Ricevo da Rete di Informazione del Regno delle Due Sicilie e posto:
Qualche anno fa affrontammo con non poco raccapriccio l’argomento Lombroso e l’unico conforto fu che quel museo, dedicato alla crudeltà maniacale del criminale medico piemontese, era stato definitivamente chiuso.
Adesso che si avvicinano le celebrazioni di quello che fu il risorgimento dei Savoia finalizzato a fare grande il loro Piemonte a spese dell’allora grande nostro Regno di Napoli e Sicila, è imminente la riapertura di questo vero e proprio museo degli orrori, prova concreta della carneficina operata senza ritegno sulle popolazioni del Meridione d’Italia, vero e proprio crimine contro l’umanità mai affrontato dalla storia, mai condannato dalla giustizia.
Cogliamo l’occasione di questa riapertura per riprendere ed animare la vecchia disputa sulla restituzione ai comuni ed alle famiglie di origine dei resti umani straziati, crivellati e spietatamente sezionati di coloro che per la maggior parte dei casi furono i nostri partigiani, i guerriglieri del Sud che si opposero con ogni forza ad un’invasione sanguinosa fino a pagare con la vita e con l’oltraggio dei propri corpi il loro sacrificio.
Oltre ai vari articoli, interventi ed iniziative proposte dal nostro Movimento, riproponiamo quale utile strumento di informazione a vostra disposizione il nostro lavoro di ricerca che nel 2004 causò non poco imbarazzo nei vari ambienti culturali e politici.
Cap. Alessandro Romano
Una piccolissima parte di ciò che “si conserva”
nel Museo del criminale Cesare Lombroso.
Cesare Lombroso
Un criminale medico al servizio dell'esercito piemontese
Una feroce vicenda risorgimentale
La storiografia ufficiale ha steso un velo pietoso sulle mostruosità commesse da un medico militare piemontese che tra il 1859 ed il 1909 raccolse centinaia di cimeli umani in un raccapricciante museo degli orrori.
Alla ricerca di una notorietà che, comunque poi arrivò per le sue tesi bislacche, Cesare Lombroso non esitò a scorticare cadaveri, mozzare e sezionare teste, effettuare i più incredibili e crudeli interventi su uomini ritenuti, per le misure di parti del cranio e del corpo, dei criminali, imbastendo incredibili teorie sulle caratteristiche somatiche dei Briganti Meridionali.
Le convinzioni del medico si basavano sulla tesi "dell’uomo delinquente nato o atavico", individuo che, secondo Lombroso, "reca nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall’uomo normale e socialmente inserito".
Chiaramente in contrasto con i più concreti e scientificamente fondati principi russoiani della ingerenza sociale nella deviazione al male dell'uomo e non nella criminalità ereditaria (l'uomo è cattivo non perché nasce tale ma per colpa della società che lo circonda), il Lombroso cominciò i suoi "esperimenti" sui i poveri, gli emarginati ed i folli delle campagne lombarde con il pretesto di visitarli quali vittime della pellagra.
E' in questo periodo che sviluppa i suoi convincimenti che ben presto lo porteranno a definire principi e teorie necessari a tracciare i segni fisici geometrici della (SUA) pazzia criminale.
Nel 1852 si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia dove, nel 1858, si laurea. Nel 1859 si arruola nel Corpo Sanitario Militare piemontese per essere inviato, nel 1861, in Calabria quale "consulente" medico nella campagna di repressione del brigantaggio.
Qui il Lombroso, grazie all'abbondante "parco umano" a disposizione, comincia un approfondito ed incontrollato "studio" criminologico sulle popolazioni calabresi ostili all'invasione piemontese, arrivando addirittura a ricercare un improbabile rapporto delinquenziale tra linguaggio, folklore, indumenti e caratteristiche fisiche.
Le sue teorie, scientificamente infondate, prendono forma e vengono applicate con disinvoltura su poveri contadini la cui unica colpa è quella di avere le misure del cranio simili a quelle di qualche noto delinquente del tempo. Delle congetture più da allievo stregone che da scienziato che, purtroppo, trovarono terreno fertile in un contesto storico-militare particolare, dove apparve provvidenziale l'aver trovato dei pretesti pseudo scientifici per giustificare quella sanguinosa repressione armata su popolazioni inermi, costrette a difendersi da un'invasione crudele e devastante.
In questo periodo il medico piemontese individua, cataloga e seziona parecchie membra umane, sottoponendo centinaia di individui ad assurde e mortificanti misurazioni e ad incredibili sezionamenti.
Per il momento non si hanno prove di vere e proprie torture con strumenti dedicati sulle popolazioni Meridionali sotto la sua "direzione medica", ma i suoi studi, le sue tesi e le sue giustificazioni sulle esigenze della scienza in merito agli interventi medico-scientifici, fanno affiorare interrogativi tremendi.
