Il vero pericolo di questo G8 è che si arrivi alla costituzione di un governo bancario mondiale attraverso un organismo monetario e finanziario di controllo del pianeta. Ne è convinto Eugenio Benetazzo, ex-bocconiani e ora primo ed unico predicatore finanziario in Italia (come lui stesso si definisce nel suo sito), che ad Affaritaliani.it spiega i rischi di un super-organismo in balia delle lobby. La crisi? E’ solo un primo assaggio di quello che arriverà nel 2012 a livello macroeconomico, energetico e alimentare, spiega il broker indipendente detto il Beppe Grillo della finanza, tra i pochissimi ad aver preannunciato in un saggio del 2006 la tempesta finanziaria.
Secondo Benetazzo la colpa è tutta del Wto che “sta creando uno spostamento di ricchezza da Occidente ad Oriente, mettendo in seria difficoltà l'attività occupazionale dei Paesi occidentali con le delocalizzazioni”. Come uscirne? Col protezionismo e restituendo ai singoli Stati la sovranità monetaria.
L’INTERVISTA
Oggi è iniziato il G8. I grandi della Terra cercano di mettere a punto nuove regole per la finanza mondiale, ma le divisioni al loro interno sono ancora molte. Che cosa succederà?
"La preoccupazione principale non è la regulation finanziaria: non è qui che sta il marcio. Il rischio è che ci sia una volontà occulta di arrivare silenziosamente ad un governo bancario mondiale attraverso un organismo monetario e finanziario di controllo del pianeta. Questo sì che potrebbe essere un grande problema. E a questo proposito non è casuale che la stessa Cina oltre due mesi fa abbia detto che non è più possibile far reggere gli equilibri del sistema finanziario sul dollaro Usa, chiedendo di fatto una nuova moneta internazionale".
Quindi lei vede come un pericolo l'istituzione di un super-organismo internazionale di controllo.
"Sì. E' una vera e propria minaccia".
Perché?
"Perché metterebbe tutte le economie dei singolo Paesi nelle mani della due diligence, del controllo,
della vigilanza e delle politiche monetarie di un unico interlocutore. E basta vedere come già adesso Fed, Bce, Boe e Boj, pur mantenendo una loro cosiddetta indipendenza, abbiano dimostrato politiche monetarie fallimentari. Prenda l'Europa, che è governata da più di 10 anni dalla Banca Centrale Europea: tutti i Paesi che stanno abbracciando la politica Ue sono pesantemente in difficoltà. E uno di questi Paesi è il nostro che non può più contare su strumenti monetari propri come l'emissione di debito pubblico, l'aumento o la diminuzione dei tassi di interesse... "
Quindi lei teme la fusione delle principali banche centrali in un solo organo con super-poteri?
"Si presume che si tratti di una sorta di fusione. Con la coneseguente perdita o rinuncia di sovranità monetaria degli Stati a favore di un organismo esterno che si occuperà di armonizzare i flussi finanziari, la regulation di 4 aree economiche strategiche..."
Quello che di fatto c'è già in Europa con la Bce...
"Esatto. Il problema è che si passerebbe ad una nuova Banca mondiale, ancora più lontana, dove delle lobby occulte avranno ancora più potere..."
Quali lobby?
"Meglio non parlarne".
Se però i Paesi del G8 non sembrano riuscire ad accordarsi sulle nuove regole da dare ai mercati, non è più difficile che riescano di comune accordo a fondare una banca centrale comune?
"Non è necessario che si mettano tutti d'accordo. Anzi: già il fatto che siano tutti in disaccordo, pone le condizioni per creare un soggetto super-partes. Ma ripeto: il marcio non è nelle regulation...".
E dov'è?
"Nel Wto. Che sta creando uno spostamento di ricchezza da Occidente ad Oriente, mettendo in seria
difficoltà l'attività occupazionale dei Paesi occidentali con le delocalizzazioni. I mutui Usa, per esempio, non sono stati pagati proprio a causa della delocalizzazione: i subprime esistono da più di 30 anni ma sono venute meno le condizioni da parte dei soggetti interessati di poter pagare i propri impegni debitori a causa della perdita di milioni di posti di lavoro".
E il Wto che cosa c'entra?
"Spingendo per l'internazionalizzazione degli scambi mercantili e poi anche per l'abbattimento dei dazi doganali per favorire grandi corporation alimentari e industriali, ha portato a questo tipo di trasformazione societaria".
Nel suo libro-dvd in uscita L'economia allo sbando (Macroedizioni) lei parla di 3 crisi in arrivo: macroeconomica, alimentare e energetica.
"C'è una convergenza di fattori a livello macroeconomico, energetico, alimentare che poteranno ad esplodere una grande crisi planetaria dopo il 2012. La crisi che stiamo attraversando è solo una prima sfaccettatura: abbiamo avuto la manifestazione finanziaria, ora ci aspetta quella sociale".
E come si fa a contrastare questa crisi?
"Le strade ci sono. E non è certo internazionalizzandosi che si risolvono i problemi. Bisogna interrompere lo strapotere del Wto. Quindi: iniziare ad embargare l'Europa nei confronti di tutti i prodotti che iniziano a proliferare e invadere i mercati europei, consentendo la protezione dell'artigianato e dell'industria europea con manodopera autoctona. Si tratta semplicemente di difendere i livelli occupazionali: gli stessi che adesso l'Inghilterra rimpiange, a distanza di 20 dalle scelte della Thatcher e del suo processo di de-industrializzazione".
Tornare all'industria, questa la ricetta?
"Poi bisognerebbe ripristinare la sovranità monetaria all'interno del nostro Paese e avere una Banca Centrale che emette moneta per conto proprio".
Quindi dire addio alla Bce e alla Ue?
