giovedì 24 giugno 2010

ll business del cemento sta cancellando il Bel Paese



Di Marco Ferrante


Finire per forza come il “ragazzo della via Gluck”.

L’Italia un tempo aveva i suoi colori. L’azzurro del cielo, dei laghi e delle acque che accarezzano i suoi 7.500 Km di coste; il giallo dei campi di grano da cui si ricava la pasta; il verde di boschi e parchi. Da qualche tempo a questa parte, l’invecchiamento della popolazione, la moda delle seconde case, l’abusivismo edilizio, la smania di guadagno dei costruttori italiani ma anche il piano casa 2009 e i diversi condoni edilizi susseguitisi con regolarità negli ultimi 15 anni, hanno ormai tinto di grigio il caro Bel Paese. Il business edilizio pare inarrestabile.

BUSINESS EDILIZIO, PIANO CASA E CONDONO EDILIZIO
Sancito da una legge del marzo 2009, è sicuramente poco amico dell’ambiente: ilPiano Casa nasce proprio con l’intento di incentivare l’ampliamento, la ristrutturazione, la ricostruzione delle abitazioni esistenti. Il Piano Casa prevede la possibilità di ampliare fino a 300 metri cubi (equivalenti a 100 metri quadrati) ogni “unità abitativa”, di costruire fabbricati più alti di 4 metri. Consente inoltre cambi di destinazione d’uso e soprattutto permette, di ricostruire abitazioni più grandi del 35% nel caso ci sia abbattimento. E tutto questo senza che servano permessi comunali. Oltre a favorire la cementificazione, il Piano Casa è ossigeno per il business edilizio, il settore che più di ogni altro contribuisce alle emissioni di CO2 in atmosfera. Ora dopo ora pare invece allontanarsi l’ipotesi del condono edilizio da 6 miliardi, inizialmente previsto dalla manovra in fase di discussione dal Governo. L’ultimo condono risale al 2003. Se dovesse invece essere inserito nella manovra ci sarebbe poco da sperare che la speculazione edilizia in Italia possa arrendersi alla legalità giuridica e alla tutela dell’ambiente.

IPERSVILUPPO EDIZILIO, IPERSPECULAZIONE
Provate ad immaginarvi 3.5 milioni di ettari scomparsi. Faticate a immaginarveli? La dimensione è quella di una regione come Lazio e Abruzzo, che equivale a quanto è stato inghiottito dalla furia cementificatrice in Italia tra il 1990 e il 2005. Il business edilizio, numeri alla mano, fa paura. Ma inquieta ancora di più se si considera che nemmeno troppo raramente quei 244.000 ettari strappati ogni anno al verde si trovano in aree a rischio idrogeologico: per l’esattezza, secondo parametri ufficiali, in Italia sono più di 1.100 quelli ad altissimo rischio idrogeologico, 2.500 ad alto rischio. Il numero di comuni italiani, circa 8.000, da l’idea delle proporzioni. Il business edilizio ha però un nemico, e si chiama edilizia popolare. In effetti, le case popolari hanno per definizione i prezzi delle case sono all’altezza del loro nome, e rendono molto meno di altri generi di alloggi. Non è un caso che in Italia gli alloggi popolari costituiscano solo il 4% del totale, mentre arriviamo al 18% e nel Regno Unito al 21% (quasi una casa su quattro!).

Fonte: Il Faro Magazine

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Di Marco Ferrante


Finire per forza come il “ragazzo della via Gluck”.

L’Italia un tempo aveva i suoi colori. L’azzurro del cielo, dei laghi e delle acque che accarezzano i suoi 7.500 Km di coste; il giallo dei campi di grano da cui si ricava la pasta; il verde di boschi e parchi. Da qualche tempo a questa parte, l’invecchiamento della popolazione, la moda delle seconde case, l’abusivismo edilizio, la smania di guadagno dei costruttori italiani ma anche il piano casa 2009 e i diversi condoni edilizi susseguitisi con regolarità negli ultimi 15 anni, hanno ormai tinto di grigio il caro Bel Paese. Il business edilizio pare inarrestabile.

BUSINESS EDILIZIO, PIANO CASA E CONDONO EDILIZIO
Sancito da una legge del marzo 2009, è sicuramente poco amico dell’ambiente: ilPiano Casa nasce proprio con l’intento di incentivare l’ampliamento, la ristrutturazione, la ricostruzione delle abitazioni esistenti. Il Piano Casa prevede la possibilità di ampliare fino a 300 metri cubi (equivalenti a 100 metri quadrati) ogni “unità abitativa”, di costruire fabbricati più alti di 4 metri. Consente inoltre cambi di destinazione d’uso e soprattutto permette, di ricostruire abitazioni più grandi del 35% nel caso ci sia abbattimento. E tutto questo senza che servano permessi comunali. Oltre a favorire la cementificazione, il Piano Casa è ossigeno per il business edilizio, il settore che più di ogni altro contribuisce alle emissioni di CO2 in atmosfera. Ora dopo ora pare invece allontanarsi l’ipotesi del condono edilizio da 6 miliardi, inizialmente previsto dalla manovra in fase di discussione dal Governo. L’ultimo condono risale al 2003. Se dovesse invece essere inserito nella manovra ci sarebbe poco da sperare che la speculazione edilizia in Italia possa arrendersi alla legalità giuridica e alla tutela dell’ambiente.

IPERSVILUPPO EDIZILIO, IPERSPECULAZIONE
Provate ad immaginarvi 3.5 milioni di ettari scomparsi. Faticate a immaginarveli? La dimensione è quella di una regione come Lazio e Abruzzo, che equivale a quanto è stato inghiottito dalla furia cementificatrice in Italia tra il 1990 e il 2005. Il business edilizio, numeri alla mano, fa paura. Ma inquieta ancora di più se si considera che nemmeno troppo raramente quei 244.000 ettari strappati ogni anno al verde si trovano in aree a rischio idrogeologico: per l’esattezza, secondo parametri ufficiali, in Italia sono più di 1.100 quelli ad altissimo rischio idrogeologico, 2.500 ad alto rischio. Il numero di comuni italiani, circa 8.000, da l’idea delle proporzioni. Il business edilizio ha però un nemico, e si chiama edilizia popolare. In effetti, le case popolari hanno per definizione i prezzi delle case sono all’altezza del loro nome, e rendono molto meno di altri generi di alloggi. Non è un caso che in Italia gli alloggi popolari costituiscano solo il 4% del totale, mentre arriviamo al 18% e nel Regno Unito al 21% (quasi una casa su quattro!).

Fonte: Il Faro Magazine

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