venerdì 14 maggio 2010

Le ragioni della protesta contro il Museo Lombroso di Torino

Il razzismo, termine tra l’altro biologicamente errato per indicare idee o individui che sostengono la superiorità di una “razza” rispetto ad un’altra, è stato invariabilmente utilizzato ogni volta che ci sia stata la necessità storica di giustificare questo o quel bisogno utilitaristico. Si comincia proprio in un anno fondamentale per la storia dell’intero mondo, quello della scoperta dell’America, istituzionalizzando il concetto di “purezza di sangue” in un decreto che, fatto rispettare con drammatica pignoleria dall’Inquisizione spagnola di Torquemada, espelle tutti gli Ebrei dalla Spagna. Da lì in poi è tutto un fiorire di ideologie razziste, utilizzate spesso come base ideologica e politica nel colonialismo e nello schiavismo da questa o da quella potenza. Viene in mente, tra gli altri, uno dei primi ideologi della superiorità della razza germanica rispetto alle altre, il conte Joseph Arthur de Gobineau, i cui scritti pseudo-scientifici, che miravano a giustificare il dominio della nobiltà francese sulle altre classi poiché discendente dalla razza germanica, furono utilizzati come base del pensiero razzista e antisemita che tanti lutti ha portato tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. Adolf Hitler ne fece infatti il punto di partenza della sua ideologia, rafforzandola, nel suo Mein Kampf, con esempi storici di estrema efficienza in termini di eliminazione di razze inferiori, quali lo sterminio dei pellerossa in America.

E in Italia? In Italia, come spesso accade quando si tratta di cose negative, la corrente di pensiero “razzista” ebbe una miriade di illustri sostenitori a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, cioè (è un caso?) dall’unità in poi. Si comincia con un fulgido esempio di uomo di scienza, Cesare Lombroso, autore di un’infinità di studi e saggi sull’inferiorità del popolo meridionale e sulla sua “congenita” criminalità (ne parleremo in seguito), si prosegue con il Presidente della società Italiana di Antropologia, Alfredo Niceforo (scrisse testualmente che “la razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d’Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco – dannata alla morte come le razze inferiori dell’Africa, dell’Australia, ecc.”) e si finisce con i vari Giuseppe Sergi, Luigi Pigorini, Enrico Ferri, Guglielmo Ferreo, Arcangelo Ghisleri ed una serie tanto vasta quanto a quel tempo illustre di politici, medici, psichiatri e magistrati, che condizionarono in maniera devastante non solo l’opinione pubblica italiana, ma quella mondiale.

Tanto per fare qualche esempio, infatti, in risposta a tali opinioni e tali studi, in America si sono avuti interi Stati in cui ci fu una vera e propria apartheid contro i meridionali, o in cui essi, specialmente i siciliani, erano obbligati a frequentare le scuole dei “negri”, erano sottopagati, quanto o addirittura meno dei “negri”, e come loro erano minacciati dal KKK. Come dimenticare, poi, che i meridionali venivano separati e catalogati diversamente rispetto agli altri europei e agli stessi italiani del nord al loro arrivo al porto di Ellis Island, nella “civilissima” New York?

Tornando però ai nostri confini, vorremmo con questo scritto anche rispondere al prof. Silvano Montaldo, direttore del Museo Lombroso di Torino, che dalle colonne del “Riformista” ha parlato, in merito alla manifestazione contro il Museo, di un “equivoco intenzionale o meno. Si tratta di un gruppo con finalità politiche: emerge una contrapposizione tra Sud e Nord che è assolutamente assente nel museo. La devianza è solo un aspetto del pensiero lombrosiano e la questione del brigantaggio meridionale è, a sua volta, solo una minima parte di questo“.

