Il 2010 si avvicina e con l’approssimarsi del nuovo anno solitamente si fa un bilancio e si riaccende, soprattutto in Rete, il dibattito sul meridionalismo e sulla verità storica negata, sugli eventi o le azioni da proporre, sulla necessità di un fronte unito meridionalista.
Negli ultimi tempi c’e’ stato un proliferare di movimenti ed associazioni che propongono la loro ricetta, il loro punto di vista, e soprattutto la voglia di lottare per il riscatto della nostra terra e questo mi sembra l’aspetto più positivo del momento storico molto buio che stiamo vivendo noi meridionali, basta vedere le tragiche vicende degli operai di Termini Imerese o lo squallore della politica campana tra il vicereame affaristico di Bassolino e le alternative in odor di camorra come Cosentino.
Nessuno purtroppo ha la soluzione o la bacchetta magica né nessun movimento ha avuto rilevanza nazionale o ha ottenuto dei risultati così eclatanti da poter indicare una strada; la nostra terra vive una situazione coloniale da circa 150 anni e nello scenario politico, mediatico, economico, e soprattutto lobbistico del belpaese tosco-padano di oggi, il Mezzogiorno oramai è stato relegato ai margini del dibattito e viene sempre più penalizzato dalle scelte del governo nazionale e dall’assoluta incapacità dei governi locali, regionali o provinciali o comunali, di destra o di sinistra.
Fa comodo diffondere l’idea di un Mezzogiorno soltanto fonte di sprechi e dominio della criminalità organizzata e della corruzione, in pratica dobbiamo essere considerati come un “Nord mancato”, un luogo antropologicamente destinato al degrado ed al sottosviluppo e che “non riesce” ad essere più moderno, più civile e più sviluppato. Queste teorie, che molto prendono in eredità dal pensiero di Lombroso sui “briganti” del 1860-1870, oggi ovviamente servono per continuare a tagliare fondi al Sud senza che nessuno alzi la voce per dire che la realtà è diversa, dai conti territoriali del Ministero dello Sviluppo Economico risulta evidente che di soldi se ne spendono meno al Sud (una delle pochi voci lontane dal coro è quella di Viesti in “Mezzogiorno a tradimento”, ma basta scaricare il Rapporto 2008 del Dipartimento per la Coesione e lo Sviluppo Economico sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, del Ministero dello Sviluppo Economico*, per vedere che la spesa totale del settore pubblico allargato è stata di ca. 14.000 Euro procapite al CentroNord e ca. 10.000 al Sud…è un oltraggio a quel famoso art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana ed è uno schiaffo pesantissimo da dare a tutti i soloni dei media italian-padani!). Come dimostrano tantissime inchieste di oggi inoltre, le mafie, camorre e ‘ndranghete oramai non sono più soltanto radicate nel territorio meridionale ma sono presenti, con investimenti e con iniziative concrete anche in Lombardia, in Veneto, in Emilia…praticamente vanno a braccetto con l’imprenditoria padana; questo per non parlare delle lobby economiche padane che da sempre socializzano le perdite e privatizzano gli utili o della corruzione politica ed affaristica al Nord visto che Tangentopoli mi pare sia scoppiata a Milano e non a Napoli, Fiorani con la Banca Popolare era basato a Lodi e non a Caserta, Tanzi è di Parma e non di Reggio Calabria…e potrei andare avanti per giorni con i cattivi esempi del Nord politico ed imprenditoriale. Ed invece i media italian-padani strombazzano sempre con la grancassa gli sprechi al Sud o i falsi invalidi meridionali o le mazzette al Sud mentre analoghi casi al Nord li fanno apparire casi sporadici ed isolati di un’economia sana e che va bene, mentre al Sud dobbiamo sempre vergognarci di non riuscire ad essere come “loro”.
Da dove ha origine questa situazione di sudditanza psicologica del Sud e da quando iniziano queste teorie al limite del razzismo e che ben preparano il campo al prossimo federalismo voluto dalla Lega Nord?
Sicuramente dal famigerato 1861, anno nefasto per noi meridionali, di una “malaunità” imposta con una guerra di annessione e con la forza ed i danari della massoneria internazionale che ha avuto nei Savoia e nei Garibaldi il braccio operativo o meglio i servi schiocchi del progetto “liberale”. Progetto che ci ha portato il “progresso” di disastrose avventure coloniali, due tragiche guerre mondiali ed il fascismo, e poi decenni di situazione politica congelata tra democristiani e comunisti, come oggi lo è da 15 anni tra berlusconiani ed antiberlusconiani. Comprendere che la questione meridionale nasce circa 150 anni fa, è fondamentale per capire la situazione di oggi e per capire che non siamo “antropologicamente inferiori e mafiosi e camorristi”, la riscoperta di un’identità e della verità storica è sicuramente un punto fondamentale e indispensabile di ogni serio movimento meridionalista, chi non lo capisce o è stupido o molto più probabilmente è in malafede.
Per questo io non mi vergogno di esporre o di presentarmi sempre con i simboli del glorioso Regno delle Due Sicilie e di dichiarami “neoborbonico” in senso identitario, così come sono orgoglioso di essere erede di una tradizione culturale di secoli di civiltà meridionale, dalla Magna Grecia a Federico II e dallo “stupor mundi” fino al grande re Carlo di Borbone e poi re Ferdinando II, da Campanella a Vico, da Parmenide di Elea a Pitagora, da Pirandello a De Filippo, da Totò a Troisi…l’elenco sarebbe troppo lungo!
