sabato 22 maggio 2010
I molti modi di intendere il Meridionalismo
Di Valerio Rizzo
Nei 150 anni della nostra recente storia ci sono stati illustri esempi di meridionalisti, da Giustino Fortunato a Pasquale Villari, da Francesco Nitti fino ad Antonio Gramsci. Grandi nomi e grandi pensieri che hanno coinvolto la vita culturale e sociale, anche se non con risultati duraturi.
Ma prima è doveroso, da parte mia, chiarire il concetto di Meridionalismo.
Il meridionalista nasce dalla scoperta di una storia negata, dalla negligenza politica e dal collasso economico del meridione. Queste cause scatenanti nascono dal fatto che il Sud vive un totale abbandono da parte dei governi che si sono susseguiti da Cavour in poi, ad iniziare dalla monarchia sabauda. Dall’unità d’Italia alla nascita della Repubblica italiana, non si è fatto altro che sfruttare il Sud come se fosse un grande contenitore di manovalanza a basso costo e, riprendendo le parole di Giustino Fortunato nelle sue celebri corrispondenze con Pasquale Villari nel 1901, durante i periodi di elezioni politiche, come grande riserva di voti.
Da questi presupposti nasce, dunque, l’idea meridionalista; nasce spesso a macchia di leopardo, non coordinata, e può avere due accezioni: una positiva, quando riescono ad emergere “menti illustri” che hanno il coraggio di gridare la loro rabbia al resto della nazione, un’altra negativa, quando, invece, nascono “menti non pensanti” che sanno solo lamentarsi e non muovere un dito per cercare di far risorgere la propria terra.
Spesso si sente dire o, ancor peggio, giustificare l’andamento negativo del Sud dando la colpa alla “criminalità organizzata” oppure ad un presunto “senso di inferiorità etnico” dei meridionali che non sono in grado di essere alla pari con i settentrionali.
In tutto questo sconforto generale ci sono tanti (forse tantissimi e poco conosciuti) esempi di dinamicità economica. Questi sono rappresentati da tutti quegli imprenditori del Sud che rimangono nel territorio, investendo soldi, nonostante la burocrazia lenta e molte volte cieca, o ancor peggio, nonostante rischino la vita, in alcune regioni, per non dover scendere a compromessi con qualche “famiglia” del luogo. Questo esercito fatto da persone, ogni mattina si alza alle sei, produce e dà lavoro a centinaia di famiglie. Questo insieme di “teste pensanti” ha deciso di rimanere nel territorio, di rimanere al Sud e combattere contro tutte le negatività che in ogni modo ostacolano chiunque voglia investire per creare qualcosa.
Se io un giorno decidessi di aprire un’azienda al Nord, il luogo in cui ubicherei l’azienda mi aprirebbe le porte della città e mi stenderebbe un tappetino rosso poiché io porterei economia, lavoro, quattrini. Se invece decidessi di aprire un’ azienda nel Meridione, oltre agli ostacoli della burocrazia, che mi farebbe aspettare mesi, se non anni, per avere delle autorizzazioni , mi troverei di fronte ad una grande inettitudine che potrebbero ostacolarmi per invidia!! Oppure più drammaticamente se volessi aprirla in “alcune regioni”, oltre a questi muri troverei anche un altro muro che ha tante facce, ma si nasconde sotto un unico appellativo: mafia.
Allora ci rendiamo conto di come gli imprenditori meridionali, inconsapevolmente, siano i più grandi meridionalisti della storia del Sud. Combattono, sopravvivono, creano economia e, perché no, giustizia sociale nel proprio territorio. A loro vorrei volgere lo sguardo come una nuova “razza” di briganti, ma questa volta al posto dei fucili e dei boschi, usano i fatti concreti, la forza delle loro idee e un grande spirito positivista che si rivela essere quella spinta necessaria al miglioramento della condizione del Mezzogiorno.
Questa è la nuova strada da intraprendere, questa è la “via maestra” che riuscirà a riportare quella voglia di “Risorgimento” che attendiamo ormai da decenni. Tutto sta nel percorrerla, nel creare tutte le condizioni possibili per arrivare all’obiettivo che tanto speriamo.
Vorrei poter raccontare ai miei figli la favola dello sviluppo del Sud, di come eravamo, di come siamo diventati e di come potremmo ancora essere!
