COLLEZIONE FRANCESCO DI RAUSO - CASERTA
Medaglia in argento del 1815, di 49 mm di diametro,
coniata per la fedeltà della Città di Pizzo ai Borbone
(cliccare sull'immagine per ingrandire)
Al dritto:
FERDINANDUS IV. UTRIUSQUE SICILIAE REX P.F.A. (Pius Felix Augustus), (Effigie del re coronato a destra, con lunga chioma).
Al rovescio:
OB EGREGIAM URBIS PITII FIDELITATEM (Traduzione: per la notevole fedeltà della città di Pizzo) (Giglio borbonico), all’esergo: PROSTRIDIE NONAS OCTOBRIS / ANNI R.S. MDCCCXV (9 ottobre dell’anno 1815)
LA CELEBERRIMA MEDAGLIA PER LA FEDELTA' DELLA CITTA' DI PIZZO CALABRO VERSO I BORBONE *
(a cura di Francesco Di Rauso e di Salvatore D’Auria)
La bellissima medaglia presentata in questo articolo, che ricorda un episodio triste per il periodo napoleonico ma nello stesso tempo importantissimo, fu distribuita con apposita cerimonia dal generale Nunziante il 17 Giugno del 1816 ad alcuni cittadini di Pizzo Calabro, che avevano avuto un ruolo decisivo nella cattura di Gioacchino Murat dopo il suo disperato tentativo di riconquistare il Regno Delle Due Sicilie.
Nell’opera di Tommaso Siciliano vi sono studi e ricerche in merito alla coniazione di diversi esemplari in oro, questi ultimi donati dal re Ferdinando IV al comune di Pizzo come ringraziamento per la fedeltà dimostrata dalla città verso la dinastia borbonica. Queste medaglie rimasero custodite presso la casa comunale fino al 1863, anno in cui vennero fuse per ordine del governo. Successivamente il Comune ottenne un risarcimento in lire pari al valore intrinseco delle megaglie (settanta ducati napoletani ciascuna). Quasi tutti i suddetti pezzi furono quindi fusi, ad eccezione di due esemplari (forse tre), di cui uno esposto nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
I “pochissimi” esemplari in argento invece, sopravvissuti ai quasi due secoli di vita, devono essere considerati di grande rarità. Anche se i documenti ufficiali parlano infatti di sessanta medaglie coniate, sicuramente quelli esistenti oggi sul mercato o nelle raccolte private sono complessivamente ben pochi. Il grande esperto e collezionista Eduardo Ricciardi, infatti, aveva nella sua collezione solo l’esemplare in bronzo (ricordiamo ai lettori che quest’ultimo volle donare ai Napoletani la sua collezione e oggi, grazie a questo nobile gesto, possiamo ammirare nel museo di San Martino di Napoli la prestigiosa raccolta).
Dai documenti ufficiali non risultano esemplari in bronzo, ma è evidente che ne furono coniati ed anche se la reperibilità sul mercato di questi ultimi è molto difficile, essi sono meno rari di quelli in argento.
Come già detto, l’apparizione sul mercato degli esemplari in argento è avvenimento rarissimo, specialmente negli ultimi anni: oltre all’esemplare della collezione venduta nell’asta Christie’s nel 1992, si è a conoscenza di un solo altro esemplare, venduto nell’asta del Titano di Zurigo nel 1996 e stimato 20.000 Franchi svizzeri.
L’esemplare in argento qui illustrato è in splendido stato di conservazione e presenta nei campi, impercettibili e numerose mancanze di metallo che appaiono come tanti puntini neri (tipico difetto delle medaglie borboniche di grande diametro, che aveva luogo nel momento in cui il pesantissimo conio batteva con un colpo secco il tondello metallico). E’ una medaglia ricercata anche da collezionisti francesi in quanto commemora un momento storico di grande importanza anche per la Francia: segnò infatti la fine del sovrano napoleonide in Italia ...
* Estratto dell'articolo pubblicato su "Panorama Numismatico" n.. 166 - Settembre 2002
Fonte:Vibo Marina.eu
Segnalazione ASDS
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