lunedì 21 settembre 2009
L’ISOLA CHE NON C’E’
Riceviamo da Andrea Balìa, dirigente di L'Altro Sud, il seguente articolo che postiamo come sempre, dando voce a tutti i militanti di area meridionalista, anche quando non condividiamo in tutto o in parte le idee espresse.
Essendo però questo il blog del Partito del Sud e trovando in questo post un richiamo al nostro Partito, non possiamo esimerci, contariamente al solito, dallo scrivere un paio di considerazioni, solo su quanto ci riguarda, non entrando nel merito delle altre condiderazioni.
Gli appunti che fa Balìa sulla situazione del nostro Partito a Napoli si riferiscono forse ad alcuni mesi orsono, ora il nostro Partito è perfettamente strutturato anche a Napoli e in Campania, la nuova struttura territoriale e organizzativa Campana, Nazionale e Internazionale, con l'apertura di molte nuove sezioni, sarà ufficializzata nella prossima riunione in preparazione a Gaeta, la cui data sarà comunicata entro pochi giorni.
Gaeta è la nostra, di tutti noi, città martire e simbolo della resistenza e valore dell'Esercito Napolitano e del Popolo Gaetano. Assume quindi un particolare significato che proprio a Gaeta il Partito del Sud sia al governo della Città e inoltre questo, da quel che ci risulta, è l'unico caso di Partito Meridionalista al governo di una Città, sia essa piccola , media o grande.
A Suzzara (e Virgilio) con estrema fatica e sacrificio abbiamo "testato" pochi mesi fa il possibile "sbarco" al nord del nostro Partito e delle nostre istanze, peraltro con buoni risultati.
Non capiamo quindi nè condividiamo le osservazioni di Balìa sul nostro Partito che respingiamo.
Inoltre ricordiamo che una cosa è organizzarsi solo su Napoli e la Campania, cosa ben diversa e che richiede tempi più lunghi, anche di studio e preparazione, lo strutturarsi su tutto il territorio italiano e creare sezioni all'estero. Inoltre ricordiamo che tutto questo sforzo lo stiamo sostenendo interamente da soli, senza ricercare alleanze con i partiti tradizionali italiani e con mezzi modestissimi e completamente autofinanziati dai militanti.
Quanto sopra non modifica certo la stima che riponiamo verso l'amico Balìa anche perchè siamo certi che queste considerazioni, amare, sono fatte sicuramente in buona fede e solo per il grande amore per la causa comune.
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Di Andrea Balìa
I tanti articoli che ho scritto, belli o brutti, interessanti o meno che fossero, hanno contenuto la costante denuncia dei mali del Sud, delle ingiustizie subite dal territorio e dalle genti meridionali, e l’impegno a profondere la sua storia ed il recupero della memoria per una presa di coscienza di dignità e riscatto.
Ecco, pur nell’amarezza, credo abbiano sempre infine contenuto una propositività, una reattività per un futuro migliore del Sud. Ora, in questi giorni, credo di vivere una molto sgradevole sensazione di vuoto, d’impotenza e una presa d’atto di una depressione, d’una stanchezza che fa stranamente da controaltare al tanto parlare che si fa di Sud in questi mesi.
L’Italia credo che viva uno dei momenti più bassi della sua storia politica : un governo che più che un nemico o avversario politico trasmette il convincimento d’avere di fronte una banda di malaffare, cialtronesca, circense (scusandomi con la specifica categoria), di profilo culturale ed etico di media/bassa levatura, con una Lega a ruota libera, un’informazione asservita e squallidamente preda del gossip. Un’opposizione non degna di tal nome, frantumata e senza alcun anelito di forte contrapposizione, con idee deboli e poco aggreganti completa il quadro politico d’un popolo confuso, ignorante e preda di disvalori che lo hanno portato all’accettazione supina verso questo status o al disincanto e disinteresse totale. Il Sud è la vittima predestinata che ormai o trova al suo interno il bandolo della matassa o va dritto alla sua disintegrazione.
E il meridionalismo e i meridionalisti? In questi giorni ho ascoltato per radio una splendida canzone del nostro Edoardo Bennato, il cui titolo mi si è subito configurato come perfettamente calzante ed esplicativo di cosa è oggi il meridionalismo e i meridionalisti : L’isola che non c’è !
