Il partito del peggior sud
Scritto da Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno, 19-07-2009
Lombardo, Bassolino, Loiero come Bossi, Maroni, Calderoli? Il Partito del Sud come la Lega Nord? Basta mettere nero su bianco i paragoni dei quali si parla in questi giorni, per capire quanto siano fuori luogo. La Lega nacque negli anni ’80 in un territorio all’avanguardia dello sviluppo, fu costruita dal basso, inventò e promosse una sua classe dirigente. E si propose come movimento d’opposizione al sistema politico della Prima Repubblica e alla costituzione dello Stato. Fu, in ogni senso, un fenomeno di forte innovazione.
Il Partito del Sud ne è l’esatto contrario. Intende rappresentare i territori meno sviluppati del paese, si identifica con esperienze amministrative più o meno fallimentari, è costituito da una nomenklatura presente da decenni sul campo, ha prodotto pochi o pochissimi nomi nuovi. Ed è un partito governativo, esprimendo giunte regionali al potere o facendo parte della squadra di Palazzo Chigi. Il che ne segnala un’altra caratteristica: si tratta di un fenomeno tendenzialmente bipartisan e, per ciò stesso, potenzialmente trasformistico. Una sorta di sindacato del Mezzogiorno, il quale cerca di mettere assieme interessi (economici e politici), che appaiono ormai marginalizzati dallo storico abuso delle funzioni e delle risorse pubbliche. «Non l’altra faccia della Lega», ha scritto Peppino Caldarola, «ma la spiegazione del perché la Lega ha successo».
E qui sta il punto. Qual è il Sud del partito del Sud? È il municipio di Palermo che, dopo aver sperperato montagne di soldi pubblici, riceve da Berlusconi il permesso speciale di aumentare ulteriormente l’addizionale dell’Irpef. È la Calabria di Loiero, vero primatista nazionale in materia di fondi europei dissipati, deficit sanitario e inchieste giudiziarie. È la Napoli della Iervolino che ingolfa di cantieri infiniti il centro, abbandona alle ortiche le periferie, protegge i tassisti manganellatori e, a un anno dall’emergenza rifiuti, non implementa la differenziata e in compenso aumenta del 60% la Tarsu. È la Regione Campania che, dilapidato un enorme capitale di fiducia, coltiva il suo orticello d’intellettuali e imprenditori amici, registra il tragico inquinamento del litorale, sposta e licenzia i dirigenti in base a faide tra partiti, ricicla gli ormai numerosi trombati alle elezioni, rimpolpa con centinaia di milioni l’arcipelago clientelare della formazione, affida i turisti agli ex detenuti. E naturalmente si prepara alle elezioni sminuzzando la spesa tra comuni grandi e piccoli.
Diciamo le cose come stanno, questo non è il Sud, è la parte peggiore del Sud. E, come tale, rischia di portare l’intero Mezzogiorno su un binario morto, chiudendolo nei propri confini, che sono storicamente (e tanto più oggi) asfittici. Ben che vada, il partito territoriale chiederà e otterrà l’ argent de poche della sopravvivenza, imponendo, in cambio, la perpetuazione di un ceto politico vecchio e, come i vecchi, fisiologicamente infecondo. Quel progetto risponde a un’idea corporativa del territorio che, ancora una volta, impedirebbe la crescita di un libero mercato delle merci, delle competenze e della politica. Assomiglia terribilmente al cimitero degli elefanti. Ma il Sud, per fortuna, è anche altro e non è detto che sia in via di estinzione.
-----------------------------------------------------------------------------Ovviamente concordiamo alla virgola con l’editoriale di Paolo Macry.
Da tempo la nostra posizione e’ chiara: e’ mortificante che uomini come Bassolino e company si propongano come rappresentanti di un Sud e di un cambaimento per il Sud dopo essere stati i protagonisti del disastro che esige appunto un cambiamento.
Senza di loro .
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Commenti: 7
Andrea Balìa (andrbali@tin.it) ha scritto: domenica 19 luglio 2009 ore 20.28.55
Il Partito del Sud non è e non sarà quello di Lombardo, Bassolino, ecc.. per 3 ragioni innanzitutto :
1) Il Partito del Sud già esiste, l’ha fondato Antonio Ciano a Gaeta dove governa con una lista civica che ha mandato all’opposizione Destra e Sinistra; ha rappresentanza in varie regioni d’Italia ed ha un assessore anche a Catania.
2) Esistono altre formazioni politiche culturali meridionaliste che incarnano il vero spirito positivo del Sud (L’Altro Sud, Comitati Due Sicilie, Insorgenza, ecc...)con una coscienza identitaria e storica e che stanno lavorando per un unità, che se riuscirà superando gli inevitabili individualismi, darà davvero una rappresentatività politica al meridione che purtroppo ora manca, ma che è diventata improcrastinabile.
3) Il Sud, come sottolineato dall’articolo di Macry, non può ipotizzare un suo riscatto che passi attraverso la vecchia partitocrazia, collusa e responsabile dei disastri, sia di Destra che di Sinistra, comunque filogovernativa (di quello di turno) e sponsor di interessi filonordisti grazie agli ascari politici meridionali.
