mercoledì 9 giugno 2010

Incolpevole SUD, Ingrato NORD, il mondo ringrazia gli italiani. L’Italia ringrazia gli immigrati.

Di Mimmo Scarmozzino

“..sono 3000, sono arrivati, sono tutti sulla banchina, stanchi, affamati, con in mano il “libretto rosso” (che li bolla come analfabeti) o il “foglio giallo” che dà qualche maggiore speranza; ma per tutti c’è ora la quarantena, un attesa lunga, snervante; e per alcuni -che prima di partire hanno venduto case e podere, o si sono indebitati per fare il viaggio- non è solo stressante ma è un’attesa angosciante”.
(da un cronista dell’epoca – 1920).

L’emigrazione italiana, uno sconcertante fenomeno che inizia dal 1820 Veneto e piemonte le regioni italiane maggiormente colpite, direzione: estero.
Veneti:si passa dai 1.198/100.000 abitanti del 1820 ai 3.385/100.000 abitanti del 1925.
In anni più recenti il lavoro i veneti lo trovavano nelle risaie del Nord-Ovest, o le miniere del Belgio.
il Belgio nei primi anni ‘50, firmò insieme al governo italiano una umiliante e disumana legge che impegnava il paese basso a dare 24 quintali di carbone fossile all’anno per ogni italiano che si recava a estrarlo nelle sue miniere, lavori che i belgi non volevano fare più, troppo duri, meglio i veneti.Il governo in seguito si accordò e sottoscrisse l’impegno per favorire l’invio in Belgio di 50.000 italiani (ben 23.000 furono vicentini).una pagina dolorosa, uno scambio uomini-carbone, schiavitù di stato, se vogliamo.

Un veneto, povero, la cui unica speranza era la nave e i bollini americani, o in alternativa le miniere, per chi rimaneva, fame, tasse, povertà..rabbia.

“Porca Italia – i bastemia – andemo via!” scriveva in un passo di una sua poesia , Berto Barbarani.

Altrettanto dopo qualche decina di anni non solo verso l’estero ma verso il Biellese, nel Vercellese e nella Lomellina, quando a metà anni ‘50, nella risicoltura quando i “locali”preferivano le fabbriche, lasciando il lavoro nei campi ai veneti, ‘nduma a travajè a Biella”.La paga, un terzo del salario di un operaio a Biella e un un sacchetto di 10 kg di riso a fine stagione, un grande serbatoio di manodopera femminile del Veneto. I “negrieri” formarono interi convogli di belle e prosperose ragazze di Rovigo, Vicenza, Padova. Alloggiate come bestie in grandi capannoni con un materasso di lola di riso,un boccone rapido a mezzogiorno e minestrone di riso alla sera, peggio degli extra comunitari di rosarno o campani.
All’epoca per i veneti oltre 9 ore di lavoro, schiena piegata con l’acqua fino al ginocchio.

Mogli e figlie in risaia, mariti in Belgio, a Marcinelle o a Charleroi molti minatori, a centinaia e centinaia, morti sepolti per sempre dentro quelle fatiscenti e maledette miniere che ogni tanto crollavano. Solo l’ 8 agosto ‘56 dove ne morirono 256.

Un ragazzo su tre non ha mai sentito parlare del fenomeno “emigrazione” esterna e interna che nell’ultimo secolo ha sconvolto l’Italia:
-30 milioni di Italiani hanno lasciato la penisola
-5 milioni sradicati dagli ambienti d’origine verso il nord Italia negli anni del secondo dopoguerra.

2/3 dei giovani non sanno nulla o quasi di emigrazione, neanche la SCUOLA approfondisce, meglio non far sapere la Storia negativa dell’Italia, “i giovani hanno bisogno di esempi positivi e che il resto non conta”.

“chi controlla il passato controlla il futuro”, potremmo dire, allora:OSCURIAMOLO, meglio l’ignoranza.