Come non controbattere al Direttore Montaldo se, come scrive Repubblica-Torino, “negli scritti autografi [...] c’è tutto il peso inesorabile e ingombrante della coscienza dell’uomo che per decenni ha influenzato il vivere sociale e politico dell’Occidente, la ricerca non solo scientifica ma artistica e letteraria, e ridefinito i confini tra il bene, il male“? Il fiorire dell’ideologia antimeridionale, infatti, rafforzata come si diceva da studi pseudo-scientifici quali quelli del Lombroso, che sezionò a centinaia i crani di poveri meridionali per dimostrarne l’inferiorità (tutti conservati in quell’incivile quanto orrendo monumento all’anti-scienza ed al razzismo che è il Museo Lombroso di Torino), portarono ad alcune immediate conseguenze politiche e sociali in un periodo straordinariamente importante per la storia d’Italia, soprattutto quella futura: il tanto celebrato Risorgimento. La pseudo-scienza dichiarò l’inferiorità, la criminalità, l’inadeguatezza della popolazione meridionale, e la politica, mai così zelante e meticolosa, eseguì prontamente:

1. Fin dall’unità, fu attuata una politica di tipo coloniale nei confronti del sud (spesso descritto nei giornali dell’epoca come l’”Africa italiana”), che ha portato uno stato di sottosviluppo economico e sociale fino ad allora sconosciuto nell’ex Regno delle Due Sicilie e dovuto anche al fatto che l’indebitatissimo Piemonte fece suoi i 443 milioni di Ducati d’oro delle casse del Banco Nazionale delle Due Sicilie, all’epoca corrispondenti ad oltre il 60% del patrimonio di tutti gli stati pre-unitari messi insieme, lasciando il ricco sud improvvisamente povero in canna.

2. Il sud fu politicamente abbandonato: niente politiche di sviluppo industriale ed economico, nessuna politica sociale, elevatissima pressione fiscale, tanto che solo dodici anni dopo l’unità si cominciò a parlare della tanto tristemente nota Questione Meridionale

3. Il sud fu lasciato inesorabilmente nelle mani della criminalità, inestirpabile in quanto intrinseca a una cultura inferiore e primitiva, frutto di un popolo dalle influenze genetiche negroidi e semitiche fatto di “criminali nati”, per usare la terminologia del Lombroso.

4. Furono trascurate, in molti casi smobilitate e trasferite, le industrie e le infrastrutture del sud a favore di quelle del nord.

Non si tratta, quindi, di equivoco, né si può definire “solo un aspetto del pensiero lombrosiano [...], solo una minima parte di questo” la questione del brigantaggio. Le idee di Lombroso hanno giustificato con basi “scientifiche” la vera e propria guerra civile che la politica del tempo ha mascherato da guerra contro malfattori chiamati “briganti”, ed hanno quindi una responsabilità nella cancellazione di interi paesi (come Casalduni e Pontelandolfo) e, secondo alcune stime, di oltre un milione di morti. La protesta che in questi giorni monta contro il Museo, sia con una manifestazione per le strade di Torino, sia su Facebook (gruppo “I Meridionali contro il Museo Lombrosiano a Torino”), non è la protesta di un gruppo di neoborbonici, come li ha definiti Grillo sul suo blog (che pure ha appoggiato la protesta stessa), ma una protesta innanzitutto di civiltà, poi anche di rivendicazione: non c’è Capo dello Stato e, soprattutto, ministri provenienti da “scuole di pensiero” propugnatrici di odiose leggi razziali, che possano smentire tali documentati fatti storici, né provare a liquidarli come farneticazioni di un manipolo di indipendentisti sudisti.

E’ vero che la storia è scritta dai vincitori, ma è anche vero che essa prima o poi rende inesorabilmente giustizia, anche e soprattutto a chi ha avuto tolte identità e dignità di popolo. E i 150 anni dell’unità d’Italia sembrano proprio il momento migliore, il momento giusto, perché questo finalmente possa accadere.