E' da notare che la "passione" del Lombroso per le esposizioni di strumenti attinenti i sistemi punitivi fu precedente all’interesse scientifico per l’uomo delinquente. Ne è prova il successo ottenuto da una sua raccolta di antichi strumenti di tortura, illustrata in un catalogo edito nel 1874, a cura di G.B. Piani. La breve ma "originale" pubblicazione illustra il contenuto del “Museo storico- universale e l'esposizione degli strumenti di tortura che furono usati dal 1481 al 1838 dai tribunali dell’inquisizione, approvati scientificamente ed ufficialmente, di G.B. Gassner.”
Gli strumenti di tortura presenti nella sua raccolta erano suddivisi in “oggetti artistico-plastici, rappresentanti "tradizioni mediche sulla tortura" e le sue conseguenze sul corpo umano”, “instrumenti originali di tortura” e “strumenti di morte”. Tra gli studi accademici erano presenti, in adesione allo spirito positivista, gli studi di frenologia di Gall, mappe cerebrali e del cranio, suddivise in zone, a ognuna delle quali si faceva corrispondere una facoltà dell’anima (vedi Antonini: “I precursori di Lombroso”, Fratelli Bocca editore, 1900).
Un’infinita varietà di strumenti di morte viene descritta dal Lombroso con precisione geometrica e maniacale in un lungo elenco con relativa sintetica scheda. Ecco alcuni esempi: “macchina da squarciare le dita, macchina per aprire la bocca onde strappare la lingua, ferro di caprone, stivale per i polpacci, anello per la testa, pera per la bocca, cappuccino, culla della tortura e così di seguito”. Elencazione di strumenti usati fino ai primi anni del XIX secolo, i cui nomi fantasiosi nascondevano in realtà macabre rappresentazioni di atroci supplizi rispetto ai quali il momento finale della morte poteva ben dirsi liberatorio.
Secondo il Lombroso lo scopo di questa raccolta è quello di porre da una parte l’inciviltà, l’uso efferato della tortura ad uso esclusivamente inquisitorio, dall’altro "la luce irradiata dalla scienza che legge il corpo dell’uomo (sezionandolo e squartandolo vivo?) come se fosse un libro", "individua le funzioni, le facoltà dell’anima, intuisce le sue attitudini buone e cattive, la spinta verso il bene e l’istinto alla degenerazione, morale e criminale".
Nel 1864, modellando alle sue tesi il metodo sperimentale della scienza positivista, comincia l'osservazione dei tatuaggi e delle frasi tatuate che distinguono, secondo il suo punto di vista, gli individui disonesti da quelli onesti, che consentirebbero, unitamente ad altri elementi fisici identificati sui soggetti, di definire i caratteri dell’anormale, del delinquente e del pazzo criminale.
Nel 1866 è nominato professore straordinario dell’Università di Pavia e qua, finalmente, distoglie la sua attenzione dalle popolazioni Meridionali.
Il 10 aprile 1870 sposa Nina De Benedetti. Dal matrimonio nasceranno cinque figli, tra cui Gina, secondogenita e biografa del padre.
Nel 1871 al Lombroso gli viene assegnata la direzione del manicomio di Pesaro dove matura l'idea della creazione di manicomi criminali destinati agli alienati pericolosi. L’anno dopo rientra a Pavia ed inizia gli studi che lo porteranno alla elaborazione della "teoria dell’uomo delinquente".
Nel frattempo la sua raccolta di crani, scheletri, cervelli e oggetti di vario tipo, cresce sempre più dando vita al primo nucleo del museo privato, inizialmente conservato nella sua abitazione torinese.
Gina Lombroso, figlia e biografa di Cesare, così descrive l’interesse del padre intento a collezionare oggetti (membra umane) per il proprio museo: "Per quanto disordinato, e noncurante di quello che possedeva, il Lombroso era un raccoglitore nato - mentre camminava, mentre parlava, mentre discorreva; in città, in campagna, nei tribunali, in carcere, in viaggio, stava sempre osservando qualcosa che nessuno vedeva, raccogliendo così o comperando un cumulo di curiosità, di cui lì per lì nessuno, e neanche egli stesso qualche volta avrebbe saputo dire il valore, ma che si riannodavano nel suo incosciente a qualche studio passato o presente." (Lombroso Ferrero G., 1921: 355).
Nel 1878, nominato professore di medicina legale all’università di Torino, Lombroso riesce a ottenere due locali nel convento di San Francesco di Paola, edificio che, riadattato, diviene sede del laboratorio di medicina legale e di psichiatria sperimentale e sede della raccolta.
