Una pagina dimenticata del Risorgimento, con la fine della «Serenissima»
Interpellanze, mozioni e prese di posizione «trasversali» di sostegno al Mil
Marco Raffa
GENOVA
Dopo Gaeta, anche Genova «chiede i danni» ai Savoia in procinto di rientrare in Italia. E se la città laziale fa riferimento all'assedio del 1861 (tremila morti, duemila fucilati, due milioni di lire dell'epoca di danni) e a Firenze, «capitale non amata» si leva la voce di Franco Zeffirelli, a Genova la memoria torna all'aprile 1849 quando le truppe del generale Alfonso La Marmora soffocarono nel sangue, tra saccheggi e cannoneggiamenti, la rivolta della città. Domata la rivolta (ma le cronache dell'epoca parlano di trentasei ore di omicidi, stupri e razzie condotte dai bersaglieri di La Marmora) i danni materiali furono quantificati in 721 mila lire dell'epoca. Il che, rivalutato in cifre attuali, porta a 47 miliardi di lire, più gli interessi calcolati su 150 anni: si arriva a 70 mila 876 miliardi di vecchie lire, oltre 36 miliardi di euro.
Provocazione? Polemica anacronistica superata dalla Storia? Niente affatto. A lanciare il sasso, come il Balilla di un secolo prima dei fatti rievocati, è il Movimento Indipendentista Ligure che da anni si batte «per il riconoscimento dei diritti inalienabili del popolo ligure». Una battaglia a metà tra storia e attualità, perché se da un lato si contesta l'annessione di Genova al Regno sabaudo nel 1815, «su decisione del Congresso di Vienna avversata dalle popolazioni interessate», dall'altro si sottolineano i molteplici vantaggi anche economici che uno status di autonomia porterebbe a Genova, città portuale, sulla falsariga di Singapore.
Sull'argomento si registrano prestigiose prese di posizione «trasversali». Alcuni esempi: il 9 aprile il Consiglio provinciale ha approvato a larga maggioranza una mozione per rivendicare ed esaltare le tradizioni repubblicane e di libertà dell'antica Repubblica di Genova; il 18 luglio il senatore diessino genovese Aleandro Longhi ha presentato un'interpellanza nella quale, dopo aver definito «illegittima» la decisione del Congresso di Vienna, e aver descritto il «vergognoso Sacco di Genova», chiede al governo se esistono elementi concreti per riconoscere il danno subito dalla città nel 1849 e chiederne il risarcimento ai Savoia; infine una mozione del consigliere provinciale di «Liguria Nuova» Marco Fallabrini, depositata il 31 luglio e in discussione a metà settembre, chiede alla giunta provinciale di impegnarsi ad appoggiare una vertenza politica e giudiziaria nei confronti degli eredi Savoia. Vicende delle quali questa settimana si occupa anche il settimanale «Gente» in un ampio servizio.
Franco Bampi e Vincenzo Matteucci, segretario e presidente del Movimento Indipendentista Ligure, sono convinti della bontà della loro battaglia che vuole, soprattutto, portare chiarezza su una pagina ben poco gloriosa del Risorgimento. Pagine quasi ignorate (per saperne di più consultare il sito http://www.francobampi.it/liguria che riporta i documenti originali dell'epoca). I morti della tragica repressione sono sepolti in una fossa comune nella chiesa del Padre Santo, a pochi metri da piazza Corvetto e dal monumento equestre al re. Per molto tempo, fino ai giorni nostri, il reclutamento di leva ha prudentemente evitato che i giovani genovesi e liguri venissero inquadrati tra i bersaglieri.
Vittorio Emanuele, erede dei Savoia |
«Arrivando a Genova vedrai una città imperiosa, coronata da aspre montagne, superba per uomini e per mura, signora del mare». È il 1358 e Francesco Petrarca usa, forse per primo, il termine «Superba» per definire Genova. Più avanti, la Repubblica di Genova fu l'unica insieme con Venezia a definirsi «Serenissima». A luglio, in visita in città, il ministro Urbani parlò dell'antica Repubblica come «Serenissima» suscitando le risatine ironiche dei presenti, tra i quali alcuni amministratori genovesi a digiuno di storia locale. Genova, tra l'altro, fu l'unica delle antiche repubbliche italiane a vedere l'alba del XIX secolo: il 26 aprile 1814, caduto Napoleone, venne costituito un governo provvisorio presieduto dal marchese Gerolamo Serra. Durò poco. Il 5 gennaio 1815 Vittorio Emanuele prendeva possesso di Genova e degli ex feudi imperiali.
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