Di Claudia Fusani
Penso che ormai l’abbiano capito anche i bambini: c'è un organizzato e collaudato network informativo che opera per neutralizzare e colpire gli avversari pericolosi e favorire chi deve essere rilanciato. Questa centrale si avvale anche di apparati dei servizi segreti. Non hanno altra spiegazione le perle dell'ultimo periodo, dal caso Boffo alle case a Montecarlo di proprietà di An e finite al cognato di Fini, passando dal caso Marrazzo. Prima ancora possiamo ricordare il caso Sircana (Silvio, portavoce del governo Prodi, ndr) e se so ancora leggere gli avvertimenti, posso prevedere qualcosa anche per Tremonti. Comunque, nei confronti di chiunque possa dar fastidio al conducente».
Gioacchino Genchi, poliziotto in aspettativa, consulente di numerose procure messo all’indice quando il suo lavoro, un archivio con migliaia di informazioni, ha cominciato a creare preoccupazioni, è osservatore attento di cosa si sta muovendo dietro i casi che segnano la scena politica. «L'origine di questi dossier - spiega Genchi - si basa sempre su fatti con un fondamento di verità, debolezze in cui possono cadere tutti. L'aspetto patologico sta nella montatura che ad arte viene fatta di circostanze vere, infarcite di autentiche falsità che vengono amplificate a dismisura». La cabina di regia è «unica»: «Se guardiamo bene i palinsesti di certi reti televisive e le scalette di alcuni telegiornali, così come l'organizzazione di titoli e articoli di alcuni giornali, riusciamo a cogliere in controluce la strategia di chi ha deciso le notizie di prima pagina». L’ultimo «caso» sospetto, l’appartamento a Montecarlo, conferma questo modello-sistema. Genchi esclude che Fini abbia avallato dei «raggiri», da censurare semmai «un comportamento troppo disinvolto» con la famiglia Tulliani. «Prevedo però - aggiunge Genchi - altri sviluppi visto che il tesoro di An è cospicuo e in più di una indagine alla quale ho collaborato abbiamo trovato precisi riferimenti. Gli attacchi a Fini arrivano dall’interno del suo partito. Chi li ha fatti però ha trascurato che quella della casa di Montecarlo potrebbe non essere la sola operazione sospetta. Nel Pdl ci sono ex di An che conoscono bene queste cose. Insomma, più che dalla casa di Monaco, ne vedremo delle belle quando saranno noti i soci delle società off shore che hanno acquistato l’immobile».
In questa guerra di dossier l’informazione può giocare un ruolo decisivo. E’ evidente a tutti, ad esempio, come Dagospia e Roberto D’Agostino riescano spesso a giocare d’anticipo su certe informazioni. Dagospia sapeva già tutto, da mesi, del clan Tulliani e oggi è in grado di annunciare «novità» dalle rogatorie sul caso Montecarlo. Anche l’home page del Mac di Genchi si apre fissa su Dagospia. «E questo - dice l’ex consulente - dice già molto. D'agostino è un lago con diversi affluenti. Oltre al numero ed alla qualità delle fonti, Dagospia riesce a giocare molto sui tempi di diffusione e di indirizzo delle notizie. Non fa più solo gossip ma rappresenta quasi un TomTom per indirizzare i più autorevoli commentatori politici, e non solo quelli. Detto questo, certe anticipazioni, così come certi messaggi di Feltri, è come se dicessero: “Sappiamo già tutto”. Al momento utile, poi, sparano».
Cos'altro uscirà nelle prossime settimane? «Nella guerra dei dossier andranno a raschiare il fondo dei barili. Magari torneranno fuori i trans e il misterioso “Chiappe d’oro” che ha fatto tremare il Parlamento ai tempi di Marrazzo ma di cui credo alla gente freghi assai poco. Non credo che “Chiappe d’oro” sia andato in Fli. Anche per questo Fini ha poco da temere. Piuttosto stia attento nel procedere agli arruolamenti».
Gioacchino Genchi, poliziotto in aspettativa, consulente di numerose procure messo all’indice quando il suo lavoro, un archivio con migliaia di informazioni, ha cominciato a creare preoccupazioni, è osservatore attento di cosa si sta muovendo dietro i casi che segnano la scena politica. «L'origine di questi dossier - spiega Genchi - si basa sempre su fatti con un fondamento di verità, debolezze in cui possono cadere tutti. L'aspetto patologico sta nella montatura che ad arte viene fatta di circostanze vere, infarcite di autentiche falsità che vengono amplificate a dismisura». La cabina di regia è «unica»: «Se guardiamo bene i palinsesti di certi reti televisive e le scalette di alcuni telegiornali, così come l'organizzazione di titoli e articoli di alcuni giornali, riusciamo a cogliere in controluce la strategia di chi ha deciso le notizie di prima pagina». L’ultimo «caso» sospetto, l’appartamento a Montecarlo, conferma questo modello-sistema. Genchi esclude che Fini abbia avallato dei «raggiri», da censurare semmai «un comportamento troppo disinvolto» con la famiglia Tulliani. «Prevedo però - aggiunge Genchi - altri sviluppi visto che il tesoro di An è cospicuo e in più di una indagine alla quale ho collaborato abbiamo trovato precisi riferimenti. Gli attacchi a Fini arrivano dall’interno del suo partito. Chi li ha fatti però ha trascurato che quella della casa di Montecarlo potrebbe non essere la sola operazione sospetta. Nel Pdl ci sono ex di An che conoscono bene queste cose. Insomma, più che dalla casa di Monaco, ne vedremo delle belle quando saranno noti i soci delle società off shore che hanno acquistato l’immobile».
In questa guerra di dossier l’informazione può giocare un ruolo decisivo. E’ evidente a tutti, ad esempio, come Dagospia e Roberto D’Agostino riescano spesso a giocare d’anticipo su certe informazioni. Dagospia sapeva già tutto, da mesi, del clan Tulliani e oggi è in grado di annunciare «novità» dalle rogatorie sul caso Montecarlo. Anche l’home page del Mac di Genchi si apre fissa su Dagospia. «E questo - dice l’ex consulente - dice già molto. D'agostino è un lago con diversi affluenti. Oltre al numero ed alla qualità delle fonti, Dagospia riesce a giocare molto sui tempi di diffusione e di indirizzo delle notizie. Non fa più solo gossip ma rappresenta quasi un TomTom per indirizzare i più autorevoli commentatori politici, e non solo quelli. Detto questo, certe anticipazioni, così come certi messaggi di Feltri, è come se dicessero: “Sappiamo già tutto”. Al momento utile, poi, sparano».
Cos'altro uscirà nelle prossime settimane? «Nella guerra dei dossier andranno a raschiare il fondo dei barili. Magari torneranno fuori i trans e il misterioso “Chiappe d’oro” che ha fatto tremare il Parlamento ai tempi di Marrazzo ma di cui credo alla gente freghi assai poco. Non credo che “Chiappe d’oro” sia andato in Fli. Anche per questo Fini ha poco da temere. Piuttosto stia attento nel procedere agli arruolamenti».
Fonte:L'Unità
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