Un decreto governativo sposta gli incentivi «488»
per finanziare imprese settentrionali e armamenti
Di Emanuele Imperiali
NAPOLI - Serviranno perfino per finanziare l’industria bellica degli armamenti. Un terzo degli oltre 150 milioni di euro stanziati dalla legge 488 per le agevolazioni alle imprese nelle aree meridionali e mai utilizzati dal ministero dello Sviluppo Economico sono stati destinati a quest'obiettivo, legittimo per carità, ma che nulla ha a che vedere con le politiche per il Sud. E gli altri 100? Circa cinquanta sono stati attribuiti alla programmazione negoziata nelle aree del Centro Nord. Il rimanente terzo non ha una esplicita destinazione di spesa, ma sarebbe stato suddiviso tra fondi per le televisioni locali e perfino per piccoli interventi nelle zone del Veneto e della Lombardia. Spulciando tra i decreti pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale ne è spuntato, infatti, uno dal titolo criptico «Accertamento delle economie derivanti da rinuncia e revoche di iniziative imprenditoriali agevolate dalla legge 488 e destinazione per finalità di cui alla legge 237». Che vuol dire fuori dal burocratese? La legge 237 del 1993 aveva avuto una copertura finanziaria fino al 2001 e doveva essere rifinanziata: dove pescare le risorse necessarie? Il 4 maggio del 2010, giorno delle dimissioni del ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ( nella foto in alto) per la nota vicenda della casa di Roma, l’esponente governativo, prima di fare il trasloco dal palazzone di via Veneto, firma le ultime carte accatastate sulla sua scrivania. Tra queste c’è il decreto in oggetto, che, però, verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale molto dopo, il 17 settembre, quando l’interim del dicastero è nelle mani di Silvio Berlusconi. L’interrogativo è: perché sottrarre questi fondi che erano stati destinati allo sviluppo del Mezzogiorno alla loro naturale finalità, magari, spostandoli ad altri capitoli di spesa finalizzati ai territori meridionali, rimasti nel frattempo a secco? Primo tra tutti i crediti d’imposta per nuovi investimenti o per occupazione aggiuntiva. Una misura che fu introdotta dal Governo di centro sinistra ma che ha sempre trovato una positiva accoglienza anche negli ambienti del centro destra: tutti convinti che, a differenza delle vecchie agevolazioni monetarie della 488, che prestavano il fianco a discrezionalità decisionali e in molti casi si sono rivelate inutili, se non addirittura fuorvianti perchè finiti nelle mani di falsi imprenditori, i crediti d’imposta funzionino molto meglio. Sia perchè si tratta di strumenti automatici, sia perchè sono immediatamente utilizzabili dalle imprese con l’annuale denunzia dei redditi, sia perchè mirati a chiari ed inequivocabili obiettivi di crescita, come sono gli investimenti aggiuntivi nelle aree meridionali e la creazione di nuova occupazione nei territori del Sud. La vecchia legge 488, invece, aveva finito per dirottare verso le zone in via di sviluppo fiumi di denaro che, come molte indagini delle Guardia della Finanza e della stessa Commissione europea hanno messo in luce, o sono stati spesi per finalità che non avevano alcuna valenza produttiva, o addirittura hanno ingrassato la malavita organizzata. Eppure, come ricordano gli economisti de lavoce.info che hanno analizzato a lungo i conti dello Stato e ilmodo in cui le risorse pubbliche sono spesso spostate da un capitolo di spesa a un altro, c’è una norma contenuta nella Finanziaria 2008, messa a punto dal Governo Prodi, che aveva disposto il monitoraggio annuale dei soldi rimasti derivanti dalle revoche di vecchi incentivi, allora ammontanti a 785 milioni.
Fonte:Corriere del Mezzogiorno
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