martedì 31 agosto 2010

Il Sud non ha bisogno dell’elemosina di Stato

Il Sud con il cappello teso, che chiede soldi, è una immagine odiosa e non vera. Se il governo pensa di risolvere la questione meridionale con l’ennesima pioggia di fondi, è fuori strada. Quei soldi, magari, serviranno per placare gli appetiti di una certa classe dirigente o per sedare le ire di alcuni governatori regionali, ma il Mezzogiorno non ha bisogno di questo. Il piano per il rilancio del Meridione del governo Berlusconi, invece, sembra andare proprio in questa direzione.

Le politiche per il Sud sono uno dei cinque punti del nuovo programma del premier, che prevede una spesa milionaria soprattutto per le infrastrutture. E’ vero che la mobilità al Meridione, i collegamenti ed il sistema bancario al Sud sono ad un livello molto inferiore rispetto al resto del Paese, ma è anche vero che i problemi non sono solo questi. Secondo voi il Mezzogiorno non cresce solo perché mancano le infrastrutture? No. Le imprese non decollano solo perché le banche sono matrigne? No. Il problema principale sta nell’ambiente ostile in cui cittadini ed imprenditori, ogni giorno, devono sopravvivere.

Da un lato c’è l’onnipresente criminalità e, dall’altro, una sempre più preoccupante contiguità con il malaffare e uno sconcertante sentimento di rassegnazione in molti meridionali. Il ponte sullo Stretto, ferrovie civili, autostrade meno disastrate, con molta probabilità, miglioreranno la vita di milioni di persone, ma – ripetiamo - il nodo è un altro. Il Sud ha bisogno di una missione porta a porta per snidare cellule criminali, annientare una diffusa mentalità di sottomissione alle logiche camorristiche o mafiose.

In molte realtà del Mezzogiorno vige la legge del più forte, anche nelle piccole cose. Avete mai provato a questionare con un parcheggiatore abusivo? Se non gli date due euro, con molta probabilità vi trovare le gomme dell’auto forate. E’ normale? No. Sfido, però, a trovare qualcuno che chiami la polizia per denunciare il parcheggiatore. Il governo si deve impegnare per dare una mano concreta ai popoli del Sud che vogliono alzare la testa per riaffermare principi elementari di legalità. E’ questa la sfida primaria con la quale – per la verità – nessuno vuole confrontarsi.

E’ più comodo promettere milioni di euro per risollevare il Meridione, ma questa è una elemosina improduttiva. Bisogna andare comune per comune, quartiere per quartiere, scuola per scuola per professare l’Evangelo della legalità. Solo in questo modo il Sud potrà essere al passo con le altre realtà italiane ed europee. Che senso ha costruire il ponte sullo Stretto se “Gigino ‘o cefalo” continua a chiedere il pizzo e a martoriare il povero commerciante che non ha occhi per piangere?


Fonte:Il Sud


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Il Sud con il cappello teso, che chiede soldi, è una immagine odiosa e non vera. Se il governo pensa di risolvere la questione meridionale con l’ennesima pioggia di fondi, è fuori strada. Quei soldi, magari, serviranno per placare gli appetiti di una certa classe dirigente o per sedare le ire di alcuni governatori regionali, ma il Mezzogiorno non ha bisogno di questo. Il piano per il rilancio del Meridione del governo Berlusconi, invece, sembra andare proprio in questa direzione.

Le politiche per il Sud sono uno dei cinque punti del nuovo programma del premier, che prevede una spesa milionaria soprattutto per le infrastrutture. E’ vero che la mobilità al Meridione, i collegamenti ed il sistema bancario al Sud sono ad un livello molto inferiore rispetto al resto del Paese, ma è anche vero che i problemi non sono solo questi. Secondo voi il Mezzogiorno non cresce solo perché mancano le infrastrutture? No. Le imprese non decollano solo perché le banche sono matrigne? No. Il problema principale sta nell’ambiente ostile in cui cittadini ed imprenditori, ogni giorno, devono sopravvivere.

Da un lato c’è l’onnipresente criminalità e, dall’altro, una sempre più preoccupante contiguità con il malaffare e uno sconcertante sentimento di rassegnazione in molti meridionali. Il ponte sullo Stretto, ferrovie civili, autostrade meno disastrate, con molta probabilità, miglioreranno la vita di milioni di persone, ma – ripetiamo - il nodo è un altro. Il Sud ha bisogno di una missione porta a porta per snidare cellule criminali, annientare una diffusa mentalità di sottomissione alle logiche camorristiche o mafiose.

In molte realtà del Mezzogiorno vige la legge del più forte, anche nelle piccole cose. Avete mai provato a questionare con un parcheggiatore abusivo? Se non gli date due euro, con molta probabilità vi trovare le gomme dell’auto forate. E’ normale? No. Sfido, però, a trovare qualcuno che chiami la polizia per denunciare il parcheggiatore. Il governo si deve impegnare per dare una mano concreta ai popoli del Sud che vogliono alzare la testa per riaffermare principi elementari di legalità. E’ questa la sfida primaria con la quale – per la verità – nessuno vuole confrontarsi.

E’ più comodo promettere milioni di euro per risollevare il Meridione, ma questa è una elemosina improduttiva. Bisogna andare comune per comune, quartiere per quartiere, scuola per scuola per professare l’Evangelo della legalità. Solo in questo modo il Sud potrà essere al passo con le altre realtà italiane ed europee. Che senso ha costruire il ponte sullo Stretto se “Gigino ‘o cefalo” continua a chiedere il pizzo e a martoriare il povero commerciante che non ha occhi per piangere?


Fonte:Il Sud


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