Un secolo di storia cancellato, i nostri giovani vedono l’emigrazione come una fastidiosa “storia” di curdi e di albanesi, marocchini e senegalesi.
Dei loro nonni che emigravano non sanno nulla.
Incolpevole SUD, Ingrato NORD, il mondo ringrazia gli italiani. L’Italia ringrazia gli immigrati.

L’emigrazione iniziata nel 1820, subito dopo le guerre napoleoniche. Nel 1830 in America si contavano 439 italiani l’esodoe continuò lento fino alla costituzione del Regno d’Italia, quando per le prime repressioni nel Sud (molti “briganti” fuggirono in Egitto facendo decollare il Paese),le sterili (e punitive) politiche d’intervento adottate dallo statuto “Piemontese” (come in Veneto, abbandonato a se stesso) il movimento migratorio dal 1880 fu di circa 100.000 unità l’anno (principalmente proprio dal Nord-Est – l’80%), andò crescendo in proporzioni impressionanti sul resto d’Italia, nel 1913 in 12 mesi emigrarono 872.598 individui. (Tra il 1906-1910 furono complessivamente 3.256.000, e nel periodo 1911-1915 ne partirono altri 2.743.000).
I piemontesi insediatisi al potere si resero protagonisti di: ruberie , assassinii (pulizia etnica), fucilazioni, debiti nei Comuni, nelle Province. Distrussero in poco tempo l’economia del Meridione. Fecero sparire tutto: i macchinari delle fabbriche, i beni religiosi, i beni demaniali, libri antichi e persino le rotaie dei binari ferroviari.
Uomini e donne perseguitati abbandonavano città e paesi, accrescendo la ricchezza di popoli stranieri, costruendo dighe, porti, gallerie, grattacieli, palazzi, musei, ferrovie, o trasformando i deserti in terreni fertili.

Dopo la I guerra nel 1920 emigrarono 614.611 italiani, e dal 1921 al 1930 il totale fu di 2.577.000.Una intera regione.

Nel 1927 gli Italiani all’estero erano già 9.163.367, America; Europa; 188.702; Africa; Australia; Argentina; Brasile; Asia.Una ricchezza per questi paesi,

un impoverimento per l’Italia.

L’emigrazione riprende Dopo la seconda guerra mondiale. Dal 1946 fino al 1971, ripresa a pieno ritmo in 25 anni 5.737.000.

Si calcola che nel corso del secolo il totale dei partiti furono circa 29.000.000, e solo 10.275.000 fecero ritorno in patria.
Non dimentichiamo l’enorme vantaggio ricavati dai paesi ospitanti e il rapido invecchiamento della popolazione Italiana, come nessun paese al mondo.

Dopo la II guerra l’industrializzazione di una sola zona del Paese (il triangolo Nord-Ovest) provocarono migrazioni interne, sconvolgendo le regioni italiane. In negativo da dove partivano, ma neppure positivo dove arrivavano(urbanizzazione selvaggia e il non decentramento delle industrie).
Passato il “miracolo economico” nel Nord, i 5 milioni meridionali lasciando i loro paesi si sottraggono dalle risorse umane dei territori non solo di manovalanza ma anche professionali.

IL SUD CONQUISTATO SALVO’ IL NORD DALLA BANCAROTTA.
Il Piemonte, che era anche lo Stato più indebitato d’Europa, si salvò dalla bancarotta unificando il “suo” debito pubblico con gli abitanti dei territori conquistati. Furono svenduti, a una casta di privilegiati tutti i beni privati dei Borboni, gli stabilimenti pubblici civili e militari delle Due Sicilie. Tutte le spese per la “liberazione” e dei lavori pubblici (affidati alle speculazioni delle imprese lombardo-piemontesi) furono addebitate proprio alleregioni sel sud.

Fino allora il sud si aveva un sistema fiscale razionale ed efficente, tra i migliori d’Europa, con la politica sabauda, fu applicato un aumento di oltre il 32% delle imposte, mentre gli fu attribuito meno del 24 per cento della ricchezza “italiana”.

