skip to main |
skip to sidebar
I terremotati aquilani manganellati per un mistero tutto italiano: Palazzo Chigi red zone.
All'arrivo dei terremotati aquilani in Piazza Venezia, giunti stamane in cinquemila a Roma per protestare contro i ritardi nella ricostruzione, la polizia sbarra tutte le vie per impedire di muoversi in corteo.
Il sindaco e la e la deputazione aquilana contattano Palazzo Chigi per chiedergli di poter manifestare pacificamente sotto il parlamento.
Ma da ormai diversi anni hanno deciso le alte sfere del Ministero degli Interni, che in Italia è vietato tassativamente manifestare fuori Palazzo Chigi..... la sede del governo!!!!!
In tutto il mondo i raduni di protesta si svolgono fuori la Casa Bianca negli Usa, Dowing Street in Inghilterra, da noi questo è impossibile.
Ma non basta solo questo.
Non si può nemmeno passare davanti Palazzo Chigi per andare a manifestare da qualche altra parte, ad esempio il parlamento, che è in pratica il palazzo adiaciente la sede del governo.
E così non solo l'espressione del dissenso è confinata in un angolo ristretto della piazza a qualche centinaia di metri dalla camera dei deputati, ma il problema è che questa piazza è raggiungibile solo passando davanti palazzo Chigi o in alternativa girovagando per vicoli e vicoletti del centro storico di Roma.
A questo si aggiunga che l'estrema esiguità degli spazi rende impossibile lo svolgimento di più manifestazione e così, in questi periodi caldi come quello dell'approvazione della finanziaria da 24 miliardi, c'è letteralmente la fila. Oggi c'erano i disabili nella piazza e i terremotati dovevano sopraggiungere dopo!
Le cariche sono partite perchè i manifestanti si sono semplicemente rifiutati di "disperdersi", come è naturale che avvenga una volta incamminatisi all'interno di un dedalo di vicoli tortuosi, per raggiungere il luogo concordato con la polizia (dinanzi al parlamento").
Le teste rotte ai terremotati oggi, così come questo restringimento anche materialmente "fisico" dei corpi e delle voci della protesta, dimostrano non solo la debolezza del potere, la paura che una comparsa imprevista di un "attore di sfondo" (come i terremotati aquilani) possa prender parola nello scenario pubblico e demolire in pochi istanti i castelli di retorica e falsità costruiti in mesi e mesi di duro lavoro di immagine del premier Berlusconi , ma quelle teste rotte sono anche il sintomo della debolezza della democrazia nel nostro paese.
Leggi tutto »
All'arrivo dei terremotati aquilani in Piazza Venezia, giunti stamane in cinquemila a Roma per protestare contro i ritardi nella ricostruzione, la polizia sbarra tutte le vie per impedire di muoversi in corteo.
Il sindaco e la e la deputazione aquilana contattano Palazzo Chigi per chiedergli di poter manifestare pacificamente sotto il parlamento.
Ma da ormai diversi anni hanno deciso le alte sfere del Ministero degli Interni, che in Italia è vietato tassativamente manifestare fuori Palazzo Chigi..... la sede del governo!!!!!
In tutto il mondo i raduni di protesta si svolgono fuori la Casa Bianca negli Usa, Dowing Street in Inghilterra, da noi questo è impossibile.
Ma non basta solo questo.
Non si può nemmeno passare davanti Palazzo Chigi per andare a manifestare da qualche altra parte, ad esempio il parlamento, che è in pratica il palazzo adiaciente la sede del governo.
E così non solo l'espressione del dissenso è confinata in un angolo ristretto della piazza a qualche centinaia di metri dalla camera dei deputati, ma il problema è che questa piazza è raggiungibile solo passando davanti palazzo Chigi o in alternativa girovagando per vicoli e vicoletti del centro storico di Roma.
A questo si aggiunga che l'estrema esiguità degli spazi rende impossibile lo svolgimento di più manifestazione e così, in questi periodi caldi come quello dell'approvazione della finanziaria da 24 miliardi, c'è letteralmente la fila. Oggi c'erano i disabili nella piazza e i terremotati dovevano sopraggiungere dopo!
Le cariche sono partite perchè i manifestanti si sono semplicemente rifiutati di "disperdersi", come è naturale che avvenga una volta incamminatisi all'interno di un dedalo di vicoli tortuosi, per raggiungere il luogo concordato con la polizia (dinanzi al parlamento").
Le teste rotte ai terremotati oggi, così come questo restringimento anche materialmente "fisico" dei corpi e delle voci della protesta, dimostrano non solo la debolezza del potere, la paura che una comparsa imprevista di un "attore di sfondo" (come i terremotati aquilani) possa prender parola nello scenario pubblico e demolire in pochi istanti i castelli di retorica e falsità costruiti in mesi e mesi di duro lavoro di immagine del premier Berlusconi , ma quelle teste rotte sono anche il sintomo della debolezza della democrazia nel nostro paese.
[
Privacy]
Nessun commento:
Posta un commento