domenica 26 luglio 2009

Rai: altro che nomine, qui quello che si sta attuando è il piano di Licio Gelli...


Di Giuseppe Giulietti



E' inutile far finta di non sapere che anche le ultimissime nomine Rai stavano nelle discussioni di Palazzo Grazioli. Quello che sta accadendo è il prendere forma, in modi sempre più evidenti, di un polo Raiset nel quale l'elemento dominante è costituito dalle proprietà del premier. Non basta più essere ottimi professionisti di destra per entrare nella rosa dei candidati alle direzioni; quello che serve ora è godere della fiducia dei pasdaran della parte più estrema del partito del conflitto di interessi, a tal punto che non pochi esponenti del centro destra, e non di secondo piano, nei corridoi della Camera parlavano e parlano, a mezzabocca, delle nomine Rai come di un completo trionfo del partito Mediaset. A tal punto che donne e uomini dichiaramente di destra, lontanissimi da questa associaizone, e con la quale abbiamo avuto perfino fieri contrasti nelle aule dei tribunali, sono stati letteralmente cancellati perchè ritenuti poco affidabili, non tanto dal punto di vista politico, ma da quello degli interessi dell'azienda concorrente.
Quello che è accaduto va letto contestulamente alla nomina della piattaforma unica con l'obiettivo di attrarre strutturalmente la Rai nell'orbita di Mediaset in una guerra contro Sky divenuto elemento ostile perchè danneggia il patrimonio del Presidente in carica. A noi non stanno simpatici nè Berlusconi nè Murdoch e quelli che si definiscono "liberali" non possono stare a guardare quando si profilano nuove pericolose forme di concentrazione. Vale per Rupert e per Silvio. Vale per la Rai e per Tronchetti Provera.
Per il futuro sarà bene non cadere nella trappola di fermarsi a difendere solo e soltanto le "isole" di Raitre e del Tg3 perchè questi signori useranno il lanciafiamme per azzerare non solo Raitre e il Tg3 ma anche l'esperienza di Rainews24, Rai International e anche le ultime diversità sopravvissute nelle altre reti e testate; ma soprattutto punteranno a mettere le mani in maniera definitiva sui new media, sulla Sipra, sul marketing strategico, sulla fiction e sul cinema, affinchè tutti i centri di comando e di spesa siano unificati in pochissime mani.
Non si illudano le opposizioni. In questo quadro ci potrà essere anche qualcuno che vota centro sinistra ma sempre e solo se sarà un esponente gradito al premier editore.
In ogni caso tutto ciò che sta avvenendo ricorda singolarmente un certo Piano di Rinascita Democratica che si poneva come obiettivo la dissoluzione della Rai e la realizzazione di un'unica centralizzata agenzia dell'informazione. Sarà una casualità ma a quella prospettiva ci siamo sempre più vicini. E proprio perchè Articolo21 rispetta le Autorità istituzionali ci permettiamo di segnalare con grande rispetto e passione civile che nel settore della comunicazione stiamo assistendo ad un progressivo svuotamento dei principi contenuti nell'articolo21 della Costituzione e la conseguente trasformazione della nostra repubblica da quella parlamentare a quella presidenziale a reti unificate. E' questo il vero problema, altro che le nomine. In discussione c'è qualcosa di un pò più delicato che il profilo biografico di qualche direttore o vicedirettore. Per queste ragioni Articolo21 chiederà a tutte forze politiche di mettere in cantiere per il mese di settembre una grande manifestazione unitaria in sede internazionale e nazionale e una grande campagna contro ogni forma di bavagli, bavaglini, grembiulini...
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Di Giuseppe Giulietti



E' inutile far finta di non sapere che anche le ultimissime nomine Rai stavano nelle discussioni di Palazzo Grazioli. Quello che sta accadendo è il prendere forma, in modi sempre più evidenti, di un polo Raiset nel quale l'elemento dominante è costituito dalle proprietà del premier. Non basta più essere ottimi professionisti di destra per entrare nella rosa dei candidati alle direzioni; quello che serve ora è godere della fiducia dei pasdaran della parte più estrema del partito del conflitto di interessi, a tal punto che non pochi esponenti del centro destra, e non di secondo piano, nei corridoi della Camera parlavano e parlano, a mezzabocca, delle nomine Rai come di un completo trionfo del partito Mediaset. A tal punto che donne e uomini dichiaramente di destra, lontanissimi da questa associaizone, e con la quale abbiamo avuto perfino fieri contrasti nelle aule dei tribunali, sono stati letteralmente cancellati perchè ritenuti poco affidabili, non tanto dal punto di vista politico, ma da quello degli interessi dell'azienda concorrente.
Quello che è accaduto va letto contestulamente alla nomina della piattaforma unica con l'obiettivo di attrarre strutturalmente la Rai nell'orbita di Mediaset in una guerra contro Sky divenuto elemento ostile perchè danneggia il patrimonio del Presidente in carica. A noi non stanno simpatici nè Berlusconi nè Murdoch e quelli che si definiscono "liberali" non possono stare a guardare quando si profilano nuove pericolose forme di concentrazione. Vale per Rupert e per Silvio. Vale per la Rai e per Tronchetti Provera.
Per il futuro sarà bene non cadere nella trappola di fermarsi a difendere solo e soltanto le "isole" di Raitre e del Tg3 perchè questi signori useranno il lanciafiamme per azzerare non solo Raitre e il Tg3 ma anche l'esperienza di Rainews24, Rai International e anche le ultime diversità sopravvissute nelle altre reti e testate; ma soprattutto punteranno a mettere le mani in maniera definitiva sui new media, sulla Sipra, sul marketing strategico, sulla fiction e sul cinema, affinchè tutti i centri di comando e di spesa siano unificati in pochissime mani.
Non si illudano le opposizioni. In questo quadro ci potrà essere anche qualcuno che vota centro sinistra ma sempre e solo se sarà un esponente gradito al premier editore.
In ogni caso tutto ciò che sta avvenendo ricorda singolarmente un certo Piano di Rinascita Democratica che si poneva come obiettivo la dissoluzione della Rai e la realizzazione di un'unica centralizzata agenzia dell'informazione. Sarà una casualità ma a quella prospettiva ci siamo sempre più vicini. E proprio perchè Articolo21 rispetta le Autorità istituzionali ci permettiamo di segnalare con grande rispetto e passione civile che nel settore della comunicazione stiamo assistendo ad un progressivo svuotamento dei principi contenuti nell'articolo21 della Costituzione e la conseguente trasformazione della nostra repubblica da quella parlamentare a quella presidenziale a reti unificate. E' questo il vero problema, altro che le nomine. In discussione c'è qualcosa di un pò più delicato che il profilo biografico di qualche direttore o vicedirettore. Per queste ragioni Articolo21 chiederà a tutte forze politiche di mettere in cantiere per il mese di settembre una grande manifestazione unitaria in sede internazionale e nazionale e una grande campagna contro ogni forma di bavagli, bavaglini, grembiulini...

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