L’articolo di Repubblica Torino
L’articolo del Corriere del Mezzogiorno
L’articolo sul blog di Beppe Grillo
L’articolo de La Stampa di Torino

Fonte:Partito del Sud Penisola Sorrentina

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Il razzismo, termine tra l’altro biologicamente errato per indicare idee o individui che sostengono la superiorità di una “razza” rispetto ad un’altra, è stato invariabilmente utilizzato ogni volta che ci sia stata la necessità storica di giustificare questo o quel bisogno utilitaristico. Si comincia proprio in un anno fondamentale per la storia dell’intero mondo, quello della scoperta dell’America, istituzionalizzando il concetto di “purezza di sangue” in un decreto che, fatto rispettare con drammatica pignoleria dall’Inquisizione spagnola di Torquemada, espelle tutti gli Ebrei dalla Spagna. Da lì in poi è tutto un fiorire di ideologie razziste, utilizzate spesso come base ideologica e politica nel colonialismo e nello schiavismo da questa o da quella potenza. Viene in mente, tra gli altri, uno dei primi ideologi della superiorità della razza germanica rispetto alle altre, il conte Joseph Arthur de Gobineau, i cui scritti pseudo-scientifici, che miravano a giustificare il dominio della nobiltà francese sulle altre classi poiché discendente dalla razza germanica, furono utilizzati come base del pensiero razzista e antisemita che tanti lutti ha portato tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. Adolf Hitler ne fece infatti il punto di partenza della sua ideologia, rafforzandola, nel suo Mein Kampf, con esempi storici di estrema efficienza in termini di eliminazione di razze inferiori, quali lo sterminio dei pellerossa in America.

E in Italia? In Italia, come spesso accade quando si tratta di cose negative, la corrente di pensiero “razzista” ebbe una miriade di illustri sostenitori a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, cioè (è un caso?) dall’unità in poi. Si comincia con un fulgido esempio di uomo di scienza, Cesare Lombroso, autore di un’infinità di studi e saggi sull’inferiorità del popolo meridionale e sulla sua “congenita” criminalità (ne parleremo in seguito), si prosegue con il Presidente della società Italiana di Antropologia, Alfredo Niceforo (scrisse testualmente che “la razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d’Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco – dannata alla morte come le razze inferiori dell’Africa, dell’Australia, ecc.”) e si finisce con i vari Giuseppe Sergi, Luigi Pigorini, Enrico Ferri, Guglielmo Ferreo, Arcangelo Ghisleri ed una serie tanto vasta quanto a quel tempo illustre di politici, medici, psichiatri e magistrati, che condizionarono in maniera devastante non solo l’opinione pubblica italiana, ma quella mondiale.

Tanto per fare qualche esempio, infatti, in risposta a tali opinioni e tali studi, in America si sono avuti interi Stati in cui ci fu una vera e propria apartheid contro i meridionali, o in cui essi, specialmente i siciliani, erano obbligati a frequentare le scuole dei “negri”, erano sottopagati, quanto o addirittura meno dei “negri”, e come loro erano minacciati dal KKK. Come dimenticare, poi, che i meridionali venivano separati e catalogati diversamente rispetto agli altri europei e agli stessi italiani del nord al loro arrivo al porto di Ellis Island, nella “civilissima” New York?

Tornando però ai nostri confini, vorremmo con questo scritto anche rispondere al prof. Silvano Montaldo, direttore del Museo Lombroso di Torino, che dalle colonne del “Riformista” ha parlato, in merito alla manifestazione contro il Museo, di un “equivoco intenzionale o meno. Si tratta di un gruppo con finalità politiche: emerge una contrapposizione tra Sud e Nord che è assolutamente assente nel museo. La devianza è solo un aspetto del pensiero lombrosiano e la questione del brigantaggio meridionale è, a sua volta, solo una minima parte di questo“.