Di questa riscoperta identitaria ovviamente ringrazio i miei maestri, da Alianello a De Sivo, dai compianti Lucio Barone ed Angelo Manna fino ai leader meridionalisti di oggi, da Ciano a Zitara, da De Crescenzo a Pagano…solo per citarne alcuni e sperando di non offendere gli altri…ovviamente questa riscoperta identitaria è stata metabolizzata ed aggiunta alle altre mie idee e convinzioni, per sviluppare un pensiero personale ed un progetto politico che spero di portare avanti con gli amici e compatrioti del Partito del Sud.
Secondo me non basta rimpiangere il passato, e ahimè la storia ci insegna che non si può mai tornare indietro, ma coi corsi e ricorsi storici di vichiana memoria possiamo attualizzare il pensiero megaloellenico, borbonico ed infine meridionalista per renderlo efficace, moderno e degno di attenzione nel 3° millennio con una serie di considerazioni.
Non possiamo essere secondo me un movimento esclusivamente “tradizionalista”, in senso monarchico e cattolico ultra-tradizionalista, questo non si sposerebbe una società moderna che oramai anche al Sud è post-industriale e molto lontana, non solo da quella prevalentemente agricola e cattolica del 1861, ma anche rispetto a quella di 20 anni fa; ma questo, sempre secondo la mia modesta opinione, ovviamente non vuol dire non accettare esponenti “tradizionalisti” che accettino di essere una componente del movimento.
Non possiamo essere secondo me un movimento esclusivamente separatista, anche qui secondo me oggi non troviamo molto campo fertile nell’odierna società meridionale che anzi alla parola “indipendenza” si spaventa, consideriamo che la società meridionale è “anestetizzata” da quasi 150 anni di colonialismo tricolorato e risorgimentale e anche da un ventennio di rincoglionimento televisivo berlusconiano. Anche per quest’aspetto, ciò non significa non accettare nel movimento esponenti indipendentisti “duri e puri” o non ipotizzare un cammino che in futuro mi porterà o ci porterà a posizioni più nette e favorevoli all’indipendentismo, basta che questa non sia una pregiudiziale da imporre all’interno del movimento e soprattutto “da subito” come un aut aut. Forse è più importante compattare il fronte e iniziare a prepararci ai prossimi tetri scenari federalisti che ci saranno imposti, come al solito, dal Nord…dobbiamo essere capaci di rispondere velocemente con una NOSTRA controproposta, seria e credibile.
Detto quello che non dobbiamo essere, dobbiamo invece essere capaci di essere propositivi e di sognare, immaginare, progettare e realizzare un futuro diverso per la nostra terra. Questo si fa costruendo un grande movimento meridionalista che sia la casa di tutti quelli che hanno come obiettivo primario il riscatto del Sud a partire dalla verità storica, con la consapevolezza che la “questione meridionale” non è stata creata dai meridionali e non potrà essere risolta se non dai meridionali, con un “nostro” federalismo (non quello meramente fiscale proposto dalla Lega Nord…ma un progetto nuovo che nasca dal Sud e per il Sud, ad esempio penso alla macroregione Napolitana autonoma, che insieme allo Statuto di autonomia finalmente applicato in pieno per la Regione Sicilia, darebbe un nuovo impulso alle nostre terre), economia e turismo sostenibile, sviluppo della ricerca per valorizzare il nostro maggior asset che è quello delle intelligenze dei giovani meridionali, incentivi efficaci alle energie alternative e allo start up di piccole aziende innovative in settori come Internet o dell’artigianato tradizionale di qualità e soprattutto rispetto per l’ambiente, la “nostra” terra ed il “nostro” mare. Rispetto per la nostra terra vuol dire pensare ad un serio progetto di bonifica per la Campania prima che agli inceneritori bresciani come soluzione, vuol dire diffondere una cultura ed una pratica della raccolta differenziata e prendere come esempio i progetti “Rifiuti Zero” da benchmark con le migliori esperienze californiane o scandinave, vuol dire avere al Sud almeno l’energia solare che si ha in Germania, vuol dire rifiutare il destino della bella terra lucana come discarica nucleare, vuol dire combattere le follie antieconomiche come il Ponte sullo Stretto che sicuramente porterà i suoi benefici economici maggiormente alla padana Impregilo che ai compatrioti di Sicilia e Calabria, vuol dire destinare fondi alla banda larga al Sud e alle scuole meridionali piuttosto che ad aziende padane come FIAT che il lavoro oramai se lo porta all’estero e ovviamente sarà il Sud con Termini Imerese e Pomigliano a pagare il conto, vuol dire sostenere economicamente le piccole banche cooperative veramente meridionali e non le fantomatiche Banche del Sud di Tremonti, sostenere i piccoli imprenditori meridionali taglieggiati sia dalle grandi banche italiane oramai tutte padane (con tassi di interesse più alti della media nazionale) che dalla criminalità organizzata….e mi fermo qui perché non è mia intenzione dettagliare in questa sede il nostro programma futuro!
Per questi progetti abbiamo bisogno di compatrioti tenaci, onesti e preparati e dovremo soprattutto emarginare gli “schizzati” o le “pazzoidi” con manie di protagonismo che già tanti danni e perdite di tempo hanno procurato con scissioni ed incomprensioni e pure gli “accattoni”, cioè quelli a cui va tutto bene basta che gli promettono qualcosa a destra o a sinistra, un po’ di visibilità o un posto in lista o una poltrona qualsiasi.