Fonte: Dal Blog di Luger2, libero
.
Di Valerio Rizzo
Nei 150 anni della nostra recente storia ci sono stati illustri esempi di meridionalisti, da Giustino Fortunato a Pasquale Villari, da Francesco Nitti fino ad Antonio Gramsci. Grandi nomi e grandi pensieri che hanno coinvolto la vita culturale e sociale, anche se non con risultati duraturi.
Ma prima è doveroso, da parte mia, chiarire il concetto di Meridionalismo.
Il meridionalista nasce dalla scoperta di una storia negata, dalla negligenza politica e dal collasso economico del meridione. Queste cause scatenanti nascono dal fatto che il Sud vive un totale abbandono da parte dei governi che si sono susseguiti da Cavour in poi, ad iniziare dalla monarchia sabauda. Dall’unità d’Italia alla nascita della Repubblica italiana, non si è fatto altro che sfruttare il Sud come se fosse un grande contenitore di manovalanza a basso costo e, riprendendo le parole di Giustino Fortunato nelle sue celebri corrispondenze con Pasquale Villari nel 1901, durante i periodi di elezioni politiche, come grande riserva di voti.
Da questi presupposti nasce, dunque, l’idea meridionalista; nasce spesso a macchia di leopardo, non coordinata, e può avere due accezioni: una positiva, quando riescono ad emergere “menti illustri” che hanno il coraggio di gridare la loro rabbia al resto della nazione, un’altra negativa, quando, invece, nascono “menti non pensanti” che sanno solo lamentarsi e non muovere un dito per cercare di far risorgere la propria terra.
Spesso si sente dire o, ancor peggio, giustificare l’andamento negativo del Sud dando la colpa alla “criminalità organizzata” oppure ad un presunto “senso di inferiorità etnico” dei meridionali che non sono in grado di essere alla pari con i settentrionali.
In tutto questo sconforto generale ci sono tanti (forse tantissimi e poco conosciuti) esempi di dinamicità economica. Questi sono rappresentati da tutti quegli imprenditori del Sud che rimangono nel territorio, investendo soldi, nonostante la burocrazia lenta e molte volte cieca, o ancor peggio, nonostante rischino la vita, in alcune regioni, per non dover scendere a compromessi con qualche “famiglia” del luogo. Questo esercito fatto da persone, ogni mattina si alza alle sei, produce e dà lavoro a centinaia di famiglie. Questo insieme di “teste pensanti” ha deciso di rimanere nel territorio, di rimanere al Sud e combattere contro tutte le negatività che in ogni modo ostacolano chiunque voglia investire per creare qualcosa.
Se io un giorno decidessi di aprire un’azienda al Nord, il luogo in cui ubicherei l’azienda mi aprirebbe le porte della città e mi stenderebbe un tappetino rosso poiché io porterei economia, lavoro, quattrini. Se invece decidessi di aprire un’ azienda nel Meridione, oltre agli ostacoli della burocrazia, che mi farebbe aspettare mesi, se non anni, per avere delle autorizzazioni , mi troverei di fronte ad una grande inettitudine che potrebbero ostacolarmi per invidia!! Oppure più drammaticamente se volessi aprirla in “alcune regioni”, oltre a questi muri troverei anche un altro muro che ha tante facce, ma si nasconde sotto un unico appellativo: mafia.
Allora ci rendiamo conto di come gli imprenditori meridionali, inconsapevolmente, siano i più grandi meridionalisti della storia del Sud. Combattono, sopravvivono, creano economia e, perché no, giustizia sociale nel proprio territorio. A loro vorrei volgere lo sguardo come una nuova “razza” di briganti, ma questa volta al posto dei fucili e dei boschi, usano i fatti concreti, la forza delle loro idee e un grande spirito positivista che si rivela essere quella spinta necessaria al miglioramento della condizione del Mezzogiorno.
Questa è la nuova strada da intraprendere, questa è la “via maestra” che riuscirà a riportare quella voglia di “Risorgimento” che attendiamo ormai da decenni. Tutto sta nel percorrerla, nel creare tutte le condizioni possibili per arrivare all’obiettivo che tanto speriamo.
Vorrei poter raccontare ai miei figli la favola dello sviluppo del Sud, di come eravamo, di come siamo diventati e di come potremmo ancora essere!
Fonte: Dal Blog di Luger2, libero
.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento