Dove finisce la monnezza sottratta alla vista e alle telecamere? (Tanto, l’importante è che non si veda). Per Terroni, mi capita di andare ovunque, in paesi in cui non ero mai stato (e sì che ho girato); dove credo si vada giusto se sai che esiste e hai qualcuno incontrare: insomma, o sei il fornitore di merendine o hai parenti lì, sennò… È quello che pensai quando arrivai a San Bartolomeo in Galdo, dove ebbi la felice sopresa (per fortuna, non rara) di incontrare un gruppo di ragazzi svegli, simpatici, impegnati nella ricerca dei modi e dei progetti per rivitalizzare un paese, il proprio, che l’emigrazione ha dimezzato. Sono laureati, pieni di idee e volontà. E vogliono farcela. Ce la faranno. Puntano anche sul turismo, ma… E indicai il posto. Monnezza, appena sotto il paese. Una discarica. Cominciai a fare domande, vennero fuori le solite porcherie (beh, è monnezza, no?) esiliate lontano dalla curiosità. Come dire: problema risolto, perché non lo si vede più. Così, chiesi a Sergio Truglio, che a San Bartolomeo mi aveva invitato, a nome dell’associazione Steven B. Biko, di saperne di più. Ecco, qui sotto, cosa mi ha inviato. Mentre l’Italia assiste al massacro di Terzigno a colpi di monnezza e manganello, tante altre Terzigno avvelenano terra e acqua e popolo, nel silenzio di una finta soluzione.
La costruzione della discarica iniziò nel 1996, doveva essere usata inizialmente solo come discarica consortile (Consorzio BN3) (i paesi a nord est di Benevento). La capienza totale era di 60000 t. Nel 1999 venne aperta e furono sversati 33000 t di rifiuti “tal quali”, ma già nel 2000 a seguito di un’impennata dell’emergenza rifiuti a Napoli e Provincia, fu usata per sversare i rifiuti del napoletano. Nel 2004 tra FOS (frazione organica stabilizzata, stabilizzata solo sulla carta, a giudicare dal nauseabondo odore che aleggiò per mesi a SBiG) e rifiuti “tal quali”, si arrivò a 70000 t. di immondizia, + 10000 t. sulla capienza iniziale. Le comiche iniziano nel 2006, in seguito ad un nuovo picco dell’emergenza rifiuti, l’ordinanza commissariale regionale 437 recita: “utilizzando e ampliando le volumetrie residue, vi è la possibilità di ulteriori abbancamenti di rifiuti, valutati in almeno 10500 t.”. Al 1 febbraio 2007 quell’”almeno 10500 t” si era già trasformato in oltre 30000 t. Insomma una discarica con capienza 60000 t, si è ritrovata a contenerne oltre 100000 t. con un plus di 40000 t. Ovviamente il percolato è tracimato, a questo punto, vi sono state nuovamente delle iniziative di Legambiente della Valfortore e del Comitato per la difesa del territorio, i quali hanno filmato e inviato a vari enti (Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri, Arpa –Campania, Puglia e Molise-, Acquedotto Pugliese) dei filmati sulla tracimazione del percolato (i filmati sono in mio possesso). Il percolato, attraverso una sequenza di valloni (dei Preti, Capuano, Cupo) ha raggiunto il fiume Fortore, che riempie l’invaso di Occhito, il quale dà da bere a quasi tutta la Capitanata, su segnalazione del Corpo Forestale di SBiG, è intervenuto il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Coordinamento di Benevento del Corpo Forestale dello Stato che ha provveduto al sequestro della discarica (l’ordine è prot. Con n. 1284 del 13/02/2007). Nel 2010 dopo ben tre anni, frattanto il percolato veniva drenato settimanalmente con autobotti, per evitare che tracimasse (due, tre autobotti settimanali hanno un costo), il Prefetto ha stanziato i fondi per la bonifica. A tutt’oggi l’unica cosa che è stata fatta è la copertura della discarica con un telo, sperando che sia sufficiente ad evitare in inverno nuove tracimazioni del percolato.
Per quanto riguarda l’alga rossa nell’invaso di Occhito, ho letto le spiegazioni più disparate di vari “esperti”, c’è quello che afferma che in un invaso artificiale, la formazione dell’alga è fisiologica, a quell’altro che dà la colpa ai fertilizzanti azotati, ad un altro che afferma che la presenza dell’alga è dovuta a scarichi civili non controllati. Si parla del depuratore di Campobasso come maggiore indiziato, la discarica di SBiG non è citata in nessun articolo di giornale, sta di fatto che è stata posta sotto sequestro a seguito delle segnalazioni di Legambiente della Valfortore e del Comitato di Tutela del Cittadino, ai vari enti (Acquedotto Pugliese, Corpo Forestale dello Stato, Arpa etc etc) e delle pressioni di questi enti alla Polizia Ambientale sui pericoli di inquinamento delle falde acquifere.
Mi diceva un membro del Comitato, che questo inverno, un PM di Foggia e dei tecnici dell’Acquedotto Pugliese hanno fatto dei rilevamenti in elicottero, per verificare la connessione tra discarica di SBiG e invaso di Occhito. Però non ho trovato conferma di un’eventuale inchiesta della Procura di Foggia. Solo un’indiscrezione giornalistica non confermata in questo anno.
Fonte:Terroni blog
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