Di Alice Loreti
Domani Bologna ricorda il giorno più nero della sua storia recente. Erano le 10.25 del 2 agosto 1980 quando una bomba squarciò la sala di attesa della stazione, causando la morte di 85 persone. Ma nel giorno del trentennale della strage, nessun ministro sarà presente alla commemorazione.
Sarà il prefetto di Bologna, Angelo Tranfaglia a rappresentare il governo. Per la prima volta e per di più nel giorno di un anniversario così importante, dunque, nessun rappresentante dell’esecutivo parteciperà alla cerimonia in veste ufficiale. Una decisione sconcertante, che nulla ha a che fare con gli abituali fischi al ministro di turno, anche se La Russa provoca dicendo: “Cos'è successo gli altri anni? I ministri li avete fischiati. E allora avete già la risposta al perché non viene nessuno questa volta”.
Ma la scusa non regge, quest’anno, infatti, il presidente dell’Associazione familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, aveva chiesto che nessun esponente del Governo parlasse dal palco (la cerimonia si svolgerà domani mattina come al solito in piazzale Medaglie d’Oro, davanti alla stazione). Un modo per evitare che nel giorno del ricordo si parli solo di contestazioni.
Un invito accolto dal commissario di Bologna, Anna Maria Cancellieri, che ha suddiviso la celebrazione in due momenti: gli interventi pubblici in Comune di prima mattina, poi il corteo verso la stazione con l’intervento di Bolognesi e di due ragazze nate nell’80. Evidentemente il Governo ha deciso di interpretare la nuova cerimonia a modo suo, dando forfait. Da Roma, però, non è arrivata nessuna comunicazione all’Associazione familiari.
La Prefettura felsinea è stata avvisata e tanto basta ai vertici del Pdl. «Anche da Borsellino non c’era nessuno - commenta Bolognesi - non vorrei che fosse una nuova strategia governativa quella di evitare i momenti delicati. Mi auguro che ci ripensino». Ma il ripensamento non c’è stato, almeno fino a ieri sera. «Non so capacitarmi, sono sconcertato - dice ancora Bolognesi - questo è un governo in fuga: invece di darci le risposte attese ha fatto prima, non viene per niente. Spero che il nostro sconcerto sia quello di tutta Italia».
La vigilia dell’anniversario mostra ancora le ferite per una verità mai emersa. Una verità che non può più essere negata dietro agli «umilianti silenzi del segreto di Stato». Lo afferma il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, in una lettera inviata allo stesso Bolognesi. «Vogliamo garantire il nostro impegno - assicura Bersani - affinché possa emergere tutta la verità, perché adesso ne abbiamo solo degli spezzoni. Le sentenze ci sono, ma cosa ci sia stato alle spalle di questa strage e delle altre che hanno colpito il nostro Paese è ancora un punto da indagare e non risolto».
Il segretario ricorda che nel 2007 il Parlamento ha approvato una legge su segreto di Stato, non ancora applicata, che rischia di prolungarne la durata. «Noi siamo contrari - scrive Bersani a Bolognesi - e voglio assicurarti il nostro sostegno nel chiedere che il termine dei 30 anni di segretezza venga rispettato e che tutti i documenti vengano resi pubblici, a partire dal prossimo anno». A garantire l’appoggio ai familiari delle vittime anche il senatore democratico Walter Vitali, ex sindaco di Bologna: «L’assenza del Governo domani è estremamente grave, un duro colpo ai familiari e alla città».
Non si scompone invece Enzo Raisi, deputato finiano e coordinatore provinciale del Pdl a Bologna. «Qualcuno può pensare a una mancanza di rispetto da parte del Governo - spiega - ma credo sia più una decisione presa nello spirito di evitare polemiche. Tutti hanno capito che il 2 agosto è un appuntamento non tanto per ricordare, ma che serve a minoranze di poco conto per esprimersi con fischi e trombette. Evitarlo è cosa buona e giusta». Prende le distanze dalla linea del suo partito il deputato Giancarlo Mazzucca,candidato sindaco in pectore per le prossime amministrative bolognesi: «Non so le motivazioni del governo - spiega - ma sinceramente mi dispiace».
Fonte:L'Unità del 1/08/2010
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