sabato 28 novembre 2009

Pianura, ecco i veleni delle aziende del Nord


La Procura acquisisce in Provincia la lista di ditte che sversarono nell´area. Rifiuti ospedalieri e chimici da Lombardia Piemonte e Liguria

di Conchita Sannino

Ora c´è un riscontro formale. Nel cuore di Pianura hanno sepolto fiumi di fanghi speciali, tonnellate di amianto, pezzi di terreno inquinato con gasolio, rifiuti ospedalieri e chimici. Quasi tutti provenienti, secondo alcuni atti acquisiti in queste ore dalla Procura di Napoli, da numerose aziende di Lombardia, Piemonte e Liguria che pagavano e registravano regolarmente quei viaggi per liberarsi di fastidiose "scorie".

Regioni che inviavano quaggiù lo scarto di lavorazioni pericolose fin dagli anni Ottanta: con il guadagno dei proprietari della discarica e il placet (o l´indifferenza) delle autorità locali. Dopo congetture e allarmi più o meno fondati, cominciano ora a parlare le "carte" di Contrada Pisani: con buona pace del Nord o dello stesso Lazio che oggi si rifiuta di solidarizzare con la Campania inefficiente; e dei proclami dello stesso patron della Lega, Umberto Bossi, che ancora l´altra sera in tivù supportava il rifiuto delle popolazioni del nord. «Sento dire che a Pianura c´è acido solfidrico in valori mille volte superiori, non è possibile, i cittadini del nord hanno paura - diceva il Senatur -. Perciò si è deciso di non fare passare quei camion attraverso le nostre regioni». Con i primi approfondimenti dei magistrati della Procura di Napoli, si apre da ieri uno spiraglio di verità nella guerra dei veleni di Pianura.

Stando ai primi atti raccolti dai pubblici ministeri, difatti, nella discarica quarantennale della periferia ovest di Napoli non arrivavano solo le montagne di sacchetti provenienti da tutta Italia; né solo i rifiuti pericolosi sversati, come autorevoli atti parlamentari ipotizzano, in maniera sotterranea e invisibile - e quindi secondo percorsi non più verificabili. Da ieri spuntano invece responsabilità declinate per nome e provenienza geografica nella caccia agli autori di un presunto disastro colposo provocato dall´enorme quantità e qualità di rifiuti "inadeguati" sepolti nel ventre di Pianura. Basta dare uno sguardo alle cinque pagine di "viaggi ufficiali", quindi leciti, tratti dagli archivi della Provincia di Napoli e trasmessi dall´ente di piazza Matteotti ai pm che ne avevano fatto richiesta, la sezione coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, titolare del fascicolo il magistrato Stefania Buda.

A scorrere le carte - peraltro incomplete - tenute in serbo dalla Provincia, risulta che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ospedalieri, fanghi speciali, polveri di amianto, residui di verniciatura, alimenti avariati o scaduti sono finiti a Contrada Pisani. Una attività che sarebbe stata regolarmente autorizzata dalle autorità provinciali di Napoli anche se in violazione delle norme a tutela dell´ambiente in vigore dal 1982. Su questo sta indagando il pm Buda, che nei giorni scorsi ha ordinato il sequestro della discarica e che ha ricevuto ieri i dati relativi allo sversamento. Dati per ora relativi al periodo che va dal 1987 al 1994. Il magistrato, che ha avviato l´inchiesta per i casi di malattia e i decessi che si sarebbero verificati a causa dell´inquinamento dell´area, ipotizza i reati di disastro ambientale ed epidemia colposa; e sta verificando anche le eventuali responsabilità amministrative. Va fatta però una premessa: tutti i rifiuti speciali o pericolosi stoccati, se trattati secondo norma, andrebbero considerati non nocivi. Dall´eventuale mancanza di una bonifica adeguata deriva la loro carica di rifiuti cosiddetti "tossici".

Nell´elenco sono indicate le aziende e le località di provenienza: Brindisi, vari comuni del Torinese (Chivasso, Robassomero, Orbassano), San Giuliano Milanese e Opera (Milano), Cuzzago di Premosello (Milano), Riva di Parabbiago (Milano), Pianoro (Bologna), Parona (Pavia), Mendicino (Cosenza), San Gregorio (Reggio Calabria), e Roma.
Qualche dato tra gli altri. In particolare, nel 1990, arrivano 16 tonnellate di scarti di collante acrilico dalla Sicaf di Cuzzango di Premosello (Novara); stesso periodo, 21 tonnellate di fanghi dell´impianto di depurazione di Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano). Sempre a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, Pianura resta l´eden dei rifiuti speciali: 22 tonnellate di morchie di verniciatura, resine e fanghi arrivano dalla provincia di Padova; 25 tonnellate di rifiuti speciali cosmetici scaduti da Tocco Magico di Roma; altre 50 tonnellate di morchie di verniciatura dalla Sicaf di Premosello (Novara). E ancora: vi finiscono sepolte 79 tonnellate di rifiuti speciali industriali da Centro Stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino); 113 tonnellate di polveri di amianto bricchettate da Centro di stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino); 552 tonnellate di fanghi di verniciatura della Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano). E, infine, 1.106 tonnellate di scorie e ceneri di alluminio dalla Fonderie Riva di Parabbiago (Milano). Il pm Buda sta svolgendo anche un monitoraggio presso diversi uffici pubblici (Asl, ospedali, Inail, eccetera) per verificare le relazioni tra i casi di tumori e altre malattie e la situazione di inquinamento. Nei prossimi giorni il magistrato nominerà diversi consulenti per accertamenti scientifici. Non è escluso che si prelevino campioni di tessuto da famiglie di cittadini di Pianura per confrontarli con gli esami delle persone colpite in quell´area da mali incurabili.



