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Il Risorgimento: uno stupro!
Di Michele Fabbri
Mai definizione fu più calzante per definire gli avvenimenti che hanno portato all’unità d’Italia: un evento storico che si è consumato nell’aperta ostilità delle popolazioni interessate o, quanto meno, nella più assoluta indifferenza.
Elena Bianchini Braglia, una delle più qualificate studiose della storia risorgimentale, ha pubblicato un libro che riassume i termini storiografici della questione con un originale stratagemma letterario: la signora Italia in crisi d’identità si reca da uno psicologo per cercare di mettere ordine nelle vicende della sua vita.
La frase che si sente più spesso in bocca agli abitanti della penisola è: “mi vergogno di essere italiano”. Forse per questo il titolo del libro della Bianchini Braglia è Le radici della vergogna.
Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, scriveva: “non vi è ragione che gli italiani si graffino il volto, accorgendosi che la loro casa è divisa in più camere e non in un solo salone”. In effetti la civiltà italiana fu esempio grandioso di arte e di cultura quando gli italiani non erano tali, ma erano fiorentini, milanesi, romani, veneziani, napoletani… Con la nascita della nazione unitaria la cultura italiana è andata incontro a un rapido declino e gli abitanti della penisola hanno cominciato a essere guardati con la lente di stereotipi caricaturali e folcloristici, se non come un popolo di straccioni!
Nel racconto della signora Italia emergono i personaggi che sono stati elevati al rango di “padri della patria”: Vittorio Emanuele, Cavour, Garibaldi, Mazzini solo per citare i più importanti. Caratteristica comune a tutti erano le debolezze umane e talvolta la fragilità caratteriale, e soprattutto la scarsa consapevolezza della posta in gioco degli eventi risorgimentali. Infatti il movimento unionista era qualcosa che andava ben al di là di questioni locali: i fili dei burattini erano tirati dalle logge massoniche straniere, soprattutto nei paesi anglosassoni protestanti, che volevano cancellare la Chiesa Cattolica e in generale ogni traccia di Ancien Régime. Per questo la rivista dei gesuiti “La Civiltà Cattolica”, tenace avversaria culturale del Risorgimento, definiva il protestantesimo come la “molla della rivoluzione”, osservando come il fine del Risorgimento fosse quello di sostituire la morale cattolica con quella, per tanti aspetti assolutamente angosciante, delle chiese protestanti.
Per i popoli italiani il Risorgimento sarà una lunga sequenza di episodi dolorosi: guerre, plebisciti-truffa, brigantaggio, scandali e corruzione… Ma ci furono anche episodi nobili della Resistenza antirisorgimentale che non devono essere dimenticati: la Brigata Estense che seguì in esilio il duca di Modena, l’eroica resistenza di Gaeta e di Ancona, la vittoria pontificia a Mentana: il libro ripercorre con commossa partecipazione queste vicende alle quali la Bianchini Braglia ha dedicato studi approfonditi pubblicati in altri volumi.
Non si insisterà mai abbastanza sull’opportunità di promuovere studi revisionisti sul tema del Risorgimento: la decostruzione delle mitologie unioniste è assolutamente necessaria per fare chiarezza sulla versione della storia edulcorata e artefatta che viene ancor oggi propinata nelle scuole, con uno stile melenso da libro Cuore. Tanto più che le grandi trasformazioni del mondo contemporaneo impongono un superamento di certe posizioni storiografiche ormai divenute provinciali e obsolete.
Nel XXI secolo la classe dirigente italiana si è riappropriata della stucchevole retorica risorgimentale mettendo in scena manifestazioni patriottarde che hanno il sapore del ridicolo nello scenario di esproprio della sovranità che si sta delineando con la globalizzazione. Fra i progetti di istituzioni internazionali perseguiti dai poteri forti e i tentativi di definire nuovi assetti territoriali che si manifestano nelle spinte dal basso, la celebrazione dei fasti nazionali appare sempre più delegittimata.
E per restare alla metafora medica utilizzata dall’autrice, si potrebbe osservare che l’unità d’Italia non l’ha ordinata il dottore!
* * *
Elena Bianchini Braglia, Risorgimento. Le radici della vergogna. Psicanalisi dell’Italia, CSR Edizioni Terra e Identità, Reggio Emilia 2009, pp.288, € 15,00 – www.elenabianchinibraglia.it
Fonte:Centro Studi La Runa .