Come non controbattere al Direttore Montaldo se, come scrive Repubblica-Torino, “negli scritti autografi [...] c’è tutto il peso inesorabile e ingombrante della coscienza dell’uomo che per decenni ha influenzato il vivere sociale e politico dell’Occidente, la ricerca non solo scientifica ma artistica e letteraria, e ridefinito i confini tra il bene, il male“? Il fiorire dell’ideologia antimeridionale, infatti, rafforzata come si diceva da studi pseudo-scientifici quali quelli del Lombroso, che sezionò a centinaia i crani di poveri meridionali per dimostrarne l’inferiorità (tutti conservati in quell’incivile quanto orrendo monumento all’anti-scienza ed al razzismo che è il Museo Lombroso di Torino), portarono ad alcune immediate conseguenze politiche e sociali in un periodo straordinariamente importante per la storia d’Italia, soprattutto quella futura: il tanto celebrato Risorgimento. La pseudo-scienza dichiarò l’inferiorità, la criminalità, l’inadeguatezza della popolazione meridionale, e la politica, mai così zelante e meticolosa, eseguì prontamente:

1. Fin dall’unità, fu attuata una politica di tipo coloniale nei confronti del sud (spesso descritto nei giornali dell’epoca come l’”Africa italiana”), che ha portato uno stato di sottosviluppo economico e sociale fino ad allora sconosciuto nell’ex Regno delle Due Sicilie e dovuto anche al fatto che l’indebitatissimo Piemonte fece suoi i 443 milioni di Ducati d’oro delle casse del Banco Nazionale delle Due Sicilie, all’epoca corrispondenti ad oltre il 60% del patrimonio di tutti gli stati pre-unitari messi insieme, lasciando il ricco sud improvvisamente povero in canna.

2. Il sud fu politicamente abbandonato: niente politiche di sviluppo industriale ed economico, nessuna politica sociale, elevatissima pressione fiscale, tanto che solo dodici anni dopo l’unità si cominciò a parlare della tanto tristemente nota Questione Meridionale

3. Il sud fu lasciato inesorabilmente nelle mani della criminalità, inestirpabile in quanto intrinseca a una cultura inferiore e primitiva, frutto di un popolo dalle influenze genetiche negroidi e semitiche fatto di “criminali nati”, per usare la terminologia del Lombroso.

4. Furono trascurate, in molti casi smobilitate e trasferite, le industrie e le infrastrutture del sud a favore di quelle del nord.

Non si tratta, quindi, di equivoco, né si può definire “solo un aspetto del pensiero lombrosiano [...], solo una minima parte di questo” la questione del brigantaggio. Le idee di Lombroso hanno giustificato con basi “scientifiche” la vera e propria guerra civile che la politica del tempo ha mascherato da guerra contro malfattori chiamati “briganti”, ed hanno quindi una responsabilità nella cancellazione di interi paesi (come Casalduni e Pontelandolfo) e, secondo alcune stime, di oltre un milione di morti. La protesta che in questi giorni monta contro il Museo, sia con una manifestazione per le strade di Torino, sia su Facebook (gruppo “I Meridionali contro il Museo Lombrosiano a Torino”), non è la protesta di un gruppo di neoborbonici, come li ha definiti Grillo sul suo blog (che pure ha appoggiato la protesta stessa), ma una protesta innanzitutto di civiltà, poi anche di rivendicazione: non c’è Capo dello Stato e, soprattutto, ministri provenienti da “scuole di pensiero” propugnatrici di odiose leggi razziali, che possano smentire tali documentati fatti storici, né provare a liquidarli come farneticazioni di un manipolo di indipendentisti sudisti.

E’ vero che la storia è scritta dai vincitori, ma è anche vero che essa prima o poi rende inesorabilmente giustizia, anche e soprattutto a chi ha avuto tolte identità e dignità di popolo. E i 150 anni dell’unità d’Italia sembrano proprio il momento migliore, il momento giusto, perché questo finalmente possa accadere.

L’articolo di Repubblica Torino
L’articolo del Corriere del Mezzogiorno
L’articolo sul blog di Beppe Grillo
L’articolo de La Stampa di Torino

Fonte:Partito del Sud Penisola Sorrentina

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