sabato 20 febbraio 2010

Ma guarda questo nord di razza predona

di Lino Patruno

Quando si dice il caso. Avevano appena finito di indignarsi col Sud delle mafie, col Sud che non paga le tasse, col Sud delle truffe all’Europa, col Sud dei falsi braccianti, col Sud che è tutto una schifezza, quando si sono trovati, come si dice da noi, il morto in casa. Prima le tangenti a Milano e a Vercelli, profondo civilissimo Nord. Poi lo scandalo della Protezione civile, una Razza Padrona, Predona, Scopona che si faceva i suoi affaracci senza dar conto a nessuno. E sullo sfondo una compagnia di mariuoli, corrotti, corruttori, donnine, appalti, fuoriserie, superalberghi, vacanze da far sfigurare come un poveretto l’antesignano barese Tarantini, che pur qualche competenza in materia ce l’ha.
Ovvio che, finché qualcuno non è condannato, è innocente in tutto e per tutto. Ma il quadretto che hanno disegnato le informative dei carabinieri non lascia dubbi sull’ambientino soprattutto al Nord, dove ricordiamo cosa fu Mani Pulite, anzi molto sporche. Si erano mangiata l’Italia, un’unica grande rapina, altro che sprechi al Sud.
E le cifre impressionanti della Corte dei Conti sulla corruzione dimostrano che non è finita mai, con un danno senza pari allo Stato e all’intero Paese, dovessimo sommare cento volte tutti i Sud di questa terra. Perché quando si chiede o si accetta una mazzetta, le conseguenze sono a catena. Anzitutto si evade il fisco perché la mazzetta è in contanti, mica assegni, anche se poi si fanno beccare con i soldi nel pacchetto delle sigarette.
Poi si passa l’appalto non al più capace o all’offerta migliore, ma a chi è disposto a offrire i migliori extra. Possibile che poi chi vince senza merito realizzi non a opera d’arte, che lavori al risparmio per recuperare il costo della mazzetta, con ulteriore spesa di manutenzioni per lo Stato, cioè dei pochi fessi che pagano le tasse. E se l’opera è privata, mettiamo un edificio, il rischio non è solo un cemento meno cemento, ma anche un prezzo più alto degli appartamenti, con distorsione del mercato ed esclusione dei meno abbienti. Creando un ulteriore problema per l’ente pubblico che una casa di edilizia agevolata deve cercare di darla, ancora una volta con le tasse di tutti, anzi bisognerebbe aumentarle.
Ma non è solo tangenti. Tutto il grande sistema dei lavori per la Protezione civile, al di là dei reati da dimostrare, ha rivelato una fanghiglia («gelatina», ha detto educatamente la Procura di Firenze) di rapporti amicali, di favori, di amicizie, di appoggi, di pressioni politiche, di raccomandazioni, di volgarità telefoniche, di arroganze, di superpagate trasferte, di cene, di incentivi sessuali, di compari di merenda, foss’anche di soli compiacenti massaggi rilassanti che avrebbero finito per avvantaggiare i soliti noti: quasi esclusivamente imprese del Centro Nord. E con esclusione di quelle del Sud, fuori dal giro, troppo piccole e senza prospettiva di crescita finché escluse dai bocconi dei caimani.
E una riabilitazione, si fa per dire, del vituperato e sempre svergognato clientelismo meridionale. E altro che «familismo amorale» del Sud, qui è un buco nero di cognati, figli, fidanzate, addirittura colf. E mai premiato il talento ma chi ha più santi in paradiso, mai più efficienza dei bravi che fedeltà degli imbecilli, mai una procedura legale ma solo quelle più oliate. Sud addirittura virtuoso di fronte ai campionissimi ora scoperti, più organizzati anche in questo. E Sud costretto a ricorrere al potente locale per necessità, per poter lavorare, o poter sopravvivere, non come quest’altra Italia che pensa soltanto ad arricchirsi e arricchirsi, tranne sputare sul Sud causa di tutti i mali.
Non è il meglio questa gara al peggio. Ma non è neanche piacevole che pure in questo si tenti di spaccare in due un’Italia in cui esisterebbero soltanto il malaffare meridionale, e la criminalità organizzata meridionale, e l’antistato malavitoso meridionale che inquinano tutto il resto. Per accorgersi solo quando viene colto con le mani nel sacco qualche Pennisi, presidente della Commissione urbanistica della Milano da bere, e qualche Masoero, presidente della Provincia dell’operosa Vercelli, che nel limpidissimo Nord la delinquenza con i colletti bianchi continua a succhiare il sangue all’intero Paese, anche se la palla al piede è sempre il maledetto Sud che ora sistemiamo col federalismo, ciascuno si tiene il suo e vadano a morire ammazzati questi selvaggi e tutti gli anniversari dell’Unità d’Italia.
Non si sa quanto questo lerciume che si alza dal Paese somigli al tramonto degli imperi, la dissoluzione nei propri vizi. Ma nessuno può scagliare la prima pietra. Meno che mai quelli che agitano di continuo la vergogna meridionale e poi si trovano in casa farabutti di livello irraggiungibile finanche per il Sud.

