Edifici passati allo Stato dopo la caduta del regno dei Borbone
GAETA Una delegazione del Demanio Lazio inviata dal presidente dell'agenzia di Roma, Renzo Pini, è stata nei giorni scorsi a Gaeta per un sopralluogo e fare di conseguenza il punto sulla situazione reale dei beni demaniali presenti in città e di cui il Comune ha chiesto da tempo la restituzione. Si tratta di 81 immobili incamerati dallo Stato dopo la caduta del regno borbonico delle Due Sicilie, che culminò proprio con la capitolazione di Gaeta nel febbraio 1861, mentre l'elenco dei beni demaniali individuati dall'ufficio demanio e da restituire alla città ne conteneva soltanto quarantasei. La delegazione, ricevuta dall'assessore al demanio Antonio Ciano, guidata dall'avvocato Alessandra Rossetto e da due ingegneri, è la conseguenza di un incontro avuto dallo stesso Ciano a Roma con il presidente Pini, sia per discutere il contenuto della lista dei beni presentata al Comune, comunque provvisoria e considerata inadeguata rispetto al numero dei beni demaniali presenti a Gaeta, e sia per chiedere appunto il sopralluogo che ha avuto luogo l'altro ieri e dal quale è scaturito che l'agenzia aggiornerà la lista. Secondo gli accordi presi, il Comune potrebbe riceverla già nella prossima settimana. «Sappiamo bene -ha detto l'assessore Ciano- che non potremo avere indietro tutti e 81 i beni demaniali richiesti, ma come Comune stiamo lavorando per la restituzione della maggior parte di essi. La nuova lista sarà poi inviata al ministero delle Finanze, e se verranno firmati i decreti attuativi del federalismo demaniale nel mese di novembre, già a fine anno o al massimo in febbraio la città si potrà riappropriare della sua storia e del suo patrimonio». La richiesta fatta al presidente Pini di rivedere l'elenco fatto dall'ufficio del demanio regionale è scaturita da una serie di problemi. Nell'elenco provvisorio dei beni che ci sono stati presentati -spiega infatti l'assessore Ciano- ce ne sono alcuni che non esistono più, come la casa del fascio, per esempio, mentre mancano alcuni immobili fondamentali per Gaeta come la Gran Guardia, Casa Tosti e le Caserme Gattola, Cialdini e Vittorio Emanuele II che già fanno parte del Puv (Piano Urbano per le Valorizzazioni). E' anche vero - aggiunge Ciano - che nell'elenco se ve ne sono altri molto importanti come il complesso di Santa Caterina, la cinta muraria di terra, la polveriera di Forte Emilio, l'area di Piazza Trieste su cui sorgono le scuole, le stalle borboniche di Piazza Conca, la batteria Philippstad, la «Denti di Sega» e tanti altri ancora, ma non rispecchiano il patrimonio reale della città.
Il direttore Pini ha mostrato grande disponibilità e interesse per Gaeta tant'è che ha inviato una delegazione per fare il punto sulla situazione. Nel frattempo, abbiamo coinvolto gli uffici comunali per la progettazione degli altri beni demaniali perché prima di tornare al Comune bisogna definire la destinazione d'uso degli stessi – prosegue Ciano - In questi tre anni, l'amministrazione Raimondi ha fatto tantissimo per recuperare alla città le sue parti demaniali».
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Edifici passati allo Stato dopo la caduta del regno dei Borbone
GAETA Una delegazione del Demanio Lazio inviata dal presidente dell'agenzia di Roma, Renzo Pini, è stata nei giorni scorsi a Gaeta per un sopralluogo e fare di conseguenza il punto sulla situazione reale dei beni demaniali presenti in città e di cui il Comune ha chiesto da tempo la restituzione. Si tratta di 81 immobili incamerati dallo Stato dopo la caduta del regno borbonico delle Due Sicilie, che culminò proprio con la capitolazione di Gaeta nel febbraio 1861, mentre l'elenco dei beni demaniali individuati dall'ufficio demanio e da restituire alla città ne conteneva soltanto quarantasei. La delegazione, ricevuta dall'assessore al demanio Antonio Ciano, guidata dall'avvocato Alessandra Rossetto e da due ingegneri, è la conseguenza di un incontro avuto dallo stesso Ciano a Roma con il presidente Pini, sia per discutere il contenuto della lista dei beni presentata al Comune, comunque provvisoria e considerata inadeguata rispetto al numero dei beni demaniali presenti a Gaeta, e sia per chiedere appunto il sopralluogo che ha avuto luogo l'altro ieri e dal quale è scaturito che l'agenzia aggiornerà la lista. Secondo gli accordi presi, il Comune potrebbe riceverla già nella prossima settimana. «Sappiamo bene -ha detto l'assessore Ciano- che non potremo avere indietro tutti e 81 i beni demaniali richiesti, ma come Comune stiamo lavorando per la restituzione della maggior parte di essi. La nuova lista sarà poi inviata al ministero delle Finanze, e se verranno firmati i decreti attuativi del federalismo demaniale nel mese di novembre, già a fine anno o al massimo in febbraio la città si potrà riappropriare della sua storia e del suo patrimonio». La richiesta fatta al presidente Pini di rivedere l'elenco fatto dall'ufficio del demanio regionale è scaturita da una serie di problemi. Nell'elenco provvisorio dei beni che ci sono stati presentati -spiega infatti l'assessore Ciano- ce ne sono alcuni che non esistono più, come la casa del fascio, per esempio, mentre mancano alcuni immobili fondamentali per Gaeta come la Gran Guardia, Casa Tosti e le Caserme Gattola, Cialdini e Vittorio Emanuele II che già fanno parte del Puv (Piano Urbano per le Valorizzazioni). E' anche vero - aggiunge Ciano - che nell'elenco se ve ne sono altri molto importanti come il complesso di Santa Caterina, la cinta muraria di terra, la polveriera di Forte Emilio, l'area di Piazza Trieste su cui sorgono le scuole, le stalle borboniche di Piazza Conca, la batteria Philippstad, la «Denti di Sega» e tanti altri ancora, ma non rispecchiano il patrimonio reale della città.
Il direttore Pini ha mostrato grande disponibilità e interesse per Gaeta tant'è che ha inviato una delegazione per fare il punto sulla situazione. Nel frattempo, abbiamo coinvolto gli uffici comunali per la progettazione degli altri beni demaniali perché prima di tornare al Comune bisogna definire la destinazione d'uso degli stessi – prosegue Ciano - In questi tre anni, l'amministrazione Raimondi ha fatto tantissimo per recuperare alla città le sue parti demaniali».
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