"Sì. Anche se potremmo mantenere una moneta per le spese infrastrutturali e, localmente, divise locali. Ricordiamoci: l'euro è un marco travestito, serve solo alla Germania che esporta fuori dall'Ue. Per l'Italia, per esempio, si sta prospettando il cosiddetto scenario argentino: moneta troppo forte e economia troppo debole".
Secondo Benetazzo la colpa è tutta del Wto che “sta creando uno spostamento di ricchezza da Occidente ad Oriente, mettendo in seria difficoltà l'attività occupazionale dei Paesi occidentali con le delocalizzazioni”. Come uscirne? Col protezionismo e restituendo ai singoli Stati la sovranità monetaria.
L’INTERVISTA
Oggi è iniziato il G8. I grandi della Terra cercano di mettere a punto nuove regole per la finanza mondiale, ma le divisioni al loro interno sono ancora molte. Che cosa succederà?
"La preoccupazione principale non è la regulation finanziaria: non è qui che sta il marcio. Il rischio è che ci sia una volontà occulta di arrivare silenziosamente ad un governo bancario mondiale attraverso un organismo monetario e finanziario di controllo del pianeta. Questo sì che potrebbe essere un grande problema. E a questo proposito non è casuale che la stessa Cina oltre due mesi fa abbia detto che non è più possibile far reggere gli equilibri del sistema finanziario sul dollaro Usa, chiedendo di fatto una nuova moneta internazionale".
Quindi lei vede come un pericolo l'istituzione di un super-organismo internazionale di controllo.
"Sì. E' una vera e propria minaccia".
Perché?
"Perché metterebbe tutte le economie dei singolo Paesi nelle mani della due diligence, del controllo,
della vigilanza e delle politiche monetarie di un unico interlocutore. E basta vedere come già adesso Fed, Bce, Boe e Boj, pur mantenendo una loro cosiddetta indipendenza, abbiano dimostrato politiche monetarie fallimentari. Prenda l'Europa, che è governata da più di 10 anni dalla Banca Centrale Europea: tutti i Paesi che stanno abbracciando la politica Ue sono pesantemente in difficoltà. E uno di questi Paesi è il nostro che non può più contare su strumenti monetari propri come l'emissione di debito pubblico, l'aumento o la diminuzione dei tassi di interesse... "
Quindi lei teme la fusione delle principali banche centrali in un solo organo con super-poteri?
"Si presume che si tratti di una sorta di fusione. Con la coneseguente perdita o rinuncia di sovranità monetaria degli Stati a favore di un organismo esterno che si occuperà di armonizzare i flussi finanziari, la regulation di 4 aree economiche strategiche..."
Quello che di fatto c'è già in Europa con la Bce...
"Esatto. Il problema è che si passerebbe ad una nuova Banca mondiale, ancora più lontana, dove delle lobby occulte avranno ancora più potere..."
Quali lobby?
"Meglio non parlarne".
Se però i Paesi del G8 non sembrano riuscire ad accordarsi sulle nuove regole da dare ai mercati, non è più difficile che riescano di comune accordo a fondare una banca centrale comune?
"Non è necessario che si mettano tutti d'accordo. Anzi: già il fatto che siano tutti in disaccordo, pone le condizioni per creare un soggetto super-partes. Ma ripeto: il marcio non è nelle regulation...".
E dov'è?
"Nel Wto. Che sta creando uno spostamento di ricchezza da Occidente ad Oriente, mettendo in seria
difficoltà l'attività occupazionale dei Paesi occidentali con le delocalizzazioni. I mutui Usa, per esempio, non sono stati pagati proprio a causa della delocalizzazione: i subprime esistono da più di 30 anni ma sono venute meno le condizioni da parte dei soggetti interessati di poter pagare i propri impegni debitori a causa della perdita di milioni di posti di lavoro".
E il Wto che cosa c'entra?
"Spingendo per l'internazionalizzazione degli scambi mercantili e poi anche per l'abbattimento dei dazi doganali per favorire grandi corporation alimentari e industriali, ha portato a questo tipo di trasformazione societaria".
Nel suo libro-dvd in uscita L'economia allo sbando (Macroedizioni) lei parla di 3 crisi in arrivo: macroeconomica, alimentare e energetica.
"C'è una convergenza di fattori a livello macroeconomico, energetico, alimentare che poteranno ad esplodere una grande crisi planetaria dopo il 2012. La crisi che stiamo attraversando è solo una prima sfaccettatura: abbiamo avuto la manifestazione finanziaria, ora ci aspetta quella sociale".
E come si fa a contrastare questa crisi?
"Le strade ci sono. E non è certo internazionalizzandosi che si risolvono i problemi. Bisogna interrompere lo strapotere del Wto. Quindi: iniziare ad embargare l'Europa nei confronti di tutti i prodotti che iniziano a proliferare e invadere i mercati europei, consentendo la protezione dell'artigianato e dell'industria europea con manodopera autoctona. Si tratta semplicemente di difendere i livelli occupazionali: gli stessi che adesso l'Inghilterra rimpiange, a distanza di 20 dalle scelte della Thatcher e del suo processo di de-industrializzazione".
Tornare all'industria, questa la ricetta?
"Poi bisognerebbe ripristinare la sovranità monetaria all'interno del nostro Paese e avere una Banca Centrale che emette moneta per conto proprio".
Quindi dire addio alla Bce e alla Ue?
"Sì. Anche se potremmo mantenere una moneta per le spese infrastrutturali e, localmente, divise locali. Ricordiamoci: l'euro è un marco travestito, serve solo alla Germania che esporta fuori dall'Ue. Per l'Italia, per esempio, si sta prospettando il cosiddetto scenario argentino: moneta troppo forte e economia troppo debole".
Fonte:Affari italiani.it
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