di Eugenio Mazzarella da il Corriere del Mezzogiorno -
Caro direttore, nell’editoriale di sabato scorso sul Corriere della Sera Angelo Panebianco ha sviluppato considerazioni importanti sull’attuazione del federalismo fiscale, partendo dall’assunto che la sua finalità dichiarata — contenere e razionalizzare la spesa pubblica, ridurre il ruolo dell’intermediazione statale, eliminare gli sprechi — è cosa necessaria, ma che rischia di restare scritta nel libro dei sogni, se anche la Lega, non ha intenzione di rinunciare a nessuno degli strumenti locali di intermediazione politica, leggi le Province.
La reboante minaccia di guerra civile di Bossi se gli toccano la Provincia di Bergamo è sintomatica, e racconta di una pericolosa simmetria, nell’attaccamento alle ragioni dell’intermediazione politica in eccesso sul territorio, con il notabilato politico meridionale, certo ben più scadente nelle performance amministrative. La spesa di questa intermediazione politica territoriale è evidentemente superflua dappertutto, e serve sostanzialmente per il sostentamento del «clero» politico al Nord come al Sud, portando al doppio i costi della politica in Italia rispetto alle medie europee. Certo, la maggiore efficienza dell’eccesso di intermediazione politica territoriale al Nord rende meno inviso sui territori il sovracosto politico che comunque rappresenta, soprattutto se comparato all’inefficienza amministrativa media meridionale. Ma in punta di diritto, di etica dell’amministrazione e di buona politica, in una fase economica così difficile i costi politici inutili andrebbero tagliati dappertutto. Le cose nell’analisi di Panebianco sono aggravate dal fatto che l’intermediazione politica al Sud è un importante bacino elettorale del centrodestra, cioè della maggioranza di governo che tiene la Lega al centro della politica italiana.
Morale della favola: l’abbattimento strutturale dei costi della politica, che solo renderebbe sostenibile ed efficiente il federalismo fiscale, non si può fare perché i «virtuosi» leghisti non lo vogliono al Nord e al Sud si rischia di far venire meno il network di maggioranza che pone la Lega al centro degli equilibri di governo. Un bel busillis, che ha davanti a sé tre possibilità, che Panebianco elenca. O il federalismo non si fa perché a causa della crisi non ne sono sopportabili i costi di avvio, in assenza di tagli sostanziali alla politica che nessuno vuole. Oppure si fa un falso federalismo, della serie tutto cambi perché niente cambi, e dove nessuno perde niente per adesso, ma che in realtà continua a scaricare la bolletta dei costi sulle generazioni future (la soluzione peggiore), o peggio ancora — aggiungiamo noi — un federalismo da abbandono, in sostanza lasciar marcire ed aggravare il divario Nord-Sud. Terza possibilità: si fa davvero il federalismo fiscale e per finanziarlo si tagliano i sovracosti della politica, ma così rischiano di saltare gli stessi equilibri politici che danno la maggioranza in sede nazionale alla richiesta federalista della Lega. A questo punto Panebianco avanza una quarta possibilità: si ricorre a soluzioni istituzionali diverse a seconda dei territori: federalismo al Nord, controllo centralizzato sulla spesa al Sud; per Panebianco la ricetta migliore, se non fosse politicamente impraticabile.
Una impraticabilità simile avevamo proposto qualche settimana addietro sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, sostenendo provocatoriamente persino l’ipotesi di una sola macroregione meridionale, con Province azzerate, e spesa centralizzata, che avrebbe potuto darci un vantaggio competitivo sulle regioni del Paese che avessero tenuto attivi (a spese loro!) i sovracosti politici locali a cominciare dalle Province, reinvestendo al Sud in sviluppo, sicurezza e legalità, tutti i risparmi di spesa ivi realizzati in sede di intermediazione politica in eccesso. Insomma, se la Provincia di Bergamo la vogliono se la paghino i bergamaschi con un’addizionale specifica, magari gli passa la voglia! Vuoi vedere che il politicamente impraticabile, se minacciato, apre la strada a un federalismo seriamente attuato, senza costi aggiuntivi della politica al Nord come al Sud?