La prima esposizione pubblica dei reperti raccolti nel corso della sua attività il Lombroso la realizza nel 1884, nell’ambito dell’Esposizione Nazionale di Torino, attirando un vasto pubblico più interessato all'aspetto macabro di quelle crudeltà che al discutibile riscontro scientifico.
Tuttavia il successo della raccolta privata lombrosiana fu di incoraggiamento sia per l’allestimento di mostre successive sia per realizzare il progetto del Museo Psichiatrico e Criminologico poi ufficialmente istituito (ma non ancora concretamente realizzato) nel 1892.
La notizia sull'istituzione del Museo Criminale del "criminale" fu data sulla Rivista di discipline carcerarie nel 1897, nella sezione Varietà, p. 559: «Nel fabbricato delle antiche Carceri Nuove, oltre al deposito centrale dei detenuti e all’ufficio di identificazione, verrà istituito il Museo criminale e la Scuola di discipline carcerarie, essendo intenzione della Direzione generale delle carceri di far precedere un corso di letture agli esami che saranno indetti per la prima e la seconda categoria».
Nel 1904, il direttore del museo, Mario Carrara, curò il trasferimento e l’allestimento della raccolta nei nuovi locali dell’Istituto di Medicina Legale, in via Michelangelo, al Valentino.
Nel 1909 Cesare Lombroso morì e con lui, fortunatamente, morirono anche le sue infondate e criminali teorie.
Egli era nato a Verona il 6 novembre 1835 da un’agiata famiglia ebraica. .
Il Museo Criminale accolse i suoi resti. Lo scheletro, il volto, il cervello e le visceri furono messi in mostra insieme agli altri "criminali".
La famiglia donò l’intero studio di Lombroso, completo di scrivania, biblioteca, appunti autografi, ricordi personali.
Con la sua morte la fisionomia del Museo degli orrori cambia, assumendo sempre più quella di un museo di medicina legale, anche perché ormai le teorie positiviste avevano perso definitivamente quel poco di credibilità scientifica che avevano ottenuto più per un condizionamento politico che per un reale fondamento scientifico.
Ed è per questo che nel 1948 il museo subisce un nuovo trasferimento negli attuali locali appositamente costruiti per l’Istituto di Medicina Legale in Corso Galileo Galilei n. 22, a Torino.
A noi Meridionali, vittime di questo criminale precursore dei peggiori carnefici nazisti, adesso il compito di andare oltre le notizie attualmente messe a disposizione dalla storiografia ufficiale, per fare finalmente chiarezza su un aspetto veramente raccapricciante di una delle più efferate violenze messe in atto deliberatamente contro la nostra Gente dai peggiori artefici del risorgimento italiano.
Cap. Alessandro Romano
Bibliografia
Gina Lombroso Ferrero, 1921
Pierluigi Baima Bollone, 1992, Cesare Lombroso, ovvero il principio dell’irresponsabilità, S.E.I., Torino
Rivista di discipline carcerarie, anno XV, 1885
Congresso ed esposizione d’Antropologia criminale, dalla Rivista di discipline carcerarie, anno XV, 1885
Catalogo Lombroso strumenti di tortura, 1874, a cura di G.B. Piani
Rivista di discipline carcerarie del 1897, sezione Varietà, p. 559
Circolare n. 272 del 25 gennaio 1932, diretta ai Direttori degli Stabilimenti di Prevenzione e di Pena del Regno
Roberto Vozzi, Tipografia delle Mantellate, 1943
Roberto Vozzi, Autorità di polizia, autorità giudiziarie, militari, coloniali, musei storici nazionali o regionali, archivi d Stato, 1943
Catalogo di G. Colombo (2000), La scienza infelice, con prefazione di Ferruccio Giacanelli, Bollati Boringhieri
Lombroso, 1894, Bulferetti, 1975
Bulferetti L. 1975. Cesare Lombroso. Unione Tipografico-Editrice Torinese. UTET, Torino.
Ciani I., Campioni G. (1986) La scienza infelice di Cesare Lombroso. In: I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria (Giorgio Antonucci Ed.) Coordinamento Editoriale di Alessio Coppola Cooperativa Apache srl - Roma
Colombo, Giorgio - La scienza infelice : il Museo di antropologia criminale di Cesare Lombroso / Giorgio Colombo ; introduzione di Ferruccio Giacanelli - Torino - 2000
Lombroso C. L'uomo delinquente. Torino: Bocca; 1878.
Lombroso C. L'uomo di genio. Torino: Bocca; 1894.
Lombroso C. 1873. Studi clinici ed antropometrici sulla microcefalia ed il cretinismo con applicazione alla medicina legale e all'antropologia. Tipi Fava e Gragnani. Bologna.
