venerdì 11 settembre 2009
Lirio Abbate spiega perchè Berlusconi è preoccupato della riapertura delle inchieste '92 '93 '94
Procure le paure di Berlusconi
Di Pietro Orsatti
Si sapeva da tempo che con la riapertura dei tribunali dopo le ferie estive si sarebbe aperta la campagna dautunno delle procure sui temi roventi dei rapporti fra politica, pezzi dello Stato, affari e mafia. E sulle stragi del 92/93. E non si tratta solo delle dichiarazioni, delle parziali verità e dei documenti consegnati o no di Massimo Ciancimino, il figlio di Vito sindaco del sacco di Palermo.
A fare da spalla, o viceversa, a Massimino è un pentito di rango, il boss di Cosa nostra Gaspare Spatuzza, le cui dichiarazioni alla procura di Caltanissetta sono state tutte verificate con successo in relazione alla strage di via DAmelio, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e di cui si autoaccusa come complice.
Gaspare Spatuzza ha raccontato ai magistrati gli intrecci che i suoi ex capimafia, Giuseppe e Filippo Graviano, mantenevano nel priodo fra il 92 e il 95 con i politici e imprenditori del Nord. I Graviano, entrambe latitanti proprio in Nord Italia, si erano trasferiti qui in concomitanza con un altro personaggio di spicco della mafia nel capoluogo lombardo, Mangano più conosciuto come lo stalliere della villa di Berlusconi di Arcore. Di Mangano, e del suo ruolo nel traffico di stupefacenti a Milano, parlò nella sua ultima intervista prima di essere ucciso Paolo Borsellino.
Come del resto parlò, ma senza fare accuse specifiche, anche del capo di Publitalia. I due latitanti, comunque, vennero arrestati e le indagini misero in evidenza i contatti che avrebbero avuto a Milano anche con Marcello DellUtri, senatore del Pdl, amico del premier Silvio Berlusconi, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e per il quale è in corso il processo dappello a Palermo. Questo è stato uno dei fatti nuovi che avrebbero fatto scattare il campanello di allarme non solo a Caltanisetta e Palermo, ma anche a Firenze, Milano e Roma. Infatti Spatuzza è stato interrogato nei mesi scorsi dal pm di Firenze Nicolosi e dal procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, nellambito della nuova inchiesta sulle stragi del 1993, che riguarda molti punti rimasti ancora oscuri nonostante le sentenze di condanna definitiva di mandanti ed esecutori. A Milano è stato aperto uno stralcio, titolare la Boccassini, sulla strage di via Palestro che causò cinque morti il 27 luglio 93. Spatuzza non è certo uno stinco di santo, tuttaltro. Sta scontando lergastolo ed è considerato uno dei killer del delitto Puglisi.
Ma le sue dichiarazioni, come abbiamo già detto, avrebbero trovato numerosi riscontri nelle verifiche effettuate dalla procura di Caltanissetta sulla vicenda Borsellino.
Inoltre ci sono, appunto, i documenti sequestrati a Ciancimino e le sue dichiarazioni della trattativa fra pezzi dello Stato e Cosa nostra in coincidenza con le stragi del 92. Cè infatti agli atti una lettera personale dei Corleonesi a Berlusconi rinvenuta in una perquisizione in casa di Massimino in cui secondo gli inquirenti i capi della mafia siciliana chiedevano nel 1994 «allonorevole Berlusconi» di mettere a disposizione di Cosa nostra una sua rete televisiva, minacciando di morte il figlio se non avesse accolto la richiesta.
E poi l'attesa della testimonianza dello stesso Ciancimino al processo di appello a DellUtri nelle prossime settimane e le dichiarazioni fatte ai giudici negli scorsi mesi sul presunto interesse dei vertici di Cosa nostra, e in particolare di Bernardo Provenzano, nei confronti della nascente Forza Italia, forza politica in fase di costruzione sotto la guida organizzativa proprio del capo di Publitalia DellUtri.
È la sinergia delle testimonianze del dichiarante Ciancimino e del collaboratore Spatuzza che il premier Silvio Berlusconi teme.
Perché potrebbero mettere in discussione due inchieste archiviate anni fa e che, oggi, con la tempesta delle indagini in corso a Bari, probabilmente non riuscirebbe a sostenere senza subire conseguenze politiche gravissime. Le archiviazioni in questione sono due. La prima a Palermo, nel 1996, dove procura chiese ed ottenne larchiviazione per riciclaggio nei confronti di Berlusconi e DellUtri, indagati con laggravante di avere avvantaggiato gli affari di Cosa nostra. La seconda a Caltanissetta, dove il procuratore Gianni Tinebra chiedeva ed otteneva larchiviazione, sempre per Berlusconi e Dell'Utri, dallaccusa di strage, nellambito delluccisione di Falcone e Borsellino. I due magistrati erano, al momento della loro uccisione, a un passo decisivo della loro carriera e della lotta a Cosa nostra. Il primo era in pratica a un passo a diventare il primo Procuratore nazionale antimafia, il secondo a prendere la guida della procura di Palermo.
E il oro obiettivo, dichiarato, era quello di affrontare il vecchio e nuovo Terzo livello e gli irrisolti casi degli omicidi eccellenti, Mattarella, Dalla Chiesa, La Torre e Salvo Lima.