Fonte:
http://www.napolionline.org/new/le-province-restano-paghi-la-lega-con-tasse-al-nord.
di Eugenio Mazzarella da il Corriere del Mezzogiorno -
Caro direttore, nell’editoriale di sabato scorso sul Corriere della Sera Angelo Panebianco ha sviluppato considerazioni importanti sull’attuazione del federalismo fiscale, partendo dall’assunto che la sua finalità dichiarata — contenere e razionalizzare la spesa pubblica, ridurre il ruolo dell’intermediazione statale, eliminare gli sprechi — è cosa necessaria, ma che rischia di restare scritta nel libro dei sogni, se anche la Lega, non ha intenzione di rinunciare a nessuno degli strumenti locali di intermediazione politica, leggi le Province.
La reboante minaccia di guerra civile di Bossi se gli toccano la Provincia di Bergamo è sintomatica, e racconta di una pericolosa simmetria, nell’attaccamento alle ragioni dell’intermediazione politica in eccesso sul territorio, con il notabilato politico meridionale, certo ben più scadente nelle performance amministrative. La spesa di questa intermediazione politica territoriale è evidentemente superflua dappertutto, e serve sostanzialmente per il sostentamento del «clero» politico al Nord come al Sud, portando al doppio i costi della politica in Italia rispetto alle medie europee. Certo, la maggiore efficienza dell’eccesso di intermediazione politica territoriale al Nord rende meno inviso sui territori il sovracosto politico che comunque rappresenta, soprattutto se comparato all’inefficienza amministrativa media meridionale. Ma in punta di diritto, di etica dell’amministrazione e di buona politica, in una fase economica così difficile i costi politici inutili andrebbero tagliati dappertutto. Le cose nell’analisi di Panebianco sono aggravate dal fatto che l’intermediazione politica al Sud è un importante bacino elettorale del centrodestra, cioè della maggioranza di governo che tiene la Lega al centro della politica italiana.
Morale della favola: l’abbattimento strutturale dei costi della politica, che solo renderebbe sostenibile ed efficiente il federalismo fiscale, non si può fare perché i «virtuosi» leghisti non lo vogliono al Nord e al Sud si rischia di far venire meno il network di maggioranza che pone la Lega al centro degli equilibri di governo. Un bel busillis, che ha davanti a sé tre possibilità, che Panebianco elenca. O il federalismo non si fa perché a causa della crisi non ne sono sopportabili i costi di avvio, in assenza di tagli sostanziali alla politica che nessuno vuole. Oppure si fa un falso federalismo, della serie tutto cambi perché niente cambi, e dove nessuno perde niente per adesso, ma che in realtà continua a scaricare la bolletta dei costi sulle generazioni future (la soluzione peggiore), o peggio ancora — aggiungiamo noi — un federalismo da abbandono, in sostanza lasciar marcire ed aggravare il divario Nord-Sud. Terza possibilità: si fa davvero il federalismo fiscale e per finanziarlo si tagliano i sovracosti della politica, ma così rischiano di saltare gli stessi equilibri politici che danno la maggioranza in sede nazionale alla richiesta federalista della Lega. A questo punto Panebianco avanza una quarta possibilità: si ricorre a soluzioni istituzionali diverse a seconda dei territori: federalismo al Nord, controllo centralizzato sulla spesa al Sud; per Panebianco la ricetta migliore, se non fosse politicamente impraticabile.
Una impraticabilità simile avevamo proposto qualche settimana addietro sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, sostenendo provocatoriamente persino l’ipotesi di una sola macroregione meridionale, con Province azzerate, e spesa centralizzata, che avrebbe potuto darci un vantaggio competitivo sulle regioni del Paese che avessero tenuto attivi (a spese loro!) i sovracosti politici locali a cominciare dalle Province, reinvestendo al Sud in sviluppo, sicurezza e legalità, tutti i risparmi di spesa ivi realizzati in sede di intermediazione politica in eccesso. Insomma, se la Provincia di Bergamo la vogliono se la paghino i bergamaschi con un’addizionale specifica, magari gli passa la voglia! Vuoi vedere che il politicamente impraticabile, se minacciato, apre la strada a un federalismo seriamente attuato, senza costi aggiuntivi della politica al Nord come al Sud?
Fonte:
http://www.napolionline.org/new/le-province-restano-paghi-la-lega-con-tasse-al-nord.
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