Con questi uomini e questi principi etici, su queste proposte e su questi programmi, noi ci giocheremo la nostra credibilità, una seria alternativa allo sfacelo italian-risorgimentale della politica di destra e sinistra, diversi non solo nelle radici storiche ma anche nelle idee, nei metodi, in particolare nel modo di concepire eticamente la politica. Soprattutto in base a questa credibilità, potremmo essere più efficaci nel raccontare la nostra vera storia, contrastare davvero le mafie e l’esercito mediatico italian-padano, senza farci richiudere nel ghetto dei “nostalgici” e del “piagnisteo assistenzialista” che ci ha riservato il belpaese dei fratelli d’Italia con la sua retorica “risorgimentale”… perché come disse Orwell: chi controlla il passato, controlla il futuro!
Buon 2010 e buonissime feste a tutti voi fratelli meridionali, autonomisti o indipendentisti, monarchici o repubblicani, cattolici o laici, napoletani o siciliani o duosiciliani…impariamo a confrontarci, come non siamo riusciti a fare in passato ed ognuno si è chiuso nel suo orticello di simbolo, movimento o associazione…e combattiamo finalmente sotto un’unica bandiera del Sud i nostri veri nemici e colonizzatori! Un esercito di nemici potentissimo e dotato di formidabili mezzi economici e mediatici ci attende, ma noi non possiamo arrenderci perché oggi abbiamo scarsi mezzi né possiamo per calcolo o per ingenuità pensare di “infiltrarci” nelle linee “nemiche” e allearci col diavolo di turno di destra o di sinistra né tanto meno fornire col nostro vano isolazionismo e velleitario protagonismo altro spazio alle lobbies toscopadane, noi del Partito del Sud ci proveremo fin dal 2010 alle prossime elezioni regionali ed aspettiamo a braccia aperte tutti i nostri fratelli meridionali per fare fronte comune per la nostra lotta di liberazione…ed i briganti del terzo millenio finalmente saranno una realtà!
AUGURISSIMI A TUTTI NOI CHE CREDIAMO ANCORA NEI SOGNI DI VERITA’, GIUSTIZIA E LIBERTA’ PER IL NOSTRO SUD!
Enzo Riccio
Segretario Organizzativo Nazionale
PARTITO DEL SUD
* da http://www.dps.tesoro.it/rapporto_annuale_2008.asp
giovedì 31 dicembre 2009
Buon 2010 al popolo meridionale !!!
Il 2010 si avvicina e con l’approssimarsi del nuovo anno solitamente si fa un bilancio e si riaccende, soprattutto in Rete, il dibattito sul meridionalismo e sulla verità storica negata, sugli eventi o le azioni da proporre, sulla necessità di un fronte unito meridionalista.
Negli ultimi tempi c’e’ stato un proliferare di movimenti ed associazioni che propongono la loro ricetta, il loro punto di vista, e soprattutto la voglia di lottare per il riscatto della nostra terra e questo mi sembra l’aspetto più positivo del momento storico molto buio che stiamo vivendo noi meridionali, basta vedere le tragiche vicende degli operai di Termini Imerese o lo squallore della politica campana tra il vicereame affaristico di Bassolino e le alternative in odor di camorra come Cosentino.
Nessuno purtroppo ha la soluzione o la bacchetta magica né nessun movimento ha avuto rilevanza nazionale o ha ottenuto dei risultati così eclatanti da poter indicare una strada; la nostra terra vive una situazione coloniale da circa 150 anni e nello scenario politico, mediatico, economico, e soprattutto lobbistico del belpaese tosco-padano di oggi, il Mezzogiorno oramai è stato relegato ai margini del dibattito e viene sempre più penalizzato dalle scelte del governo nazionale e dall’assoluta incapacità dei governi locali, regionali o provinciali o comunali, di destra o di sinistra.
Fa comodo diffondere l’idea di un Mezzogiorno soltanto fonte di sprechi e dominio della criminalità organizzata e della corruzione, in pratica dobbiamo essere considerati come un “Nord mancato”, un luogo antropologicamente destinato al degrado ed al sottosviluppo e che “non riesce” ad essere più moderno, più civile e più sviluppato. Queste teorie, che molto prendono in eredità dal pensiero di Lombroso sui “briganti” del 1860-1870, oggi ovviamente servono per continuare a tagliare fondi al Sud senza che nessuno alzi la voce per dire che la realtà è diversa, dai conti territoriali del Ministero dello Sviluppo Economico risulta evidente che di soldi se ne spendono meno al Sud (una delle pochi voci lontane dal coro è quella di Viesti in “Mezzogiorno a tradimento”, ma basta scaricare il Rapporto 2008 del Dipartimento per la Coesione e lo Sviluppo Economico sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, del Ministero dello Sviluppo Economico*, per vedere che la spesa totale del settore pubblico allargato è stata di ca. 14.000 Euro procapite al CentroNord e ca. 10.000 al Sud…è un oltraggio a quel famoso art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana ed è uno schiaffo pesantissimo da dare a tutti i soloni dei media italian-padani!). Come dimostrano tantissime inchieste di oggi inoltre, le mafie, camorre e ‘ndranghete oramai non sono più soltanto radicate nel territorio meridionale ma sono presenti, con investimenti e con iniziative concrete anche in Lombardia, in Veneto, in Emilia…praticamente vanno a braccetto con l’imprenditoria padana; questo per non parlare delle lobby economiche padane che da sempre socializzano le perdite e privatizzano gli utili o della corruzione politica ed affaristica al Nord visto che Tangentopoli mi pare sia scoppiata a Milano e non a Napoli, Fiorani con la Banca Popolare era basato a Lodi e non a Caserta, Tanzi è di Parma e non di Reggio Calabria…e potrei andare avanti per giorni con i cattivi esempi del Nord politico ed imprenditoriale. Ed invece i media italian-padani strombazzano sempre con la grancassa gli sprechi al Sud o i falsi invalidi meridionali o le mazzette al Sud mentre analoghi casi al Nord li fanno apparire casi sporadici ed isolati di un’economia sana e che va bene, mentre al Sud dobbiamo sempre vergognarci di non riuscire ad essere come “loro”.