Andrea Balìa (Responsabile all’Identità di L’ALTRO SUD=
Fonte:Napoli.acapo
Scritto da Paolo Macry da il Corriere del Mezzogiorno, 19-07-2009
Lombardo, Bassolino, Loiero come Bossi, Maroni, Calderoli? Il Partito del Sud come la Lega Nord? Basta mettere nero su bianco i paragoni dei quali si parla in questi giorni, per capire quanto siano fuori luogo. La Lega nacque negli anni ’80 in un territorio all’avanguardia dello sviluppo, fu costruita dal basso, inventò e promosse una sua classe dirigente. E si propose come movimento d’opposizione al sistema politico della Prima Repubblica e alla costituzione dello Stato. Fu, in ogni senso, un fenomeno di forte innovazione.
Il Partito del Sud ne è l’esatto contrario. Intende rappresentare i territori meno sviluppati del paese, si identifica con esperienze amministrative più o meno fallimentari, è costituito da una nomenklatura presente da decenni sul campo, ha prodotto pochi o pochissimi nomi nuovi. Ed è un partito governativo, esprimendo giunte regionali al potere o facendo parte della squadra di Palazzo Chigi. Il che ne segnala un’altra caratteristica: si tratta di un fenomeno tendenzialmente bipartisan e, per ciò stesso, potenzialmente trasformistico. Una sorta di sindacato del Mezzogiorno, il quale cerca di mettere assieme interessi (economici e politici), che appaiono ormai marginalizzati dallo storico abuso delle funzioni e delle risorse pubbliche. «Non l’altra faccia della Lega», ha scritto Peppino Caldarola, «ma la spiegazione del perché la Lega ha successo».
E qui sta il punto. Qual è il Sud del partito del Sud? È il municipio di Palermo che, dopo aver sperperato montagne di soldi pubblici, riceve da Berlusconi il permesso speciale di aumentare ulteriormente l’addizionale dell’Irpef. È la Calabria di Loiero, vero primatista nazionale in materia di fondi europei dissipati, deficit sanitario e inchieste giudiziarie. È la Napoli della Iervolino che ingolfa di cantieri infiniti il centro, abbandona alle ortiche le periferie, protegge i tassisti manganellatori e, a un anno dall’emergenza rifiuti, non implementa la differenziata e in compenso aumenta del 60% la Tarsu. È la Regione Campania che, dilapidato un enorme capitale di fiducia, coltiva il suo orticello d’intellettuali e imprenditori amici, registra il tragico inquinamento del litorale, sposta e licenzia i dirigenti in base a faide tra partiti, ricicla gli ormai numerosi trombati alle elezioni, rimpolpa con centinaia di milioni l’arcipelago clientelare della formazione, affida i turisti agli ex detenuti. E naturalmente si prepara alle elezioni sminuzzando la spesa tra comuni grandi e piccoli.
Diciamo le cose come stanno, questo non è il Sud, è la parte peggiore del Sud. E, come tale, rischia di portare l’intero Mezzogiorno su un binario morto, chiudendolo nei propri confini, che sono storicamente (e tanto più oggi) asfittici. Ben che vada, il partito territoriale chiederà e otterrà l’ argent de poche della sopravvivenza, imponendo, in cambio, la perpetuazione di un ceto politico vecchio e, come i vecchi, fisiologicamente infecondo. Quel progetto risponde a un’idea corporativa del territorio che, ancora una volta, impedirebbe la crescita di un libero mercato delle merci, delle competenze e della politica. Assomiglia terribilmente al cimitero degli elefanti. Ma il Sud, per fortuna, è anche altro e non è detto che sia in via di estinzione.
-----------------------------------------------------------------------------Ovviamente concordiamo alla virgola con l’editoriale di Paolo Macry.
Da tempo la nostra posizione e’ chiara: e’ mortificante che uomini come Bassolino e company si propongano come rappresentanti di un Sud e di un cambaimento per il Sud dopo essere stati i protagonisti del disastro che esige appunto un cambiamento.
Senza di loro .
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Commenti: 7
Andrea Balìa (andrbali@tin.it) ha scritto: domenica 19 luglio 2009 ore 20.28.55
Il Partito del Sud non è e non sarà quello di Lombardo, Bassolino, ecc.. per 3 ragioni innanzitutto :
1) Il Partito del Sud già esiste, l’ha fondato Antonio Ciano a Gaeta dove governa con una lista civica che ha mandato all’opposizione Destra e Sinistra; ha rappresentanza in varie regioni d’Italia ed ha un assessore anche a Catania.
2) Esistono altre formazioni politiche culturali meridionaliste che incarnano il vero spirito positivo del Sud (L’Altro Sud, Comitati Due Sicilie, Insorgenza, ecc...)con una coscienza identitaria e storica e che stanno lavorando per un unità, che se riuscirà superando gli inevitabili individualismi, darà davvero una rappresentatività politica al meridione che purtroppo ora manca, ma che è diventata improcrastinabile.
3) Il Sud, come sottolineato dall’articolo di Macry, non può ipotizzare un suo riscatto che passi attraverso la vecchia partitocrazia, collusa e responsabile dei disastri, sia di Destra che di Sinistra, comunque filogovernativa (di quello di turno) e sponsor di interessi filonordisti grazie agli ascari politici meridionali.
Andrea Balìa (Responsabile all’Identità di L’ALTRO SUD=
Fonte:Napoli.acapo
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