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La Procura acquisisce in Provincia la lista di ditte che sversarono nell´area. Rifiuti ospedalieri e chimici da Lombardia Piemonte e Liguria

di Conchita Sannino

Ora c´è un riscontro formale. Nel cuore di Pianura hanno sepolto fiumi di fanghi speciali, tonnellate di amianto, pezzi di terreno inquinato con gasolio, rifiuti ospedalieri e chimici. Quasi tutti provenienti, secondo alcuni atti acquisiti in queste ore dalla Procura di Napoli, da numerose aziende di Lombardia, Piemonte e Liguria che pagavano e registravano regolarmente quei viaggi per liberarsi di fastidiose "scorie".

Regioni che inviavano quaggiù lo scarto di lavorazioni pericolose fin dagli anni Ottanta: con il guadagno dei proprietari della discarica e il placet (o l´indifferenza) delle autorità locali. Dopo congetture e allarmi più o meno fondati, cominciano ora a parlare le "carte" di Contrada Pisani: con buona pace del Nord o dello stesso Lazio che oggi si rifiuta di solidarizzare con la Campania inefficiente; e dei proclami dello stesso patron della Lega, Umberto Bossi, che ancora l´altra sera in tivù supportava il rifiuto delle popolazioni del nord. «Sento dire che a Pianura c´è acido solfidrico in valori mille volte superiori, non è possibile, i cittadini del nord hanno paura - diceva il Senatur -. Perciò si è deciso di non fare passare quei camion attraverso le nostre regioni». Con i primi approfondimenti dei magistrati della Procura di Napoli, si apre da ieri uno spiraglio di verità nella guerra dei veleni di Pianura.

Stando ai primi atti raccolti dai pubblici ministeri, difatti, nella discarica quarantennale della periferia ovest di Napoli non arrivavano solo le montagne di sacchetti provenienti da tutta Italia; né solo i rifiuti pericolosi sversati, come autorevoli atti parlamentari ipotizzano, in maniera sotterranea e invisibile - e quindi secondo percorsi non più verificabili. Da ieri spuntano invece responsabilità declinate per nome e provenienza geografica nella caccia agli autori di un presunto disastro colposo provocato dall´enorme quantità e qualità di rifiuti "inadeguati" sepolti nel ventre di Pianura. Basta dare uno sguardo alle cinque pagine di "viaggi ufficiali", quindi leciti, tratti dagli archivi della Provincia di Napoli e trasmessi dall´ente di piazza Matteotti ai pm che ne avevano fatto richiesta, la sezione coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, titolare del fascicolo il magistrato Stefania Buda.

A scorrere le carte - peraltro incomplete - tenute in serbo dalla Provincia, risulta che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ospedalieri, fanghi speciali, polveri di amianto, residui di verniciatura, alimenti avariati o scaduti sono finiti a Contrada Pisani. Una attività che sarebbe stata regolarmente autorizzata dalle autorità provinciali di Napoli anche se in violazione delle norme a tutela dell´ambiente in vigore dal 1982. Su questo sta indagando il pm Buda, che nei giorni scorsi ha ordinato il sequestro della discarica e che ha ricevuto ieri i dati relativi allo sversamento. Dati per ora relativi al periodo che va dal 1987 al 1994. Il magistrato, che ha avviato l´inchiesta per i casi di malattia e i decessi che si sarebbero verificati a causa dell´inquinamento dell´area, ipotizza i reati di disastro ambientale ed epidemia colposa; e sta verificando anche le eventuali responsabilità amministrative. Va fatta però una premessa: tutti i rifiuti speciali o pericolosi stoccati, se trattati secondo norma, andrebbero considerati non nocivi. Dall´eventuale mancanza di una bonifica adeguata deriva la loro carica di rifiuti cosiddetti "tossici".

Nell´elenco sono indicate le aziende e le località di provenienza: Brindisi, vari comuni del Torinese (Chivasso, Robassomero, Orbassano), San Giuliano Milanese e Opera (Milano), Cuzzago di Premosello (Milano), Riva di Parabbiago (Milano), Pianoro (Bologna), Parona (Pavia), Mendicino (Cosenza), San Gregorio (Reggio Calabria), e Roma.
Qualche dato tra gli altri. In particolare, nel 1990, arrivano 16 tonnellate di scarti di collante acrilico dalla Sicaf di Cuzzango di Premosello (Novara); stesso periodo, 21 tonnellate di fanghi dell´impianto di depurazione di Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano). Sempre a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, Pianura resta l´eden dei rifiuti speciali: 22 tonnellate di morchie di verniciatura, resine e fanghi arrivano dalla provincia di Padova; 25 tonnellate di rifiuti speciali cosmetici scaduti da Tocco Magico di Roma; altre 50 tonnellate di morchie di verniciatura dalla Sicaf di Premosello (Novara). E ancora: vi finiscono sepolte 79 tonnellate di rifiuti speciali industriali da Centro Stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino); 113 tonnellate di polveri di amianto bricchettate da Centro di stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino); 552 tonnellate di fanghi di verniciatura della Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano). E, infine, 1.106 tonnellate di scorie e ceneri di alluminio dalla Fonderie Riva di Parabbiago (Milano). Il pm Buda sta svolgendo anche un monitoraggio presso diversi uffici pubblici (Asl, ospedali, Inail, eccetera) per verificare le relazioni tra i casi di tumori e altre malattie e la situazione di inquinamento. Nei prossimi giorni il magistrato nominerà diversi consulenti per accertamenti scientifici. Non è escluso che si prelevino campioni di tessuto da famiglie di cittadini di Pianura per confrontarli con gli esami delle persone colpite in quell´area da mali incurabili.



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