Per le bonifiche delle aree agrarie tra il 1862 e il 1897, si spesero 267 milioni al Nord, 188 milioni nelle regioni centrali e solo 3 milioni al Sud!
Queste bestiali scelte politiche favorivano gli espatri, spesso su pressioni dei paesi esteri (hanno svenduto il bene più prezioso),naturalmente stavano ben attenti di non oltrepassare certe quote oltre un certo limite per non correre il rischio di dover aumentare i salari a causa della scarsa offerta di manodopera.Un mezzo per il controllo sociale.

Gli Italiani erano In Belgio minatori, in Svizzera camerieri, in Francia contadini, in Germania facchini ecc…

Oggi (c’è chi non vuol capire) quel fenomeno: si presenta all’Italia con l’immigrazione degli stranieri, che non solo si occupano di lavori umili che nessun italiano vuol più fare, ma riescono quelli più validi a calmierare anche i bassi salari in moltissime altre attività perfino professionali. E come ci dicono alcuni politici, allo stato attuale, gli stranieri ci sono necessari, guai se non ci fossero, non saremmo competitivi nelle esportazioni; inoltre i prodotti e i servizi per l’interno costerebbero molto di più. Quello che scoprirono appunto i francesi, i tedeschi e gli svizzeri molti anni prima.

Quanti sono gli stranieri in Italia oggi nessuno lo sa. Si sa che gli italiani hanno reso ricchi gli altri paesi, come il sud rese ricco il nord, è vero il paese viaggia a 2 diverse velocità, incolpevole il sud, irriconoscenti i leghisti del nord, irresponsabile il governo attuale che farebbe bene a leggere un pò di storia dell’emigrazione.

Come si dice: “chi controlla il passato controlla il futuro”, “ma chi lo conosce, evita di rifare gli stessi errori”.GRAZIE CHI VIVE LAVORA E RENDE RICCA ANCHE CULTURALMENTE LA NOSTRA “POVERA ITALIA”.


Fonte: Gli italiani

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Di Mimmo Scarmozzino

“..sono 3000, sono arrivati, sono tutti sulla banchina, stanchi, affamati, con in mano il “libretto rosso” (che li bolla come analfabeti) o il “foglio giallo” che dà qualche maggiore speranza; ma per tutti c’è ora la quarantena, un attesa lunga, snervante; e per alcuni -che prima di partire hanno venduto case e podere, o si sono indebitati per fare il viaggio- non è solo stressante ma è un’attesa angosciante”.
(da un cronista dell’epoca – 1920).

L’emigrazione italiana, uno sconcertante fenomeno che inizia dal 1820 Veneto e piemonte le regioni italiane maggiormente colpite, direzione: estero.
Veneti:si passa dai 1.198/100.000 abitanti del 1820 ai 3.385/100.000 abitanti del 1925.
In anni più recenti il lavoro i veneti lo trovavano nelle risaie del Nord-Ovest, o le miniere del Belgio.
il Belgio nei primi anni ‘50, firmò insieme al governo italiano una umiliante e disumana legge che impegnava il paese basso a dare 24 quintali di carbone fossile all’anno per ogni italiano che si recava a estrarlo nelle sue miniere, lavori che i belgi non volevano fare più, troppo duri, meglio i veneti.Il governo in seguito si accordò e sottoscrisse l’impegno per favorire l’invio in Belgio di 50.000 italiani (ben 23.000 furono vicentini).una pagina dolorosa, uno scambio uomini-carbone, schiavitù di stato, se vogliamo.

Un veneto, povero, la cui unica speranza era la nave e i bollini americani, o in alternativa le miniere, per chi rimaneva, fame, tasse, povertà..rabbia.

“Porca Italia – i bastemia – andemo via!” scriveva in un passo di una sua poesia , Berto Barbarani.