Lombroso C. 1872. Sulla statura degli italiani in rapporto all'antropologia ed all'igiene.
Lombroso C. 1880. La pellagra in Italia in rapporto alla pretesa insufficienza alimentare. Torino.
Lombroso C., Ferrero G. 1893. La donna delinquente. La prostituta e la donna normale. Torino. L. Roux.
Mazzarello P. 1998. Il genio e l'alienista: la visita di Lombroso a Tolstoj. Ed. Bibliopolis. Napoli.
Miraglia B.G., 1847, Cenno di una nuova classificazione e di una nuova statistica delle alienazioni mentali, Aversa.
Rondini A. 2001. Cose da pazzi. Cesare Lombroso e la letteratura. Ist. Edit. E Poligr. Internazionali. Pisa.
Cesare Lombroso
Lo studio di Cesare Lombroso
Studio del Prof. Lombroso sulla testa del Brigante Cipriano la Gala
Foto tratte dalla Mostra "Briganti: eroi o malfattori?"
Il taglio della testa dei Briganti, poi ricomposta alla meglio per la "foto ricordo",
fu opera del Prof. Cesare Lombroso?
REGIONE PIEMONTE
Torino, 17 novembre 1998
INTERROGAZIONE
oggetto: Comitato Tecnico Scientifico della regione Piemonte - Università degli Studi di Torino.
Il Sottoscritto Consigliere Regionale,
PRESO ATTO
di quanto riferito dagli uffici competenti in risposta all´interrogazione n. 1993 del 17 aprile 1998;
CONSIDERATO
che nella primavera del 1997 il comitato in oggetto risultava completo di tutti i membri previsti dal protocollo rep. 7948 del 13 marzo 1997 e dalla convenzione rep. 7949 del 13 marzo 1997 tra regione Piemonte e Università degli Studi di Torino e che tale comitato avrebbe dovuto riunirsi entro trenta giorni dalla nomina per l´elezione del Presidente;
CONSIDERATO INOLTRE
che risulta apparentemente conclusa la procedura di localizzazione delle facoltà universitarie, comprendente l´insediamento nell´ ex O.P. di Collegno (per il cui recupero funzionale la regione ha stanziato 500.000.000) dello stesso Museo Lombroso;
CONSIDERATO INFINE
che la conclusione del servizio del Direttore del Museo, Prof. Portigliatti Barbos era prevista e la data di tale conclusione conosciuta da tempo;
INTERROGA
Il Presidente della Giunta e l´Assessore competente per sapere:
1. se corrisponda al vero che il comitato in oggetto, pur essendo completo in tutti i suoi membri, e quindi in grado di iniziare la propria attività, non ha rispettato i tempi di convocazione stabiliti dai protocolli succitati;
2. quali provvedimenti siano previsti dalle convenzioni in caso di mancata convocazione del comitato in oggetto da parte del rettore;
3. se dopo il 29 maggio 1997 qualcuno dei membri di detto comitato abbia rassegnato le dimissioni e, se sì, per quale ragione;
4. se non ritengano scorretto che la procedura di rilocalizzazione delle facoltà universitarie e del Museo Lombroso si sia decisa senza il supporto consultivo del Comitato Tecnico Scientifico;
5. quali siano, nello specifico, i compiti attribuiti a tale comitato;
6. per quale motivo non si sia prevista la difficoltà derivante dalla conclusione del servizio del Dott.
Portigliatti al momento della sua nomina;
7. quale ruolo rivesta attualmente il Prof. Portigliatti nell´organigramma universitario;
8. se l´Università abbia proceduto alla nomina di un altro Direttore del Museo Lombroso e, in caso
affermativo, quali siano stati i criteri scelti per la designazione e quale competenza nel settore degli studi lombrosiani egli possa vantare;
9. se l´Assessore abbia incontrato, come da impegno preso nella risposta all´interrogazione del 17 aprile, il Rettore dell´Università agli Studi di Torino per approfondire le tematiche in oggetto e risolvere i problemi che paralizzano il comitato e, in caso affermativo, quali risultati abbia ottenuto;
10. quali siano gli ulteriori provvedimenti che intenda adottare in merito alle problematiche qui discusse;
11. quali siano le ragioni addotte dal Comune di Collegno per la mancata consegna della rendicontazione relativa al finanziamento assegnato nel 1995 dalla Regione Piemonte ed erogato dalla stessa al Comune di Collegno, in misura dell´80%, nel dicembre 1996 a fronte della dichiarazione del Comune interessato relativa alla disponibilità del manufatto architettonico e all´affidamento dell´incarico di progettazione.
Agostino Ghiglia
Sito di riferimento www.neoborbonici.it
Stampa di riferimento www.ilnuovosud.it
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