Da dove ha origine questa situazione di sudditanza psicologica del Sud e da quando iniziano queste teorie al limite del razzismo e che ben preparano il campo al prossimo federalismo voluto dalla Lega Nord?
Sicuramente dal famigerato 1861, anno nefasto per noi meridionali, di una “malaunità” imposta con una guerra di annessione e con la forza ed i danari della massoneria internazionale che ha avuto nei Savoia e nei Garibaldi il braccio operativo o meglio i servi schiocchi del progetto “liberale”. Progetto che ci ha portato il “progresso” di disastrose avventure coloniali, due tragiche guerre mondiali ed il fascismo, e poi decenni di situazione politica congelata tra democristiani e comunisti, come oggi lo è da 15 anni tra berlusconiani ed antiberlusconiani. Comprendere che la questione meridionale nasce circa 150 anni fa, è fondamentale per capire la situazione di oggi e per capire che non siamo “antropologicamente inferiori e mafiosi e camorristi”, la riscoperta di un’identità e della verità storica è sicuramente un punto fondamentale e indispensabile di ogni serio movimento meridionalista, chi non lo capisce o è stupido o molto più probabilmente è in malafede.
Per questo io non mi vergogno di esporre o di presentarmi sempre con i simboli del glorioso Regno delle Due Sicilie e di dichiarami “neoborbonico” in senso identitario, così come sono orgoglioso di essere erede di una tradizione culturale di secoli di civiltà meridionale, dalla Magna Grecia a Federico II e dallo “stupor mundi” fino al grande re Carlo di Borbone e poi re Ferdinando II, da Campanella a Vico, da Parmenide di Elea a Pitagora, da Pirandello a De Filippo, da Totò a Troisi…l’elenco sarebbe troppo lungo!
Di questa riscoperta identitaria ovviamente ringrazio i miei maestri, da Alianello a De Sivo, dai compianti Lucio Barone ed Angelo Manna fino ai leader meridionalisti di oggi, da Ciano a Zitara, da De Crescenzo a Pagano…solo per citarne alcuni e sperando di non offendere gli altri…ovviamente questa riscoperta identitaria è stata metabolizzata ed aggiunta alle altre mie idee e convinzioni, per sviluppare un pensiero personale ed un progetto politico che spero di portare avanti con gli amici e compatrioti del Partito del Sud.
Secondo me non basta rimpiangere il passato, e ahimè la storia ci insegna che non si può mai tornare indietro, ma coi corsi e ricorsi storici di vichiana memoria possiamo attualizzare il pensiero megaloellenico, borbonico ed infine meridionalista per renderlo efficace, moderno e degno di attenzione nel 3° millennio con una serie di considerazioni.
Non possiamo essere secondo me un movimento esclusivamente “tradizionalista”, in senso monarchico e cattolico ultra-tradizionalista, questo non si sposerebbe una società moderna che oramai anche al Sud è post-industriale e molto lontana, non solo da quella prevalentemente agricola e cattolica del 1861, ma anche rispetto a quella di 20 anni fa; ma questo, sempre secondo la mia modesta opinione, ovviamente non vuol dire non accettare esponenti “tradizionalisti” che accettino di essere una componente del movimento.
Non possiamo essere secondo me un movimento esclusivamente separatista, anche qui secondo me oggi non troviamo molto campo fertile nell’odierna società meridionale che anzi alla parola “indipendenza” si spaventa, consideriamo che la società meridionale è “anestetizzata” da quasi 150 anni di colonialismo tricolorato e risorgimentale e anche da un ventennio di rincoglionimento televisivo berlusconiano. Anche per quest’aspetto, ciò non significa non accettare nel movimento esponenti indipendentisti “duri e puri” o non ipotizzare un cammino che in futuro mi porterà o ci porterà a posizioni più nette e favorevoli all’indipendentismo, basta che questa non sia una pregiudiziale da imporre all’interno del movimento e soprattutto “da subito” come un aut aut. Forse è più importante compattare il fronte e iniziare a prepararci ai prossimi tetri scenari federalisti che ci saranno imposti, come al solito, dal Nord…dobbiamo essere capaci di rispondere velocemente con una NOSTRA controproposta, seria e credibile.
