevamo (01 Distribution)

Tra le pagine oscure del processo risorgimentale per l’Unità d’Italia si muove Noi credevamo, corposo film storico di Mario Martone. Presentato in concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia, arriva ora nelle sale (dal 12 novembre) ma in versione leggermente ridotta: le quasi tre ore e mezza di girato si riducono a due ore e 50 minuti. Panorama.it ve ne offre un estratto video in anteprima.

Tramite le vite di Domenico (Luigi Lo Cascio), Angelo (Valerio Binasco) e Salvatore (Luigi Pisani), tre ragazzi del sud Italia affiliati alla Giovine Italia di Mazzini, Noi credevamo dà voce alla storia più sconosciuta della nascita del nostro Paese, dei conflitti implacabili tra i “padri della patria”, dell’insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l’Italia in cui viviamo.

“Intorno a queste vicende insieme a Giancarlo De Cataldo abbiamo costruito l’intera impalcatura del racconto, composta di fatti, comportamenti e parole attinti rigorosamente alla documentazione storiografica” racconta il regista. “Uno dei tre personaggi è ispirato al protagonista di un romanzo in cui Anna Banti racconta la storia del suo nonno cospiratore, Noi credevamo. Solo una parte di questo libro confluisce nel film, ma il titolo mi è apparso bellissimo e adatto per l’insieme del racconto”.


Fonte :Panorama

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Antonio Ciano: Ho visto il Film a Palermo,al cinema Dante. E' un capolavoro. Martone ha evidenziato il fallimento delle idee mazziniane e risorgimentali. Mazzini era un repubblicano che metteva disordine in tutte le monarchie europee esclusa quella inglese che lo foraggiava di sterline. Morirono per quella causa centinaia di italiani. Solo a Roma, in un attentato alla caserma Serristori morirono 23 soldati francesi e 300 furono i feriti. Furono condannati a morte Tognetti e Monti per essere gli autori dell'attentato, ma il mandante era Mazzini. Pisacane, invese il Regno delle Due sicilie mano armata, visto il fallimento della spedizione si suicidò, nel testamento ideologico scrisse che altra era la terra da invadere, era il Piemonte, ma Mazzini lo indirizzò nel Regno dei Borbone. Le brigate rosse e nere sono il frutto di quella scuola di sangue.Il film finisce nel 1862, quando Garibaldi fu ferito in Aspromonte e i disertori dell'esercito italianio furono tutti fucilati. I bersaglieri intanto fecero ...


Noi credevamo

Noi credevamo (01 Distribution)

Tra le pagine oscure del processo risorgimentale per l’Unità d’Italia si muove Noi credevamo, corposo film storico di Mario Martone. Presentato in concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia, arriva ora nelle sale (dal 12 novembre) ma in versione leggermente ridotta: le quasi tre ore e mezza di girato si riducono a due ore e 50 minuti. Panorama.it ve ne offre un estratto video in anteprima.

Tramite le vite di Domenico (Luigi Lo Cascio), Angelo (Valerio Binasco) e Salvatore (Luigi Pisani), tre ragazzi del sud Italia affiliati alla Giovine Italia di Mazzini, Noi credevamo dà voce alla storia più sconosciuta della nascita del nostro Paese, dei conflitti implacabili tra i “padri della patria”, dell’insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l’Italia in cui viviamo.

“Intorno a queste vicende insieme a Giancarlo De Cataldo abbiamo costruito l’intera impalcatura del racconto, composta di fatti, comportamenti e parole attinti rigorosamente alla documentazione storiografica” racconta il regista. “Uno dei tre personaggi è ispirato al protagonista di un romanzo in cui Anna Banti racconta la storia del suo nonno cospiratore, Noi credevamo. Solo una parte di questo libro confluisce nel film, ma il titolo mi è apparso bellissimo e adatto per l’insieme del racconto”.


Fonte :Panorama

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