Fonte:http://www.orsatti.info/archives/1775
Procure le paure di Berlusconi
Di Pietro Orsatti
Si sapeva da tempo che con la riapertura dei tribunali dopo le ferie estive si sarebbe aperta la campagna dautunno delle procure sui temi roventi dei rapporti fra politica, pezzi dello Stato, affari e mafia. E sulle stragi del 92/93. E non si tratta solo delle dichiarazioni, delle parziali verità e dei documenti consegnati o no di Massimo Ciancimino, il figlio di Vito sindaco del sacco di Palermo.
A fare da spalla, o viceversa, a Massimino è un pentito di rango, il boss di Cosa nostra Gaspare Spatuzza, le cui dichiarazioni alla procura di Caltanissetta sono state tutte verificate con successo in relazione alla strage di via DAmelio, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e di cui si autoaccusa come complice.
Gaspare Spatuzza ha raccontato ai magistrati gli intrecci che i suoi ex capimafia, Giuseppe e Filippo Graviano, mantenevano nel priodo fra il 92 e il 95 con i politici e imprenditori del Nord. I Graviano, entrambe latitanti proprio in Nord Italia, si erano trasferiti qui in concomitanza con un altro personaggio di spicco della mafia nel capoluogo lombardo, Mangano più conosciuto come lo stalliere della villa di Berlusconi di Arcore. Di Mangano, e del suo ruolo nel traffico di stupefacenti a Milano, parlò nella sua ultima intervista prima di essere ucciso Paolo Borsellino.
Come del resto parlò, ma senza fare accuse specifiche, anche del capo di Publitalia. I due latitanti, comunque, vennero arrestati e le indagini misero in evidenza i contatti che avrebbero avuto a Milano anche con Marcello DellUtri, senatore del Pdl, amico del premier Silvio Berlusconi, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e per il quale è in corso il processo dappello a Palermo. Questo è stato uno dei fatti nuovi che avrebbero fatto scattare il campanello di allarme non solo a Caltanisetta e Palermo, ma anche a Firenze, Milano e Roma. Infatti Spatuzza è stato interrogato nei mesi scorsi dal pm di Firenze Nicolosi e dal procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, nellambito della nuova inchiesta sulle stragi del 1993, che riguarda molti punti rimasti ancora oscuri nonostante le sentenze di condanna definitiva di mandanti ed esecutori. A Milano è stato aperto uno stralcio, titolare la Boccassini, sulla strage di via Palestro che causò cinque morti il 27 luglio 93. Spatuzza non è certo uno stinco di santo, tuttaltro. Sta scontando lergastolo ed è considerato uno dei killer del delitto Puglisi.
Ma le sue dichiarazioni, come abbiamo già detto, avrebbero trovato numerosi riscontri nelle verifiche effettuate dalla procura di Caltanissetta sulla vicenda Borsellino.
Inoltre ci sono, appunto, i documenti sequestrati a Ciancimino e le sue dichiarazioni della trattativa fra pezzi dello Stato e Cosa nostra in coincidenza con le stragi del 92. Cè infatti agli atti una lettera personale dei Corleonesi a Berlusconi rinvenuta in una perquisizione in casa di Massimino in cui secondo gli inquirenti i capi della mafia siciliana chiedevano nel 1994 «allonorevole Berlusconi» di mettere a disposizione di Cosa nostra una sua rete televisiva, minacciando di morte il figlio se non avesse accolto la richiesta.
E poi l'attesa della testimonianza dello stesso Ciancimino al processo di appello a DellUtri nelle prossime settimane e le dichiarazioni fatte ai giudici negli scorsi mesi sul presunto interesse dei vertici di Cosa nostra, e in particolare di Bernardo Provenzano, nei confronti della nascente Forza Italia, forza politica in fase di costruzione sotto la guida organizzativa proprio del capo di Publitalia DellUtri.
È la sinergia delle testimonianze del dichiarante Ciancimino e del collaboratore Spatuzza che il premier Silvio Berlusconi teme.
Perché potrebbero mettere in discussione due inchieste archiviate anni fa e che, oggi, con la tempesta delle indagini in corso a Bari, probabilmente non riuscirebbe a sostenere senza subire conseguenze politiche gravissime. Le archiviazioni in questione sono due. La prima a Palermo, nel 1996, dove procura chiese ed ottenne larchiviazione per riciclaggio nei confronti di Berlusconi e DellUtri, indagati con laggravante di avere avvantaggiato gli affari di Cosa nostra. La seconda a Caltanissetta, dove il procuratore Gianni Tinebra chiedeva ed otteneva larchiviazione, sempre per Berlusconi e Dell'Utri, dallaccusa di strage, nellambito delluccisione di Falcone e Borsellino. I due magistrati erano, al momento della loro uccisione, a un passo decisivo della loro carriera e della lotta a Cosa nostra. Il primo era in pratica a un passo a diventare il primo Procuratore nazionale antimafia, il secondo a prendere la guida della procura di Palermo.
E il oro obiettivo, dichiarato, era quello di affrontare il vecchio e nuovo Terzo livello e gli irrisolti casi degli omicidi eccellenti, Mattarella, Dalla Chiesa, La Torre e Salvo Lima.
Fonte:http://www.orsatti.info/archives/1775
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