Ebbene, purtroppo, facendone parte anche io impropriamente o a giusto titolo, dire ciò non mi inorgoglisce di certo, ma tant’è! Vi siete mai trovati in una corsia d’un’ospedale del Sud (magari di pronto soccorso) per Voi stessi, un Vs. caro, un amico? O Vi siete trovati, in questi giorni, a dover accompagnare un bambino per il suo primo giorno di scuola, trovandola chiusa perché non c’è il bidello per aprirla (causa i tagli di personale – per la ben nota piena occupazione al Sud - che una ministra secchione ha decretato con un atto di arrogante macelleria politica) ?
E allora, in merito al meridionalismo e ai meridionalisti :
- vittima di queste (fra tante altre mille cose) questo popolo non può capire e aspettare che sia completata l’opera di conoscenza, consapevolezza e informazione che i Neoborbonici (pur riconoscendone la primogenitura su analisi di sano revisionismo) propugnano; il popolo (ammesso che si giunga a completare – e in quali tempi – l’operazione) lo troverebbero ormai disintegrato, perso, distrutto più di quello che è già ora.
- questo popolo non può capire ed aspettare che i Comitati Due Sicilie (lodevoli per il loro attivismo), costola staccatasi dal neoborbonismo perché in cerca di un suo status politico, ad oggi questo status non l’abbiano trovato ancora se non seguendo i percorsi interni al MpA e la regolazione di conti fra i suoi colonnelli.
- questo popolo non può capire ed aspettare che il Partito del Sud (a cui riconoscere i risultati ottenuti su più aspetti in quel di Gaeta), nato nel 2002 e a 7 anni di distanza ancora non abbia una rappresentanza in Campania e in particolare a Napoli, capitale del Sud, vanificando il suo anelito ad essere partito di riferimento nel meridione e rischiando di mortificare il suo ruolo a partito di paese (fra Gaeta e Suzzara).
- questo popolo non può capire ed aspettare che L’Altro Sud (di cui sottolineare l’attenzione e i consensi ricevuti a 2 anni dalla sua nascita) continui il suo processo di crescita per definirsi in riferimento politico per il Sud, rischiando d’impiegare tempi troppo lunghi che potrebbero sfiorare il decennio.
- questo popolo non può capire ed aspettare che Insorgenza Civile (cui dar atto dell’attenzione e l’impegno su temi concreti territoriali) riesca a rendere credibile la sua posizione indipendentista riuscendo a far crescere il consenso su questo tema, fra intemperanze e attacchi che creano spesso sconcerto e poco propedeutici ad un’unità delle forze meridionaliste.
- questo popolo non può capire ed aspettare che padri del meridionalismo, come Zitara (verso cui esser riconoscenti e debitori per l’opera d’informazione e d’analisi), dopo decenni di scritti, idee e proposte, tese al separatismo, all’indipendentismo, alla spinta per una dura e spesso sacrosanta rivendicazione riparatrice, ora (con un triplo salto carpiato all’indietro, e pur comprendendo la delusione e la stanchezza per mancanza di risultati) proponga e sostenga il traghettamento verso forze istituzionali, creando sgomento e disorientamento.
- questo popolo non può capire ed aspettare di verificare la genuinità e l’onestà di tentativi di neo costituendi movimenti per il Sud fatti da politici istituzionali fino ad ieri (e chissà quanto ancor oggi) come la Poli Bortone e/o Ronghi che cavalcano l’onda Sud (sinceramente o meno) ma faticando in chiarezza e presa di distanze ufficiali dalla vecchia politica
- questo popolo non può capire ed aspettare che si realizzi in tempi biblici la Federazione o Confederazione o Unità - che dir si voglia - tra i suddetti movimenti meridionalisti, minata dalle perduranti diatribe tra i segretari di alcuni movimenti, lo snobismo, o il protagonismo pervicace e provocatorio (oltre che non costruttivo) di altri innamoratisi forse troppo della propria figura e delle proprie idee. E fin qui abbiamo parlato del meridionalismo più visibile e di qualche minimo peso, senza andare all’analisi delle tante altre più piccole forze e associazioni. Insomma il meridionalismo e i meridionalisti oggi sembrano più somigliare a L’isola che non c’è, ad un’idea e concretizzazione cercata e non trovata, auspicata e non individuata, ambita e non risolta, voluta ma non inquadrata e organizzata. Che dire….che la sorte accompagni al meglio le vicende presenti e quelle future del nostro martoriato Sud, illuminando i residui spazi di luce e buon senso delle nostre menti!