Altrettanto dopo qualche decina di anni non solo verso l’estero ma verso il Biellese, nel Vercellese e nella Lomellina, quando a metà anni ‘50, nella risicoltura quando i “locali”preferivano le fabbriche, lasciando il lavoro nei campi ai veneti, ‘nduma a travajè a Biella”.La paga, un terzo del salario di un operaio a Biella e un un sacchetto di 10 kg di riso a fine stagione, un grande serbatoio di manodopera femminile del Veneto. I “negrieri” formarono interi convogli di belle e prosperose ragazze di Rovigo, Vicenza, Padova. Alloggiate come bestie in grandi capannoni con un materasso di lola di riso,un boccone rapido a mezzogiorno e minestrone di riso alla sera, peggio degli extra comunitari di rosarno o campani.
All’epoca per i veneti oltre 9 ore di lavoro, schiena piegata con l’acqua fino al ginocchio.

Mogli e figlie in risaia, mariti in Belgio, a Marcinelle o a Charleroi molti minatori, a centinaia e centinaia, morti sepolti per sempre dentro quelle fatiscenti e maledette miniere che ogni tanto crollavano. Solo l’ 8 agosto ‘56 dove ne morirono 256.

Un ragazzo su tre non ha mai sentito parlare del fenomeno “emigrazione” esterna e interna che nell’ultimo secolo ha sconvolto l’Italia:
-30 milioni di Italiani hanno lasciato la penisola
-5 milioni sradicati dagli ambienti d’origine verso il nord Italia negli anni del secondo dopoguerra.

2/3 dei giovani non sanno nulla o quasi di emigrazione, neanche la SCUOLA approfondisce, meglio non far sapere la Storia negativa dell’Italia, “i giovani hanno bisogno di esempi positivi e che il resto non conta”.

“chi controlla il passato controlla il futuro”, potremmo dire, allora:OSCURIAMOLO, meglio l’ignoranza.

Un secolo di storia cancellato, i nostri giovani vedono l’emigrazione come una fastidiosa “storia” di curdi e di albanesi, marocchini e senegalesi.
Dei loro nonni che emigravano non sanno nulla.
Incolpevole SUD, Ingrato NORD, il mondo ringrazia gli italiani. L’Italia ringrazia gli immigrati.

L’emigrazione iniziata nel 1820, subito dopo le guerre napoleoniche. Nel 1830 in America si contavano 439 italiani l’esodoe continuò lento fino alla costituzione del Regno d’Italia, quando per le prime repressioni nel Sud (molti “briganti” fuggirono in Egitto facendo decollare il Paese),le sterili (e punitive) politiche d’intervento adottate dallo statuto “Piemontese” (come in Veneto, abbandonato a se stesso) il movimento migratorio dal 1880 fu di circa 100.000 unità l’anno (principalmente proprio dal Nord-Est – l’80%), andò crescendo in proporzioni impressionanti sul resto d’Italia, nel 1913 in 12 mesi emigrarono 872.598 individui. (Tra il 1906-1910 furono complessivamente 3.256.000, e nel periodo 1911-1915 ne partirono altri 2.743.000).
I piemontesi insediatisi al potere si resero protagonisti di: ruberie , assassinii (pulizia etnica), fucilazioni, debiti nei Comuni, nelle Province. Distrussero in poco tempo l’economia del Meridione. Fecero sparire tutto: i macchinari delle fabbriche, i beni religiosi, i beni demaniali, libri antichi e persino le rotaie dei binari ferroviari.
Uomini e donne perseguitati abbandonavano città e paesi, accrescendo la ricchezza di popoli stranieri, costruendo dighe, porti, gallerie, grattacieli, palazzi, musei, ferrovie, o trasformando i deserti in terreni fertili.

Dopo la I guerra nel 1920 emigrarono 614.611 italiani, e dal 1921 al 1930 il totale fu di 2.577.000.Una intera regione.

Nel 1927 gli Italiani all’estero erano già 9.163.367, America; Europa; 188.702; Africa; Australia; Argentina; Brasile; Asia.Una ricchezza per questi paesi,

un impoverimento per l’Italia.

