Ieri, 26 Febbraio 2010, presso la storica “Saletta rossa” della libreria Guida di Napoli è stato presentato il libro di Giorgio Napolitano “Il patto che ci lega”. Erano presenti personalità, giornalisti e politici tra cui Massimo D’Alema.
Noi premettiamo che ci predisponiamo in queste occasioni sempre con la massima onestà intellettuale e senza particolari pregiudizi, e, nel caso specifico, consci dello spessore del ruolo istituzionale del Presidente, che è di certo persona onesta e del fatto che egli è di origini meridionali, con un cognome che le ribadisce ancor più; pur se siamo non dimentichi della storia e dei suoi eventi e non rinunciando alla nostra capacità di valutare a priori il senso e lo spirito di posizioni a noi fin troppo note.
Il testo è un inno all’unità dell’Italia e un deciso rimbrotto al Mezzogiorno a non sentirsi vittima di “conquiste”, ma anzi attore nel processo unitario ( e cita a sostegno della sua tesi “il plebiscito” d’adesione), a non prestare orecchio e attenzione alle eccessive critiche all’epopea risorgimentale, che può meritare discussioni e valutazioni ma che non dovrebbero andare oltre la critica d’una possibile egemonia piemontese ma in sostanza “moderata” (sic!). L’invito inoltre deciso a non ascoltare le sirene di “bestemmie separatiste”. Il testo ruota sulla figura di Giustino Fortunato, ritenuto dal Presidente esempio d’equilibrio nel suo impegno rivolto al processo unitario e di difesa dell’esigenze del Meridione.
Noi vorremmo permetterci, immodestamente, di fare personalmente e come Partito del Sud, alcune considerazioni che ci piacerebbe tanto rivolgere all’attenzione del Presidente:
“Egregio Presidente,
il titolo della sua fatica letteraria recita “Il patto che ci lega”. Orbene, un patto perché sia tale va stipulato tra due o più parti perché possa essere ritenuto tale, e non ci risulta che il Sud abbia mai stipulato nessun accordo del genere. Lei invita a rifuggere dal termine conquista: e come la chiamerebbe un’invasione senza dichiarazione di guerra, l’appropriazione indebita di risorse e beni, la spoliazione scientifica attuata? Porta a sostegno delle sue tesi d’un Meridione partecipe e non vittima “il plebiscito” : immaginiamo si riferisca a quella messa in scena da circo con la malavita coinvolta con i camorristi assoldati! Tanto che quella storica piazza napoletana titolata Largo di Palazzo mutò nome proprio in onore a quella sorta di consenso estorto e pilotato che Lei appella come “il plebiscito”, e che, giustamente, lo scrittore Marcello D’Orta invita a rititolare “Piazza presi per il sedere”! Anche in questo caso il termine “plebiscito” è improprio e non fotografa la realtà dei fatti. Stupisce, tra l’altro, che proprio dalla sua alta carica istituzionale venga portato ad esempio - pur se comprendiamo che ormai in Italia la legalità sia un “optional” – un episodio che vede (come da prove d’archivio) la malavita protagonista.
Poi Lei, con la sua nota bonomia, ritiene “moderata” l’egemonia piemontese : ci assale il dubbio d’aver ricevuto cattive lezioni di grammatica se paesi bruciati e rasi al suolo (Pontelandolfo e Casalduni docet), eccidi, rappresaglie, migliaia di morti, stupri, 160.000 bombe su Gaeta, ecc…possano essere interpretati come gestione “moderata”. Meridione partecipe? Strano non faccia menzione a 10 anni di repressione al cosiddetto brigantaggio, che coinvolse in prima persona e più o meno direttamente e indirettamente contadini, civili, nobili, religiosi, ex soldati dell’ex Stato autonomo del Sud, e altri strati della popolazione! Le confessiamo ci piacerebbe, proprio nell’ottica del suo ragionamento ed in riferimento alle “bestemmie separatiste”, uguale durezza nel rimbrottare e difendere la uguale dignità della “sua” terra nei confronti di forze governative – nelle leggi e proposte da loro sostenute – come nel caso della Lega Nord e dei suoi alleati. E infine, riguardo a Giustino Fortunato, Lei parla di equilibrio fra sostegno all’Unità e difesa degli interessi meridionali : a dire il vero testi, dichiarazioni e documenti, parlano di amaro rammarico e il chiedersi se fosse stato giusto procedere a quel tipo d’unità!
Egregio Presidente…se vogliamo dirla, crediamo sia il caso di dirla tutta!
Andrea Balìa
Partito del Sud - Napoli
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