Detto quello che non dobbiamo essere, dobbiamo invece essere capaci di essere propositivi e di sognare, immaginare, progettare e realizzare un futuro diverso per la nostra terra. Questo si fa costruendo un grande movimento meridionalista che sia la casa di tutti quelli che hanno come obiettivo primario il riscatto del Sud a partire dalla verità storica, con la consapevolezza che la “questione meridionale” non è stata creata dai meridionali e non potrà essere risolta se non dai meridionali, con un “nostro” federalismo (non quello meramente fiscale proposto dalla Lega Nord…ma un progetto nuovo che nasca dal Sud e per il Sud, ad esempio penso alla macroregione Napolitana autonoma, che insieme allo Statuto di autonomia finalmente applicato in pieno per la Regione Sicilia, darebbe un nuovo impulso alle nostre terre), economia e turismo sostenibile, sviluppo della ricerca per valorizzare il nostro maggior asset che è quello delle intelligenze dei giovani meridionali, incentivi efficaci alle energie alternative e allo start up di piccole aziende innovative in settori come Internet o dell’artigianato tradizionale di qualità e soprattutto rispetto per l’ambiente, la “nostra” terra ed il “nostro” mare. Rispetto per la nostra terra vuol dire pensare ad un serio progetto di bonifica per la Campania prima che agli inceneritori bresciani come soluzione, vuol dire diffondere una cultura ed una pratica della raccolta differenziata e prendere come esempio i progetti “Rifiuti Zero” da benchmark con le migliori esperienze californiane o scandinave, vuol dire avere al Sud almeno l’energia solare che si ha in Germania, vuol dire rifiutare il destino della bella terra lucana come discarica nucleare, vuol dire combattere le follie antieconomiche come il Ponte sullo Stretto che sicuramente porterà i suoi benefici economici maggiormente alla padana Impregilo che ai compatrioti di Sicilia e Calabria, vuol dire destinare fondi alla banda larga al Sud e alle scuole meridionali piuttosto che ad aziende padane come FIAT che il lavoro oramai se lo porta all’estero e ovviamente sarà il Sud con Termini Imerese e Pomigliano a pagare il conto, vuol dire sostenere economicamente le piccole banche cooperative veramente meridionali e non le fantomatiche Banche del Sud di Tremonti, sostenere i piccoli imprenditori meridionali taglieggiati sia dalle grandi banche italiane oramai tutte padane (con tassi di interesse più alti della media nazionale) che dalla criminalità organizzata….e mi fermo qui perché non è mia intenzione dettagliare in questa sede il nostro programma futuro!
Per questi progetti abbiamo bisogno di compatrioti tenaci, onesti e preparati e dovremo soprattutto emarginare gli “schizzati” o le “pazzoidi” con manie di protagonismo che già tanti danni e perdite di tempo hanno procurato con scissioni ed incomprensioni e pure gli “accattoni”, cioè quelli a cui va tutto bene basta che gli promettono qualcosa a destra o a sinistra, un po’ di visibilità o un posto in lista o una poltrona qualsiasi.
Con questi uomini e questi principi etici, su queste proposte e su questi programmi, noi ci giocheremo la nostra credibilità, una seria alternativa allo sfacelo italian-risorgimentale della politica di destra e sinistra, diversi non solo nelle radici storiche ma anche nelle idee, nei metodi, in particolare nel modo di concepire eticamente la politica. Soprattutto in base a questa credibilità, potremmo essere più efficaci nel raccontare la nostra vera storia, contrastare davvero le mafie e l’esercito mediatico italian-padano, senza farci richiudere nel ghetto dei “nostalgici” e del “piagnisteo assistenzialista” che ci ha riservato il belpaese dei fratelli d’Italia con la sua retorica “risorgimentale”… perché come disse Orwell: chi controlla il passato, controlla il futuro!
Buon 2010 e buonissime feste a tutti voi fratelli meridionali, autonomisti o indipendentisti, monarchici o repubblicani, cattolici o laici, napoletani o siciliani o duosiciliani…impariamo a confrontarci, come non siamo riusciti a fare in passato ed ognuno si è chiuso nel suo orticello di simbolo, movimento o associazione…e combattiamo finalmente sotto un’unica bandiera del Sud i nostri veri nemici e colonizzatori! Un esercito di nemici potentissimo e dotato di formidabili mezzi economici e mediatici ci attende, ma noi non possiamo arrenderci perché oggi abbiamo scarsi mezzi né possiamo per calcolo o per ingenuità pensare di “infiltrarci” nelle linee “nemiche” e allearci col diavolo di turno di destra o di sinistra né tanto meno fornire col nostro vano isolazionismo e velleitario protagonismo altro spazio alle lobbies toscopadane, noi del Partito del Sud ci proveremo fin dal 2010 alle prossime elezioni regionali ed aspettiamo a braccia aperte tutti i nostri fratelli meridionali per fare fronte comune per la nostra lotta di liberazione…ed i briganti del terzo millenio finalmente saranno una realtà!
AUGURISSIMI A TUTTI NOI CHE CREDIAMO ANCORA NEI SOGNI DI VERITA’, GIUSTIZIA E LIBERTA’ PER IL NOSTRO SUD!
Enzo Riccio
Segretario Organizzativo Nazionale
PARTITO DEL SUD
* da http://www.dps.tesoro.it/rapporto_annuale_2008.asp
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Negli ultimi tempi c’e’ stato un proliferare di movimenti ed associazioni che propongono la loro ricetta, il loro punto di vista, e soprattutto la voglia di lottare per il riscatto della nostra terra e questo mi sembra l’aspetto più positivo del momento storico molto buio che stiamo vivendo noi meridionali, basta vedere le tragiche vicende degli operai di Termini Imerese o lo squallore della politica campana tra il vicereame affaristico di Bassolino e le alternative in odor di camorra come Cosentino.
