'Yes we camp!' Questa la grande scritta di protesta, con lettere di plastica, che alcuni comitati cittadini hanno sistemato sulla collina di Roio che domina l'autostrada A24 dell'Aquila e il parcheggio di scambio utilizzato dai giornalisti che seguono i lavori del G8.
Se ne accorgerà anche Barack Obama. Perché la protesta degli abruzzesi fa il verso proprio alla famosa frase del presidente americano. La protesta dei comitati è per riportare l'attenzione sulla popolazione sfollata dopo il terremoto.
"La gente pensa che la ricostruzione sta procedendo liscia, che gli aquilani sono già tornati nelle loro case e invece 'Yes we camp', siamo tutti accampati, a tre mesi dal sisma", dice Mattia Lolli, del Comitato 3e32.
I manifestanti, alcune decine di giovani, sottolineano che non ce l'hanno con il G8, ma che la loro "battaglia" è finalizzata esclusivamente a informare l'opinione pubblica "che le cose all'Aquila non vanno come dicono, perché la ricostruzione non è mai partita, e, sotto le tende, le persone più anziane stanno morendo". "Vogliamo soltanto dire la nostra - spiega Lolli - su un processo di ricostruzione che invece ci viene imposto dall'alto.
Quello che è mancato finora è l'ascolto: vogliono far vedere che va tutto bene, procede tutto a tempo di record, mentre finora non è successo letteralmente niente. Le nostre case stanno come stavano la notte del 6 aprile dopo il sisma, sono cioé distrutte, e gli unici lavori che abbiamo visto procedere spediti sono quelli per l'organizzazione del G8".
I rappresentanti dei vari comitati cittadini che stanno animando l'iniziativa sulla collina di Roio sottolineano però che "il nostro è un problema molto più grande del G8: qui c'é in ballo il nostro futuro, il futuro della nostra città".
I manifestanti chiedono anche che le loro istanze non vengano considerate "di parte. Non vogliamo essere strumentalizzati e, in questi casi, il rischio è dietro l'angolo". Anche per questo, dicono, non parteciperanno alla manifestazione nazionale prevista per il 10 luglio, giorno di chiusura del vertice. I comitati cittadini, che oggi hanno distribuito volantini in inglese alla stampa internazionale, hanno in programma anche altre iniziative: tra queste la requisizione simbolica di alcune delle circa "5000 case sfitte che non vengono assegnate agli sfollati".
IL TESTO DEL VOLANTINO DISTRIBUITO AI GIORNALISTI
Yes, We Camp! è il grido di denuncia della gestione scellerata dell’emergenza post-sisma.
Per la prima volta nella storia recente dei terremoti dopo tre mesi la popolazione è ancora sotto le tende e ci dovrà stare, secondo i piani del Governo, ancora per molto.
Yes, We Camp! per smascherare le mancate promesse del presidente del consiglio. Dopo tante parole nessun fatto. I provvedimenti sono del tutto insufficienti, i soldi stanziati troppo pochi.
Yes, We Camp! per urlare tutti fuori dalle tende, ora! Si requisiscano le case sfitte o invendute, si installino container, roulotte, casette di legno.
Yes, We Camp! per affermare che tutti gli aquilani debbono tornare all’Aquila. Non si pensi a settembre di sistemare un solo abitante fuori dal proprio comune, in alberghi della regione. Ci opporremo a questa deportazione con ogni mezzo necessario.
Yes, We Camp! per constatare che si sono persi inutilmente tre mesi: nessuna opera di ricostruzione, solo lavori per il G8.
Yes, We Camp! per denunciare il processo di devastazione ambientale e sociale del nostro territorio perpetrato mediante la localizzazione del piano C.A.S.E. Non vogliamo una grande new town diffusa!
Yes, We Camp! per informare tutto il mondo del processo di militarizzazione e confisca degli elementari diritti costituzionali nei campi: di informazione, di riunione, di espressione.
Yes, We Camp! vuol dire 100% ricostruzione, trasparenza, partecipazione. Non accettiamo decisioni prese dall’alto che non hanno a cuore al bene del territorio ma vanno a beneficio delle solite clientele e speculazioni.
Yes, We Camp! è la nostra ironia per dire a tutti che siamo vivi e determinati a difendere e far rinascere la nostra Terra.
La targa all’ingresso del Castello dell’Aquila è ancora intatta.