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Riceviamo da Andrea Balìa, dirigente di L'Altro Sud, il seguente articolo che postiamo come sempre, dando voce a tutti i militanti di area meridionalista, anche quando non condividiamo in tutto o in parte le idee espresse.
Essendo però questo il blog del Partito del Sud e trovando in questo post un richiamo al nostro Partito, non possiamo esimerci, contariamente al solito, dallo scrivere un paio di considerazioni, solo su quanto ci riguarda, non entrando nel merito delle altre condiderazioni.
Gli appunti che fa Balìa sulla situazione del nostro Partito a Napoli si riferiscono forse ad alcuni mesi orsono, ora il nostro Partito è perfettamente strutturato anche a Napoli e in Campania, la nuova struttura territoriale e organizzativa Campana, Nazionale e Internazionale, con l'apertura di molte nuove sezioni, sarà ufficializzata nella prossima riunione in preparazione a Gaeta, la cui data sarà comunicata entro pochi giorni.
Gaeta è la nostra, di tutti noi, città martire e simbolo della resistenza e valore dell'Esercito Napolitano e del Popolo Gaetano. Assume quindi un particolare significato che proprio a Gaeta il Partito del Sud sia al governo della Città e inoltre questo, da quel che ci risulta, è l'unico caso di Partito Meridionalista al governo di una Città, sia essa piccola , media o grande.
A Suzzara (e Virgilio) con estrema fatica e sacrificio abbiamo "testato" pochi mesi fa il possibile "sbarco" al nord del nostro Partito e delle nostre istanze, peraltro con buoni risultati.
Non capiamo quindi nè condividiamo le osservazioni di Balìa sul nostro Partito che respingiamo.
Inoltre ricordiamo che una cosa è organizzarsi solo su Napoli e la Campania, cosa ben diversa e che richiede tempi più lunghi, anche di studio e preparazione, lo strutturarsi su tutto il territorio italiano e creare sezioni all'estero. Inoltre ricordiamo che tutto questo sforzo lo stiamo sostenendo interamente da soli, senza ricercare alleanze con i partiti tradizionali italiani e con mezzi modestissimi e completamente autofinanziati dai militanti.
Quanto sopra non modifica certo la stima che riponiamo verso l'amico Balìa anche perchè siamo certi che queste considerazioni, amare, sono fatte sicuramente in buona fede e solo per il grande amore per la causa comune.
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Di Andrea Balìa
I tanti articoli che ho scritto, belli o brutti, interessanti o meno che fossero, hanno contenuto la costante denuncia dei mali del Sud, delle ingiustizie subite dal territorio e dalle genti meridionali, e l’impegno a profondere la sua storia ed il recupero della memoria per una presa di coscienza di dignità e riscatto.
Ecco, pur nell’amarezza, credo abbiano sempre infine contenuto una propositività, una reattività per un futuro migliore del Sud. Ora, in questi giorni, credo di vivere una molto sgradevole sensazione di vuoto, d’impotenza e una presa d’atto di una depressione, d’una stanchezza che fa stranamente da controaltare al tanto parlare che si fa di Sud in questi mesi.
L’Italia credo che viva uno dei momenti più bassi della sua storia politica : un governo che più che un nemico o avversario politico trasmette il convincimento d’avere di fronte una banda di malaffare, cialtronesca, circense (scusandomi con la specifica categoria), di profilo culturale ed etico di media/bassa levatura, con una Lega a ruota libera, un’informazione asservita e squallidamente preda del gossip. Un’opposizione non degna di tal nome, frantumata e senza alcun anelito di forte contrapposizione, con idee deboli e poco aggreganti completa il quadro politico d’un popolo confuso, ignorante e preda di disvalori che lo hanno portato all’accettazione supina verso questo status o al disincanto e disinteresse totale. Il Sud è la vittima predestinata che ormai o trova al suo interno il bandolo della matassa o va dritto alla sua disintegrazione.
E il meridionalismo e i meridionalisti? In questi giorni ho ascoltato per radio una splendida canzone del nostro Edoardo Bennato, il cui titolo mi si è subito configurato come perfettamente calzante ed esplicativo di cosa è oggi il meridionalismo e i meridionalisti : L’isola che non c’è !
