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venerdì 16 aprile 2010

Gli italiani non esistono


Articolo pubblicato sabato 27 marzo 2010 in Svezia.
[Sydsvenskan]

Il treno da Salerno a Roma è ovviamente in ritardo. Quando finalmente arriva in stazione, va ad una lentezza esasperata. Ha lasciato Palermo stamattina alle sette. Ora sono le quattro del pomeriggio. Questo vuol dire che il treno ha sferragliato lungo i malandati binari ad una velocità media di 80 chilometri all’ora.

Lo scompartimento è rovinato e i sedili così sporchi che si esita a sedercisi. La situazione suggerisce quel razzismo domestico che ancora permea l’Italia. I treni fatti di ferraglie sono usati per i viaggi al sud, mentre i vagoni nuovi ed eleganti vengono collegati alle locomotive che viaggiano a nord di Roma. Ci sono voluti anni ai treni veloci italiani “Eurostar” per raggiungere Napoli e Bari. E su quelle tratte si va comunque molto più lenti che verso Milano e Torino.

“L’Italia è fatta, ora dobbiamo fare gli italiani.” Scrisse più o meno questo Massimo d’Azeglio, uno tra i principali uomini che unificarono l’Italia, negli anni 1860. È tuttora altrettanto vero.

Gli italiani si riconoscono nella bandiera nazionale solo in occasione dei mondiali di calcio o delle medaglie olimpiche. Altrimenti sono ancora prima di tutto siciliani, lombardi o veneti. Notate bene che gli sportivi italiani indossano non i colori della bandiera nazionale, bensì l’azzurro, il “blu Savoia”, il colore della famiglia reale. Quanto è unita l’Italia, veramente? Il Paese si prepara a festeggiare i suoi primi 150 anni come nazione l’anno prossimo. La dichiarazione di unità venne letta il 17 marzo 1861. Il conto alla rovescia è già cominciato.

Una delle città principali per i festeggiamenti sarà Torino. La città fu la capitale d’Italia per i primi quattro anni. Diventò velocemente anche il centro industriale del Paese, grazie principalmente alla FIAT. Quando chi cercava lavoro dal sud prese il treno verso nord in cerca di lavoro alla fabbrica automobilistica, si ripeté il dramma degli italiani che non si “lasciano fare”. Il lavoro l’ottennero. Con l’alloggio andò peggio. “Si affittano stanze, ma non a cani e meridionali” c’era scritto su molte insegne.

Torino è il capoluogo del Piemonte. Quando l’Italia andrà alle elezioni regionali nel fine settimana, uno dei candidati alla regione sarà Roberto Cota, del partito settentrionale del discontento Lega Nord. Il partito conduce una politica xenofoba in relazione sia ai meridionali sia agli stranieri, e vuole fare dell’Italia uno stato federale. Il sogno è che l’Italia del nord diventi un piccolo regno autonomo col fiume Po come confine meridionale.

Cota ha buone possibilità di vincere. La Lega Nord ritiene di poter andare avanti per la propria strada senza il partito di Berlusconi (il Popolo della Libertà) nelle regioni del nord. Gli italiani sono ben lungi dall’essere fatti, pure oggi.

Mentre il treno lurido si trascina lentamente verso Roma, vedo la campagna campana scorrere, con edifici abusivi e montagne di spazzatura tra i peschi in fiore. L’Italia meridionale avrebbe gli stessi problemi con la criminalità organizzata oggi, se gli italiani fossero fatti, se l’intero Paese si riconoscesse nella Costituzione, se la politica venisse percepita come giusta e i politici come onesti?

La bandiera italiana sventola sull’edificio della stazione di Formia. È verde, bianca e rossa come il basilico, la mozzarella e il pomodoro. Ecco una cosa su cui la maggioranza degli italiani concorda.

[Articolo originale "Italienaren finns inte" di Kristina Kappelin]

Fonte italiana:italiadall'estero

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