Nessuno purtroppo ha la soluzione o la bacchetta magica né nessun movimento ha avuto rilevanza nazionale o ha ottenuto dei risultati così eclatanti da poter indicare una strada; la nostra terra vive una situazione coloniale da circa 150 anni e nello scenario politico, mediatico, economico, e soprattutto lobbistico del belpaese tosco-padano di oggi, il Mezzogiorno oramai è stato relegato ai margini del dibattito e viene sempre più penalizzato dalle scelte del governo nazionale e dall’assoluta incapacità dei governi locali, regionali o provinciali o comunali, di destra o di sinistra.
Fa comodo diffondere l’idea di un Mezzogiorno soltanto fonte di sprechi e dominio della criminalità organizzata e della corruzione, in pratica dobbiamo essere considerati come un “Nord mancato”, un luogo antropologicamente destinato al degrado ed al sottosviluppo e che “non riesce” ad essere più moderno, più civile e più sviluppato. Queste teorie, che molto prendono in eredità dal pensiero di Lombroso sui “briganti” del 1860-1870, oggi ovviamente servono per continuare a tagliare fondi al Sud senza che nessuno alzi la voce per dire che la realtà è diversa, dai conti territoriali del Ministero dello Sviluppo Economico risulta evidente che di soldi se ne spendono meno al Sud (una delle pochi voci lontane dal coro è quella di Viesti in “Mezzogiorno a tradimento”, ma basta scaricare il Rapporto 2008 del Dipartimento per la Coesione e lo Sviluppo Economico sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, del Ministero dello Sviluppo Economico*, per vedere che la spesa totale del settore pubblico allargato è stata di ca. 14.000 Euro procapite al CentroNord e ca. 10.000 al Sud…è un oltraggio a quel famoso art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana ed è uno schiaffo pesantissimo da dare a tutti i soloni dei media italian-padani!). Come dimostrano tantissime inchieste di oggi inoltre, le mafie, camorre e ‘ndranghete oramai non sono più soltanto radicate nel territorio meridionale ma sono presenti, con investimenti e con iniziative concrete anche in Lombardia, in Veneto, in Emilia…praticamente vanno a braccetto con l’imprenditoria padana; questo per non parlare delle lobby economiche padane che da sempre socializzano le perdite e privatizzano gli utili o della corruzione politica ed affaristica al Nord visto che Tangentopoli mi pare sia scoppiata a Milano e non a Napoli, Fiorani con la Banca Popolare era basato a Lodi e non a Caserta, Tanzi è di Parma e non di Reggio Calabria…e potrei andare avanti per giorni con i cattivi esempi del Nord politico ed imprenditoriale. Ed invece i media italian-padani strombazzano sempre con la grancassa gli sprechi al Sud o i falsi invalidi meridionali o le mazzette al Sud mentre analoghi casi al Nord li fanno apparire casi sporadici ed isolati di un’economia sana e che va bene, mentre al Sud dobbiamo sempre vergognarci di non riuscire ad essere come “loro”.
Da dove ha origine questa situazione di sudditanza psicologica del Sud e da quando iniziano queste teorie al limite del razzismo e che ben preparano il campo al prossimo federalismo voluto dalla Lega Nord?
Sicuramente dal famigerato 1861, anno nefasto per noi meridionali, di una “malaunità” imposta con una guerra di annessione e con la forza ed i danari della massoneria internazionale che ha avuto nei Savoia e nei Garibaldi il braccio operativo o meglio i servi schiocchi del progetto “liberale”. Progetto che ci ha portato il “progresso” di disastrose avventure coloniali, due tragiche guerre mondiali ed il fascismo, e poi decenni di situazione politica congelata tra democristiani e comunisti, come oggi lo è da 15 anni tra berlusconiani ed antiberlusconiani. Comprendere che la questione meridionale nasce circa 150 anni fa, è fondamentale per capire la situazione di oggi e per capire che non siamo “antropologicamente inferiori e mafiosi e camorristi”, la riscoperta di un’identità e della verità storica è sicuramente un punto fondamentale e indispensabile di ogni serio movimento meridionalista, chi non lo capisce o è stupido o molto più probabilmente è in malafede.
Per questo io non mi vergogno di esporre o di presentarmi sempre con i simboli del glorioso Regno delle Due Sicilie e di dichiarami “neoborbonico” in senso identitario, così come sono orgoglioso di essere erede di una tradizione culturale di secoli di civiltà meridionale, dalla Magna Grecia a Federico II e dallo “stupor mundi” fino al grande re Carlo di Borbone e poi re Ferdinando II, da Campanella a Vico, da Parmenide di Elea a Pitagora, da Pirandello a De Filippo, da Totò a Troisi…l’elenco sarebbe troppo lungo!
Di questa riscoperta identitaria ovviamente ringrazio i miei maestri, da Alianello a De Sivo, dai compianti Lucio Barone ed Angelo Manna fino ai leader meridionalisti di oggi, da Ciano a Zitara, da De Crescenzo a Pagano…solo per citarne alcuni e sperando di non offendere gli altri…ovviamente questa riscoperta identitaria è stata metabolizzata ed aggiunta alle altre mie idee e convinzioni, per sviluppare un pensiero personale ed un progetto politico che spero di portare avanti con gli amici e compatrioti del Partito del Sud.
Secondo me non basta rimpiangere il passato, e ahimè la storia ci insegna che non si può mai tornare indietro, ma coi corsi e ricorsi storici di vichiana memoria possiamo attualizzare il pensiero megaloellenico, borbonico ed infine meridionalista per renderlo efficace, moderno e degno di attenzione nel 3° millennio con una serie di considerazioni.
