La certezza definitiva si avrà solo a metà settembre ma i tecnici che stanno lavorando al caso, a cominciare dall’Arpa di Latina, ne sono ormai convinti e si stanno preparando alle fassi successive.
Mancano solo alcuni dettagli per conoscere l’esito dell’indagine geomagnetica condotta su una delle discariche di Borgo Montello, la cosiddetta «S zero», cioè la prima attivata nel sito di Latina e attualmente dismessa. La prima parte dell’indagine, consitente nell’esame del terreno e nel prelevamento dei campioni e dei dati, ha visto all’opera lo scorso mese di giugno i tecnici del prestigioso Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
L’istituto ha operato su incarico dell’Arpa di Latina (l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) ed i risultati sono al momento oggetto di attento studio e valutazione della stessa Arpa. Lo scopo dell’attività, come noto, è valutare se nella discarica vi siano interrati dei fusti contenenti rifiuti, presumibilmente tossici. Una ipotesi, questa, documentata da uno studio dell’Enea condotto all’inizio degli anni novanta e mai approfondito.
Lo scorso anno era stato il consigliere regionale Fabrizio Cirilli a riproporre lo studio dell’Enea all’attenzione delle istituzioni, locali e regionali, e a seguito di questa iniziativa l’assessore regionale all’ambiente, Filiberto Zaratti, aveva incaricato l’Arpa di Latina di approfondire la questione. «Ora dovremo verificare i risultati - aveva detto il direttore dell’Arpa di Latina, il dott. Ennio Zaottini - e prevedere eventuali altre azioni, come ad esempio carotaggi, oppure procedere a mettere in sicurezza la discarica. In ogni caso renderemo pubblici i risultati.
L’indagine geomagnetica è stata condotta con il ricorso a tecnologia interferenziale, cioè un macchinario che rileva perturbazioni geomagnetiche in profondità e quindi l’eventuale presenza di corpi metallici anomali». Parte dei riscontri ora è stata effettuata ed i risultati non lascerebbero purtroppo dubbi: i centinaia di fusti interrati conterrebero rifiuti altamente tossici.
La notizia «positiva», se così si può definire, è che le stesse sostanze tossiche al momento non avrebbero intaccato la falda sotterranea. E’ per questo che si dovrà ora decidere se rimuovere quei fusti, interrati a più più di cinque metri con il rischio che la loro decomposizioone possa rilasciare il materaile tossico e quindi compromettere la falda, oppure lasciare il carico di veleno interrato.
Altro filone, invece, è quello giudiziario con l’indagine aperta sulle responsabilità del’interramento dei fusti e la provenienza degli stessi.
Fonte:IlTempo.it
Fonte:IlTempo.it
Internet:9online
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