L’emigrazione riprende Dopo la seconda guerra mondiale. Dal 1946 fino al 1971, ripresa a pieno ritmo in 25 anni 5.737.000.

Si calcola che nel corso del secolo il totale dei partiti furono circa 29.000.000, e solo 10.275.000 fecero ritorno in patria.
Non dimentichiamo l’enorme vantaggio ricavati dai paesi ospitanti e il rapido invecchiamento della popolazione Italiana, come nessun paese al mondo.

Dopo la II guerra l’industrializzazione di una sola zona del Paese (il triangolo Nord-Ovest) provocarono migrazioni interne, sconvolgendo le regioni italiane. In negativo da dove partivano, ma neppure positivo dove arrivavano(urbanizzazione selvaggia e il non decentramento delle industrie).
Passato il “miracolo economico” nel Nord, i 5 milioni meridionali lasciando i loro paesi si sottraggono dalle risorse umane dei territori non solo di manovalanza ma anche professionali.

IL SUD CONQUISTATO SALVO’ IL NORD DALLA BANCAROTTA.
Il Piemonte, che era anche lo Stato più indebitato d’Europa, si salvò dalla bancarotta unificando il “suo” debito pubblico con gli abitanti dei territori conquistati. Furono svenduti, a una casta di privilegiati tutti i beni privati dei Borboni, gli stabilimenti pubblici civili e militari delle Due Sicilie. Tutte le spese per la “liberazione” e dei lavori pubblici (affidati alle speculazioni delle imprese lombardo-piemontesi) furono addebitate proprio alleregioni sel sud.

Fino allora il sud si aveva un sistema fiscale razionale ed efficente, tra i migliori d’Europa, con la politica sabauda, fu applicato un aumento di oltre il 32% delle imposte, mentre gli fu attribuito meno del 24 per cento della ricchezza “italiana”.

Per le bonifiche delle aree agrarie tra il 1862 e il 1897, si spesero 267 milioni al Nord, 188 milioni nelle regioni centrali e solo 3 milioni al Sud!
Queste bestiali scelte politiche favorivano gli espatri, spesso su pressioni dei paesi esteri (hanno svenduto il bene più prezioso),naturalmente stavano ben attenti di non oltrepassare certe quote oltre un certo limite per non correre il rischio di dover aumentare i salari a causa della scarsa offerta di manodopera.Un mezzo per il controllo sociale.

Gli Italiani erano In Belgio minatori, in Svizzera camerieri, in Francia contadini, in Germania facchini ecc…

Oggi (c’è chi non vuol capire) quel fenomeno: si presenta all’Italia con l’immigrazione degli stranieri, che non solo si occupano di lavori umili che nessun italiano vuol più fare, ma riescono quelli più validi a calmierare anche i bassi salari in moltissime altre attività perfino professionali. E come ci dicono alcuni politici, allo stato attuale, gli stranieri ci sono necessari, guai se non ci fossero, non saremmo competitivi nelle esportazioni; inoltre i prodotti e i servizi per l’interno costerebbero molto di più. Quello che scoprirono appunto i francesi, i tedeschi e gli svizzeri molti anni prima.

Quanti sono gli stranieri in Italia oggi nessuno lo sa. Si sa che gli italiani hanno reso ricchi gli altri paesi, come il sud rese ricco il nord, è vero il paese viaggia a 2 diverse velocità, incolpevole il sud, irriconoscenti i leghisti del nord, irresponsabile il governo attuale che farebbe bene a leggere un pò di storia dell’emigrazione.

Come si dice: “chi controlla il passato controlla il futuro”, “ma chi lo conosce, evita di rifare gli stessi errori”.GRAZIE CHI VIVE LAVORA E RENDE RICCA ANCHE CULTURALMENTE LA NOSTRA “POVERA ITALIA”.


Fonte: Gli italiani

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