Non possiamo essere secondo me un movimento esclusivamente “tradizionalista”, in senso monarchico e cattolico ultra-tradizionalista, questo non si sposerebbe una società moderna che oramai anche al Sud è post-industriale e molto lontana, non solo da quella prevalentemente agricola e cattolica del 1861, ma anche rispetto a quella di 20 anni fa; ma questo, sempre secondo la mia modesta opinione, ovviamente non vuol dire non accettare esponenti “tradizionalisti” che accettino di essere una componente del movimento.
Non possiamo essere secondo me un movimento esclusivamente separatista, anche qui secondo me oggi non troviamo molto campo fertile nell’odierna società meridionale che anzi alla parola “indipendenza” si spaventa, consideriamo che la società meridionale è “anestetizzata” da quasi 150 anni di colonialismo tricolorato e risorgimentale e anche da un ventennio di rincoglionimento televisivo berlusconiano. Anche per quest’aspetto, ciò non significa non accettare nel movimento esponenti indipendentisti “duri e puri” o non ipotizzare un cammino che in futuro mi porterà o ci porterà a posizioni più nette e favorevoli all’indipendentismo, basta che questa non sia una pregiudiziale da imporre all’interno del movimento e soprattutto “da subito” come un aut aut. Forse è più importante compattare il fronte e iniziare a prepararci ai prossimi tetri scenari federalisti che ci saranno imposti, come al solito, dal Nord…dobbiamo essere capaci di rispondere velocemente con una NOSTRA controproposta, seria e credibile.
Detto quello che non dobbiamo essere, dobbiamo invece essere capaci di essere propositivi e di sognare, immaginare, progettare e realizzare un futuro diverso per la nostra terra. Questo si fa costruendo un grande movimento meridionalista che sia la casa di tutti quelli che hanno come obiettivo primario il riscatto del Sud a partire dalla verità storica, con la consapevolezza che la “questione meridionale” non è stata creata dai meridionali e non potrà essere risolta se non dai meridionali, con un “nostro” federalismo (non quello meramente fiscale proposto dalla Lega Nord…ma un progetto nuovo che nasca dal Sud e per il Sud, ad esempio penso alla macroregione Napolitana autonoma, che insieme allo Statuto di autonomia finalmente applicato in pieno per la Regione Sicilia, darebbe un nuovo impulso alle nostre terre), economia e turismo sostenibile, sviluppo della ricerca per valorizzare il nostro maggior asset che è quello delle intelligenze dei giovani meridionali, incentivi efficaci alle energie alternative e allo start up di piccole aziende innovative in settori come Internet o dell’artigianato tradizionale di qualità e soprattutto rispetto per l’ambiente, la “nostra” terra ed il “nostro” mare. Rispetto per la nostra terra vuol dire pensare ad un serio progetto di bonifica per la Campania prima che agli inceneritori bresciani come soluzione, vuol dire diffondere una cultura ed una pratica della raccolta differenziata e prendere come esempio i progetti “Rifiuti Zero” da benchmark con le migliori esperienze californiane o scandinave, vuol dire avere al Sud almeno l’energia solare che si ha in Germania, vuol dire rifiutare il destino della bella terra lucana come discarica nucleare, vuol dire combattere le follie antieconomiche come il Ponte sullo Stretto che sicuramente porterà i suoi benefici economici maggiormente alla padana Impregilo che ai compatrioti di Sicilia e Calabria, vuol dire destinare fondi alla banda larga al Sud e alle scuole meridionali piuttosto che ad aziende padane come FIAT che il lavoro oramai se lo porta all’estero e ovviamente sarà il Sud con Termini Imerese e Pomigliano a pagare il conto, vuol dire sostenere economicamente le piccole banche cooperative veramente meridionali e non le fantomatiche Banche del Sud di Tremonti, sostenere i piccoli imprenditori meridionali taglieggiati sia dalle grandi banche italiane oramai tutte padane (con tassi di interesse più alti della media nazionale) che dalla criminalità organizzata….e mi fermo qui perché non è mia intenzione dettagliare in questa sede il nostro programma futuro!
Per questi progetti abbiamo bisogno di compatrioti tenaci, onesti e preparati e dovremo soprattutto emarginare gli “schizzati” o le “pazzoidi” con manie di protagonismo che già tanti danni e perdite di tempo hanno procurato con scissioni ed incomprensioni e pure gli “accattoni”, cioè quelli a cui va tutto bene basta che gli promettono qualcosa a destra o a sinistra, un po’ di visibilità o un posto in lista o una poltrona qualsiasi.
Con questi uomini e questi principi etici, su queste proposte e su questi programmi, noi ci giocheremo la nostra credibilità, una seria alternativa allo sfacelo italian-risorgimentale della politica di destra e sinistra, diversi non solo nelle radici storiche ma anche nelle idee, nei metodi, in particolare nel modo di concepire eticamente la politica. Soprattutto in base a questa credibilità, potremmo essere più efficaci nel raccontare la nostra vera storia, contrastare davvero le mafie e l’esercito mediatico italian-padano, senza farci richiudere nel ghetto dei “nostalgici” e del “piagnisteo assistenzialista” che ci ha riservato il belpaese dei fratelli d’Italia con la sua retorica “risorgimentale”… perché come disse Orwell: chi controlla il passato, controlla il futuro!