Fonte:La Gazzetta del Mezzogiorno
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di Lino Patruno

Quando si dice il caso. Avevano appena finito di indignarsi col Sud delle mafie, col Sud che non paga le tasse, col Sud delle truffe all’Europa, col Sud dei falsi braccianti, col Sud che è tutto una schifezza, quando si sono trovati, come si dice da noi, il morto in casa. Prima le tangenti a Milano e a Vercelli, profondo civilissimo Nord. Poi lo scandalo della Protezione civile, una Razza Padrona, Predona, Scopona che si faceva i suoi affaracci senza dar conto a nessuno. E sullo sfondo una compagnia di mariuoli, corrotti, corruttori, donnine, appalti, fuoriserie, superalberghi, vacanze da far sfigurare come un poveretto l’antesignano barese Tarantini, che pur qualche competenza in materia ce l’ha.
Ovvio che, finché qualcuno non è condannato, è innocente in tutto e per tutto. Ma il quadretto che hanno disegnato le informative dei carabinieri non lascia dubbi sull’ambientino soprattutto al Nord, dove ricordiamo cosa fu Mani Pulite, anzi molto sporche. Si erano mangiata l’Italia, un’unica grande rapina, altro che sprechi al Sud.
E le cifre impressionanti della Corte dei Conti sulla corruzione dimostrano che non è finita mai, con un danno senza pari allo Stato e all’intero Paese, dovessimo sommare cento volte tutti i Sud di questa terra. Perché quando si chiede o si accetta una mazzetta, le conseguenze sono a catena. Anzitutto si evade il fisco perché la mazzetta è in contanti, mica assegni, anche se poi si fanno beccare con i soldi nel pacchetto delle sigarette.
Poi si passa l’appalto non al più capace o all’offerta migliore, ma a chi è disposto a offrire i migliori extra. Possibile che poi chi vince senza merito realizzi non a opera d’arte, che lavori al risparmio per recuperare il costo della mazzetta, con ulteriore spesa di manutenzioni per lo Stato, cioè dei pochi fessi che pagano le tasse. E se l’opera è privata, mettiamo un edificio, il rischio non è solo un cemento meno cemento, ma anche un prezzo più alto degli appartamenti, con distorsione del mercato ed esclusione dei meno abbienti. Creando un ulteriore problema per l’ente pubblico che una casa di edilizia agevolata deve cercare di darla, ancora una volta con le tasse di tutti, anzi bisognerebbe aumentarle.
Ma non è solo tangenti. Tutto il grande sistema dei lavori per la Protezione civile, al di là dei reati da dimostrare, ha rivelato una fanghiglia («gelatina», ha detto educatamente la Procura di Firenze) di rapporti amicali, di favori, di amicizie, di appoggi, di pressioni politiche, di raccomandazioni, di volgarità telefoniche, di arroganze, di superpagate trasferte, di cene, di incentivi sessuali, di compari di merenda, foss’anche di soli compiacenti massaggi rilassanti che avrebbero finito per avvantaggiare i soliti noti: quasi esclusivamente imprese del Centro Nord. E con esclusione di quelle del Sud, fuori dal giro, troppo piccole e senza prospettiva di crescita finché escluse dai bocconi dei caimani.
E una riabilitazione, si fa per dire, del vituperato e sempre svergognato clientelismo meridionale. E altro che «familismo amorale» del Sud, qui è un buco nero di cognati, figli, fidanzate, addirittura colf. E mai premiato il talento ma chi ha più santi in paradiso, mai più efficienza dei bravi che fedeltà degli imbecilli, mai una procedura legale ma solo quelle più oliate. Sud addirittura virtuoso di fronte ai campionissimi ora scoperti, più organizzati anche in questo. E Sud costretto a ricorrere al potente locale per necessità, per poter lavorare, o poter sopravvivere, non come quest’altra Italia che pensa soltanto ad arricchirsi e arricchirsi, tranne sputare sul Sud causa di tutti i mali.
Non è il meglio questa gara al peggio. Ma non è neanche piacevole che pure in questo si tenti di spaccare in due un’Italia in cui esisterebbero soltanto il malaffare meridionale, e la criminalità organizzata meridionale, e l’antistato malavitoso meridionale che inquinano tutto il resto. Per accorgersi solo quando viene colto con le mani nel sacco qualche Pennisi, presidente della Commissione urbanistica della Milano da bere, e qualche Masoero, presidente della Provincia dell’operosa Vercelli, che nel limpidissimo Nord la delinquenza con i colletti bianchi continua a succhiare il sangue all’intero Paese, anche se la palla al piede è sempre il maledetto Sud che ora sistemiamo col federalismo, ciascuno si tiene il suo e vadano a morire ammazzati questi selvaggi e tutti gli anniversari dell’Unità d’Italia.
Non si sa quanto questo lerciume che si alza dal Paese somigli al tramonto degli imperi, la dissoluzione nei propri vizi. Ma nessuno può scagliare la prima pietra. Meno che mai quelli che agitano di continuo la vergogna meridionale e poi si trovano in casa farabutti di livello irraggiungibile finanche per il Sud.

Fonte:La Gazzetta del Mezzogiorno
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