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Di Michele Fabbri
Mai definizione fu più calzante per definire gli avvenimenti che hanno portato all’unità d’Italia: un evento storico che si è consumato nell’aperta ostilità delle popolazioni interessate o, quanto meno, nella più assoluta indifferenza.
Elena Bianchini Braglia, una delle più qualificate studiose della storia risorgimentale, ha pubblicato un libro che riassume i termini storiografici della questione con un originale stratagemma letterario: la signora Italia in crisi d’identità si reca da uno psicologo per cercare di mettere ordine nelle vicende della sua vita.
La frase che si sente più spesso in bocca agli abitanti della penisola è: “mi vergogno di essere italiano”. Forse per questo il titolo del libro della Bianchini Braglia è Le radici della vergogna.
Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, scriveva: “non vi è ragione che gli italiani si graffino il volto, accorgendosi che la loro casa è divisa in più camere e non in un solo salone”. In effetti la civiltà italiana fu esempio grandioso di arte e di cultura quando gli italiani non erano tali, ma erano fiorentini, milanesi, romani, veneziani, napoletani… Con la nascita della nazione unitaria la cultura italiana è andata incontro a un rapido declino e gli abitanti della penisola hanno cominciato a essere guardati con la lente di stereotipi caricaturali e folcloristici, se non come un popolo di straccioni!
Nel racconto della signora Italia emergono i personaggi che sono stati elevati al rango di “padri della patria”: Vittorio Emanuele, Cavour, Garibaldi, Mazzini solo per citare i più importanti. Caratteristica comune a tutti erano le debolezze umane e talvolta la fragilità caratteriale, e soprattutto la scarsa consapevolezza della posta in gioco degli eventi risorgimentali. Infatti il movimento unionista era qualcosa che andava ben al di là di questioni locali: i fili dei burattini erano tirati dalle logge massoniche straniere, soprattutto nei paesi anglosassoni protestanti, che volevano cancellare la Chiesa Cattolica e in generale ogni traccia di Ancien Régime. Per questo la rivista dei gesuiti “La Civiltà Cattolica”, tenace avversaria culturale del Risorgimento, definiva il protestantesimo come la “molla della rivoluzione”, osservando come il fine del Risorgimento fosse quello di sostituire la morale cattolica con quella, per tanti aspetti assolutamente angosciante, delle chiese protestanti.
Per i popoli italiani il Risorgimento sarà una lunga sequenza di episodi dolorosi: guerre, plebisciti-truffa, brigantaggio, scandali e corruzione… Ma ci furono anche episodi nobili della Resistenza antirisorgimentale che non devono essere dimenticati: la Brigata Estense che seguì in esilio il duca di Modena, l’eroica resistenza di Gaeta e di Ancona, la vittoria pontificia a Mentana: il libro ripercorre con commossa partecipazione queste vicende alle quali la Bianchini Braglia ha dedicato studi approfonditi pubblicati in altri volumi.
Non si insisterà mai abbastanza sull’opportunità di promuovere studi revisionisti sul tema del Risorgimento: la decostruzione delle mitologie unioniste è assolutamente necessaria per fare chiarezza sulla versione della storia edulcorata e artefatta che viene ancor oggi propinata nelle scuole, con uno stile melenso da libro Cuore. Tanto più che le grandi trasformazioni del mondo contemporaneo impongono un superamento di certe posizioni storiografiche ormai divenute provinciali e obsolete.
Nel XXI secolo la classe dirigente italiana si è riappropriata della stucchevole retorica risorgimentale mettendo in scena manifestazioni patriottarde che hanno il sapore del ridicolo nello scenario di esproprio della sovranità che si sta delineando con la globalizzazione. Fra i progetti di istituzioni internazionali perseguiti dai poteri forti e i tentativi di definire nuovi assetti territoriali che si manifestano nelle spinte dal basso, la celebrazione dei fasti nazionali appare sempre più delegittimata.
E per restare alla metafora medica utilizzata dall’autrice, si potrebbe osservare che l’unità d’Italia non l’ha ordinata il dottore!
* * *
Elena Bianchini Braglia, Risorgimento. Le radici della vergogna. Psicanalisi dell’Italia, CSR Edizioni Terra e Identità, Reggio Emilia 2009, pp.288, € 15,00 – www.elenabianchinibraglia.it
Fonte:Centro Studi La Runa .
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