La apposero i dominatori spagnoli nel cinquecento e recita: “ad reprimendam audaciam aquilanorum”
Neanche stavolta l'audacia degli aquilani sarà repressa!!!
Ad maiora!
Fonte:Politicacritica
Se ne accorgerà anche Barack Obama. Perché la protesta degli abruzzesi fa il verso proprio alla famosa frase del presidente americano. La protesta dei comitati è per riportare l'attenzione sulla popolazione sfollata dopo il terremoto.
"La gente pensa che la ricostruzione sta procedendo liscia, che gli aquilani sono già tornati nelle loro case e invece 'Yes we camp', siamo tutti accampati, a tre mesi dal sisma", dice Mattia Lolli, del Comitato 3e32.
I manifestanti, alcune decine di giovani, sottolineano che non ce l'hanno con il G8, ma che la loro "battaglia" è finalizzata esclusivamente a informare l'opinione pubblica "che le cose all'Aquila non vanno come dicono, perché la ricostruzione non è mai partita, e, sotto le tende, le persone più anziane stanno morendo". "Vogliamo soltanto dire la nostra - spiega Lolli - su un processo di ricostruzione che invece ci viene imposto dall'alto.
Quello che è mancato finora è l'ascolto: vogliono far vedere che va tutto bene, procede tutto a tempo di record, mentre finora non è successo letteralmente niente. Le nostre case stanno come stavano la notte del 6 aprile dopo il sisma, sono cioé distrutte, e gli unici lavori che abbiamo visto procedere spediti sono quelli per l'organizzazione del G8".
I rappresentanti dei vari comitati cittadini che stanno animando l'iniziativa sulla collina di Roio sottolineano però che "il nostro è un problema molto più grande del G8: qui c'é in ballo il nostro futuro, il futuro della nostra città".
I manifestanti chiedono anche che le loro istanze non vengano considerate "di parte. Non vogliamo essere strumentalizzati e, in questi casi, il rischio è dietro l'angolo". Anche per questo, dicono, non parteciperanno alla manifestazione nazionale prevista per il 10 luglio, giorno di chiusura del vertice. I comitati cittadini, che oggi hanno distribuito volantini in inglese alla stampa internazionale, hanno in programma anche altre iniziative: tra queste la requisizione simbolica di alcune delle circa "5000 case sfitte che non vengono assegnate agli sfollati".
IL TESTO DEL VOLANTINO DISTRIBUITO AI GIORNALISTI
Yes, We Camp! è il grido di denuncia della gestione scellerata dell’emergenza post-sisma.
Per la prima volta nella storia recente dei terremoti dopo tre mesi la popolazione è ancora sotto le tende e ci dovrà stare, secondo i piani del Governo, ancora per molto.
Yes, We Camp! per smascherare le mancate promesse del presidente del consiglio. Dopo tante parole nessun fatto. I provvedimenti sono del tutto insufficienti, i soldi stanziati troppo pochi.
Yes, We Camp! per urlare tutti fuori dalle tende, ora! Si requisiscano le case sfitte o invendute, si installino container, roulotte, casette di legno.
Yes, We Camp! per affermare che tutti gli aquilani debbono tornare all’Aquila. Non si pensi a settembre di sistemare un solo abitante fuori dal proprio comune, in alberghi della regione. Ci opporremo a questa deportazione con ogni mezzo necessario.
Yes, We Camp! per constatare che si sono persi inutilmente tre mesi: nessuna opera di ricostruzione, solo lavori per il G8.
Yes, We Camp! per denunciare il processo di devastazione ambientale e sociale del nostro territorio perpetrato mediante la localizzazione del piano C.A.S.E. Non vogliamo una grande new town diffusa!
Yes, We Camp! per informare tutto il mondo del processo di militarizzazione e confisca degli elementari diritti costituzionali nei campi: di informazione, di riunione, di espressione.
Yes, We Camp! vuol dire 100% ricostruzione, trasparenza, partecipazione. Non accettiamo decisioni prese dall’alto che non hanno a cuore al bene del territorio ma vanno a beneficio delle solite clientele e speculazioni.
Yes, We Camp! è la nostra ironia per dire a tutti che siamo vivi e determinati a difendere e far rinascere la nostra Terra.
La targa all’ingresso del Castello dell’Aquila è ancora intatta.
La apposero i dominatori spagnoli nel cinquecento e recita: “ad reprimendam audaciam aquilanorum”
Neanche stavolta l'audacia degli aquilani sarà repressa!!!
Ad maiora!
Fonte:Politicacritica
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