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Ambra Murè La battaglia contro la mafia la si può perdere per diverse ragioni. La si può perdere anche perché si viene lasciati soli dalla politica. Con un comunicato d’addio, l’associazione SOS racket e usura di Milano si scioglie. Come si legge sul sito, la decisione è irreversibile e arriva dopo “13 anni ininterrotti di denunce” e numerosi atti intimidatori. L’ultimo in ordine di tempo: l’incendio di un furgone di proprietà del presidente. Il clima per i volontari si è fatto pesante soprattutto negli ultimi mesi, dopo che l’associazione ha denunciato pubblicamente il racket degli alloggi popolari, messo in atto dai clan in alcune zone del capoluogo lombardo. Quello in cui, secondo il prefetto Gian Valerio Lombardi, “la mafia non esiste”.
“In numerosi quartieri di Milano – dichiara il presidente dell’associazione Frediano Manzi - ci sono associazioni criminali radicate da anni, alcune da oltre due decenni, che in totale impunità vendono alloggi di proprietà del Comune di Milano e controllano anche lo spaccio di sostanze stupefacenti”. In totale impunità, appunto. Anche dopo che su questi fatti ha cominciato a indagare la Squadra Mobile di Milano: “...mai una parola è stata detta dal sindaco Moratti da quando è esploso lo scandalo”. Tre persone sono state arrestate. Altre 12 sono indagate. Ma l’associazione è stata lasciata da sola. “Da quando ci siamo occupati del racket delle case popolari – si legge sul sito - non possiamo più entrare in alcuni quartieri di Milano senza essere bersagliati da insulti e minacce”. Gli enti locali non hanno nemmeno saputo o voluto mettere a disposizione dell’associazione una sede sicura: “Noi non abbiamo una sede – racconta il presidente. E ogni volta che facciamo una denuncia, in qualunque Procura italiana, mettiamo l’indirizzo di casa mia”. Ad aver piegato i volontari dell’associazione però non sono state le intimidazioni: “quelle sono cose che si mettono in conto”. A dare il colpo fatale è stato il silenzio assordante della politica: “noi non ci siamo arresi alla criminalità organizzata. Ci siamo arresi allo Stato”.
Giovanni Falcone diceva: la mafia si può vincere, ma senza pretendere l’eroismo di inermi cittadini. Ed è per questo che la chiusura dell’associazione SOS racket e usura di Milano è soprattutto una sconfitta dello Stato.
Ascolta l'intervista a Frediano Manzi
Fonte:Articolo 21
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Ambra Murè La battaglia contro la mafia la si può perdere per diverse ragioni. La si può perdere anche perché si viene lasciati soli dalla politica. Con un comunicato d’addio, l’associazione SOS racket e usura di Milano si scioglie. Come si legge sul sito, la decisione è irreversibile e arriva dopo “13 anni ininterrotti di denunce” e numerosi atti intimidatori. L’ultimo in ordine di tempo: l’incendio di un furgone di proprietà del presidente. Il clima per i volontari si è fatto pesante soprattutto negli ultimi mesi, dopo che l’associazione ha denunciato pubblicamente il racket degli alloggi popolari, messo in atto dai clan in alcune zone del capoluogo lombardo. Quello in cui, secondo il prefetto Gian Valerio Lombardi, “la mafia non esiste”.
“In numerosi quartieri di Milano – dichiara il presidente dell’associazione Frediano Manzi - ci sono associazioni criminali radicate da anni, alcune da oltre due decenni, che in totale impunità vendono alloggi di proprietà del Comune di Milano e controllano anche lo spaccio di sostanze stupefacenti”. In totale impunità, appunto. Anche dopo che su questi fatti ha cominciato a indagare la Squadra Mobile di Milano: “...mai una parola è stata detta dal sindaco Moratti da quando è esploso lo scandalo”. Tre persone sono state arrestate. Altre 12 sono indagate. Ma l’associazione è stata lasciata da sola. “Da quando ci siamo occupati del racket delle case popolari – si legge sul sito - non possiamo più entrare in alcuni quartieri di Milano senza essere bersagliati da insulti e minacce”. Gli enti locali non hanno nemmeno saputo o voluto mettere a disposizione dell’associazione una sede sicura: “Noi non abbiamo una sede – racconta il presidente. E ogni volta che facciamo una denuncia, in qualunque Procura italiana, mettiamo l’indirizzo di casa mia”. Ad aver piegato i volontari dell’associazione però non sono state le intimidazioni: “quelle sono cose che si mettono in conto”. A dare il colpo fatale è stato il silenzio assordante della politica: “noi non ci siamo arresi alla criminalità organizzata. Ci siamo arresi allo Stato”.
Giovanni Falcone diceva: la mafia si può vincere, ma senza pretendere l’eroismo di inermi cittadini. Ed è per questo che la chiusura dell’associazione SOS racket e usura di Milano è soprattutto una sconfitta dello Stato.
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