Di Ivan Esposito
Senza particolare clamore, pare sia passato l'accordo sullo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco. Se ne vanno in fumo anni di diritti dei lavoratori sanciti dalla Costituzione e da leggi specifiche. E quel che è peggio è che un accordo privato tra le parti (che ovviamente non hanno pari potere contrattuale) scompagini la legge e di conseguenza le istituzioni che la producono e che la fanno rispettare: Parlamento, Magistratura del Lavoro etc.
Viene poi sancito, non più solo nei fatti, ma anche nero su bianco, che il diritto del lavoro al Nord è una cosa, al Sud un'altra: a Mirafiori i ritmi e le condizioni produttive non sono le stesse di Pomigliano.
Tutto questo grazie ad un ricatto: o accettate le nuove "leggi" o la Fiat va in Polonia. Farò peccato a pensar male, ma credo sia stato un bluff. Quali che siano le condizioni di lavoro strappate a Pomigliano, in Polonia (o addirittura fuori dall'Europa) sarebbero state comunque migliori per l'azienda, allora perché non ci sono andati in Polonia? Per venire incontro ai lavoratori di Pomigliano? Figuriamoci! Facile invece che andare in Polonia, pur con un costo del lavoro più basso, non sarebbe convenuto, magari perché l'investimento doveva essere più oneroso... non lo so. Sta di fatto che passano per riformiste e positive sia la cancellazione del Diritto del Lavoro come ambito regolato dalle istituzioni pubbliche, sia l'uguaglianza di tutti i cittadini italiani di fronte alla Legge, il Diritto del Lavoro appunto.
.
1 commento:
Dopo 150 un altro referendum plebliscitario si terrà a Napoli, con il lavoratori costretti al pari dei loro avi a votare per il SI, onde evitare di essere segnalati e perdere il posto di lavoro, gli avi perdevano la vita ma oggi ormai il lavoro è vita.
Posta un commento