Buon 2010 e buonissime feste a tutti voi fratelli meridionali, autonomisti o indipendentisti, monarchici o repubblicani, cattolici o laici, napoletani o siciliani o duosiciliani…impariamo a confrontarci, come non siamo riusciti a fare in passato ed ognuno si è chiuso nel suo orticello di simbolo, movimento o associazione…e combattiamo finalmente sotto un’unica bandiera del Sud i nostri veri nemici e colonizzatori! Un esercito di nemici potentissimo e dotato di formidabili mezzi economici e mediatici ci attende, ma noi non possiamo arrenderci perché oggi abbiamo scarsi mezzi né possiamo per calcolo o per ingenuità pensare di “infiltrarci” nelle linee “nemiche” e allearci col diavolo di turno di destra o di sinistra né tanto meno fornire col nostro vano isolazionismo e velleitario protagonismo altro spazio alle lobbies toscopadane, noi del Partito del Sud ci proveremo fin dal 2010 alle prossime elezioni regionali ed aspettiamo a braccia aperte tutti i nostri fratelli meridionali per fare fronte comune per la nostra lotta di liberazione…ed i briganti del terzo millenio finalmente saranno una realtà!
AUGURISSIMI A TUTTI NOI CHE CREDIAMO ANCORA NEI SOGNI DI VERITA’, GIUSTIZIA E LIBERTA’ PER IL NOSTRO SUD!
Enzo Riccio
Segretario Organizzativo Nazionale
PARTITO DEL SUD
* da http://www.dps.tesoro.it/rapporto_annuale_2008.asp
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2 commenti:
Non penso ad una discussione Nord-Sud;
non penso ad un confronto Nord-Sud per trattamento diversificato.
Penso solo che le lo Stato Duosiciliano soffra un'occupazione militare, economica e culturale da 150 anni e, in qualità di Stato occupato, paghi per essere stato sconfitto militarmene .
E' un errore continuare a porsi come un'unica realtà di una stessa Nazione.
La verità è che siamo due nazioni obbligate, dalle armi tricolorate, a vivere nella stessa casa nella quale, ad una parte è concesso l'utilizzo di tutti i servizi, godendo di tutte le comodità, e all'altra è demandato il compito di fare le "pulizie" e fornire la manovalanza per la "manutenzione" della casa e dei suoi servizi, garantendo all'altra parte, quella forte, servizi e servitori senza sopportare alcun costo .
Sarebbe più onesto e giusto prendere coscienza di questo e farsi promotori di un taglio netto fra le due parti che, per interessi contrapposti, sono confliggenti.
Questi sono problemi che non nascono oggi, ma si trascinano da 150 anni...quanto tempo deve ancora passare perché si capisca che siamo come gli irlandesi, i baschi, i croati, i corsi, i montenegrini, i serbi, gli sloveni, i ceceni, i georgiani?
Siamo una realtà a sé stante e avulsa da un concetto nazionale, quello italiano, che non ci appartiene perchè, tutto al più, possiamo definirci Italici, con tutte le differenze culturali (così come i balcanici sono slavi, gli austriaci e i germanici sono tedeschi) ma mai italiani, un insieme, storicamente e politicamente, astratto.
Dunque, preso atto di questo, bisogna parlare solo di ripristino di "case" separate perchè ognuno possa tornare ad essere se stesso e curare i propri interessi come "propri" e non altrui.
A tutto questo non c'è alcuna via d'uscita che non sia l'INDIPENDENZA, parola che leggo poco e che fa paura a quasi tutti i "meridionalisti da salotto".
Compresa la natura del male che affligge il corpo, bisogna anche prescriverne la cura, anche se dolorosa, bisogna avere il coraggio di prescriverla prima che tutto vada in cancrena...cosa che per noi è già avvenuta e che, per salvare il salvabile, abbiamo bisogno di un buon "chirurgo" che asporti il marcio ( italia).
Anche se la pratica è dolorosa, per poterci garantire la sopravvivenza, necessita tagliare...anche senza anestetico "democratico".
Bello ! Sottoscrivo dalla a alla zeta!
Quel che approvo, in particolare, è l'auspicio di una concordia di intenti fra tutti i movimenti sorti in questi anni, senza inutili distinguo e rivendicazioni di improbabili primogeniture. Vedi, io sono di sinistra, ma di una sinistra meditata e non ideologica nel senso che ci sono arrivato avendo vissuto la mia vita lavorativa come funzionario di una grande banca italiana (oggi non più esistente) e, da nord a sud, ho potuto toccare con mano come, dietro le chiacchiere e le tabacchiere di legno (tanto per restare in tema "bancario")il meridione sia penalizzato sotto tutti i profili.
Ti basti questa considerazione: se, a malincuore, si può capire il fatto che la maggior rischiosità determini tassi più pesanti nei fidi ai danni degli imprenditori del sud, era del tutto ingiusto che le banche pagassero interessi più bassi sui depositi al sud...
Perciò, e qui chiudo, tutti oggi devono rendersi conto di una cosa, la società meridionale, bianca o rossa, nera o verde che sia, monarchica o repubblicana, centralista o federalista, ha, dovrebbe avere, un solo traguardo: recupero della propria identità, delle radici, unico mezzo per tornare ad essere un popolo. Poi, come in qualsiasi altra società, si potrà pensare in un modo o in un altro, è cosa del tutto normale. Come dicono gli inglesi "right or wrong my country" che in italiano è concetto lungo da rendere ma in napoletano..."ritto o stuorto...è o' paese nuosto".
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