Abbandonato dagli amministratori locali, il centro campano tra i più inquinati d’Europa sopravvive tra una tragica rassegnazione e una voglia di riscatto che non riesce però a prendere il sopravvento.
Di Vittorio Bonanni
Afragola come l’Aquila? Con le dovute proporzioni si potrebbe rispondere positivamente perché quello che è successo oggi nel piccolo centro campano non è altro che una delle tante tragedie annunciate che scandiscono i mesi, le settimane e a volte i giorni della vita di una fetta importante della popolazione italiana, soprattutto nel sud. La palazzina, il cui crollo ha provocato la morte di tre persone, era stata costruita negli anni ’40 sopra una cavità, era stata poi ristrutturata trent’anni dopo ma mai messa in sicurezza, se questo era possibile, e, in caso contrario, abbattuta. No, niente di tutto questo. Di recente erano stati fatti dei lavori interni sembra senza richiedere alcuna autorizzazione. Il tempo cronologico e quello meteorologico hanno fatto il resto. Il fatto poi che l’inquilina dell’appartamento fosse stata avvisata delle pericolosità dello stesso dal proprietario senza che però questo mettesse in moto una qualche denuncia da parte delle persone interessate la dice lunga sulla rassegnazione di chi ormai non prende neanche in considerazione che possa esistere uno Stato in grado di soccorrere chi ne ha bisogno. Gli amministratori di una città più volte sotto le luce dei riflettori per la presenza massiccia della criminalità organizzata si sono affrettati a dire che presto verranno demoliti gli edifici adiacenti la palazzina crollata ma, come si evince dalle denunce di un attivo circolo locale di Legambiente, molti quartieri sono lasciati in stato di abbandono da questa come dalle passate amministrazioni, molte strade talmente malridotte che ogni qual volta passa un mezzo le palazzine tremano e chi più ne ha più ne metta. E questo in un contesto dove sono altissimi il tasso di disoccupazione e l’evasione scolastica, è altissimo l’inquinamento atmosferico e dei terreni, in quella che una volta veniva chiamata dai romani Campania felix per la grande produttività delle terre. Fra qualche giorno il sipario calerà su questo ennesimo episodio criminale ma, come si sa, al pessimismo della ragione bisogna contrapporre l’ottimismo della volontà. Come fanno quei militanti di Legambiente e tanti altri stufi di vivere nel Paese più illegale d’Europa. E come hanno fatto all’Aquila in massa.
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Abbandonato dagli amministratori locali, il centro campano tra i più inquinati d’Europa sopravvive tra una tragica rassegnazione e una voglia di riscatto che non riesce però a prendere il sopravvento.
Di Vittorio Bonanni
Afragola come l’Aquila? Con le dovute proporzioni si potrebbe rispondere positivamente perché quello che è successo oggi nel piccolo centro campano non è altro che una delle tante tragedie annunciate che scandiscono i mesi, le settimane e a volte i giorni della vita di una fetta importante della popolazione italiana, soprattutto nel sud. La palazzina, il cui crollo ha provocato la morte di tre persone, era stata costruita negli anni ’40 sopra una cavità, era stata poi ristrutturata trent’anni dopo ma mai messa in sicurezza, se questo era possibile, e, in caso contrario, abbattuta. No, niente di tutto questo. Di recente erano stati fatti dei lavori interni sembra senza richiedere alcuna autorizzazione. Il tempo cronologico e quello meteorologico hanno fatto il resto. Il fatto poi che l’inquilina dell’appartamento fosse stata avvisata delle pericolosità dello stesso dal proprietario senza che però questo mettesse in moto una qualche denuncia da parte delle persone interessate la dice lunga sulla rassegnazione di chi ormai non prende neanche in considerazione che possa esistere uno Stato in grado di soccorrere chi ne ha bisogno. Gli amministratori di una città più volte sotto le luce dei riflettori per la presenza massiccia della criminalità organizzata si sono affrettati a dire che presto verranno demoliti gli edifici adiacenti la palazzina crollata ma, come si evince dalle denunce di un attivo circolo locale di Legambiente, molti quartieri sono lasciati in stato di abbandono da questa come dalle passate amministrazioni, molte strade talmente malridotte che ogni qual volta passa un mezzo le palazzine tremano e chi più ne ha più ne metta. E questo in un contesto dove sono altissimi il tasso di disoccupazione e l’evasione scolastica, è altissimo l’inquinamento atmosferico e dei terreni, in quella che una volta veniva chiamata dai romani Campania felix per la grande produttività delle terre. Fra qualche giorno il sipario calerà su questo ennesimo episodio criminale ma, come si sa, al pessimismo della ragione bisogna contrapporre l’ottimismo della volontà. Come fanno quei militanti di Legambiente e tanti altri stufi di vivere nel Paese più illegale d’Europa. E come hanno fatto all’Aquila in massa.
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