Ebbene, purtroppo, facendone parte anche io impropriamente o a giusto titolo, dire ciò non mi inorgoglisce di certo, ma tant’è! Vi siete mai trovati in una corsia d’un’ospedale del Sud (magari di pronto soccorso) per Voi stessi, un Vs. caro, un amico? O Vi siete trovati, in questi giorni, a dover accompagnare un bambino per il suo primo giorno di scuola, trovandola chiusa perché non c’è il bidello per aprirla (causa i tagli di personale – per la ben nota piena occupazione al Sud - che una ministra secchione ha decretato con un atto di arrogante macelleria politica) ?
E allora, in merito al meridionalismo e ai meridionalisti :
- vittima di queste (fra tante altre mille cose) questo popolo non può capire e aspettare che sia completata l’opera di conoscenza, consapevolezza e informazione che i Neoborbonici (pur riconoscendone la primogenitura su analisi di sano revisionismo) propugnano; il popolo (ammesso che si giunga a completare – e in quali tempi – l’operazione) lo troverebbero ormai disintegrato, perso, distrutto più di quello che è già ora.
- questo popolo non può capire ed aspettare che i Comitati Due Sicilie (lodevoli per il loro attivismo), costola staccatasi dal neoborbonismo perché in cerca di un suo status politico, ad oggi questo status non l’abbiano trovato ancora se non seguendo i percorsi interni al MpA e la regolazione di conti fra i suoi colonnelli.
- questo popolo non può capire ed aspettare che il Partito del Sud (a cui riconoscere i risultati ottenuti su più aspetti in quel di Gaeta), nato nel 2002 e a 7 anni di distanza ancora non abbia una rappresentanza in Campania e in particolare a Napoli, capitale del Sud, vanificando il suo anelito ad essere partito di riferimento nel meridione e rischiando di mortificare il suo ruolo a partito di paese (fra Gaeta e Suzzara).
- questo popolo non può capire ed aspettare che L’Altro Sud (di cui sottolineare l’attenzione e i consensi ricevuti a 2 anni dalla sua nascita) continui il suo processo di crescita per definirsi in riferimento politico per il Sud, rischiando d’impiegare tempi troppo lunghi che potrebbero sfiorare il decennio.
- questo popolo non può capire ed aspettare che Insorgenza Civile (cui dar atto dell’attenzione e l’impegno su temi concreti territoriali) riesca a rendere credibile la sua posizione indipendentista riuscendo a far crescere il consenso su questo tema, fra intemperanze e attacchi che creano spesso sconcerto e poco propedeutici ad un’unità delle forze meridionaliste.
- questo popolo non può capire ed aspettare che padri del meridionalismo, come Zitara (verso cui esser riconoscenti e debitori per l’opera d’informazione e d’analisi), dopo decenni di scritti, idee e proposte, tese al separatismo, all’indipendentismo, alla spinta per una dura e spesso sacrosanta rivendicazione riparatrice, ora (con un triplo salto carpiato all’indietro, e pur comprendendo la delusione e la stanchezza per mancanza di risultati) proponga e sostenga il traghettamento verso forze istituzionali, creando sgomento e disorientamento.
- questo popolo non può capire ed aspettare di verificare la genuinità e l’onestà di tentativi di neo costituendi movimenti per il Sud fatti da politici istituzionali fino ad ieri (e chissà quanto ancor oggi) come la Poli Bortone e/o Ronghi che cavalcano l’onda Sud (sinceramente o meno) ma faticando in chiarezza e presa di distanze ufficiali dalla vecchia politica
- questo popolo non può capire ed aspettare che si realizzi in tempi biblici la Federazione o Confederazione o Unità - che dir si voglia - tra i suddetti movimenti meridionalisti, minata dalle perduranti diatribe tra i segretari di alcuni movimenti, lo snobismo, o il protagonismo pervicace e provocatorio (oltre che non costruttivo) di altri innamoratisi forse troppo della propria figura e delle proprie idee. E fin qui abbiamo parlato del meridionalismo più visibile e di qualche minimo peso, senza andare all’analisi delle tante altre più piccole forze e associazioni. Insomma il meridionalismo e i meridionalisti oggi sembrano più somigliare a L’isola che non c’è, ad un’idea e concretizzazione cercata e non trovata, auspicata e non individuata, ambita e non risolta, voluta ma non inquadrata e organizzata. Che dire….che la sorte accompagni al meglio le vicende presenti e quelle future del nostro martoriato Sud, illuminando i residui spazi di luce e buon senso delle nostre menti!
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