Il 23 giugno il DDL Lussana è passato all’esame della II Commissione Giustizia. La proposta di legge prevede nuove disposizioni in materia della tutela della privacy su Internet, in particolare sul cosiddetto "Diritto all’oblio".
I politici ci hanno già provato con l’emendamento D’Alia e con la legge Carlucci. Ora ci riprovano con un nuovo emendamento: diritto all’oblio su Internet. La proposta è stata presentata il 20 maggio scorso, ma soltanto alcuni giorni fa il testo è passato all’esame della II Commissione Giustizia. Il politico di turno a cui spetta difendere nuovamente la Casta è stavolta Carolina Lussana, eletta tra le file della Lega Nord. Sua infatti la proposta che è passata al vaglio della commissione, di cui la Lussana è la vicepresidente.
Il Diritto all’oblio è stato recepito da tempo dalla legislazione italiana. In pratica la legge prevede che un individuo che abbia commesso un reato, una volta che l’opinione pubblica ne sia stata correttamente informata e il reo abbia scontato la pena, al fine di favorirne il reinserimento nella società, si obbligano gli organi di stampa o chiunque voglia tentare di rievocarne i reati commessi a non renderli più noti.
La baldanzosa leghista ha presentato un DDL diviso in più articoli.
L’art. 1 recita così: Salvo che risulti il consenso scritto dell’interessato, non possono essere diffusi o mantenuti immagini e dati, anche giudiziari, che consentono, direttamente o indirettamente, l’identificazione della persona già indagata o imputata nell’ambito di un processo penale, sulle pagine internet liberamente accessibili dagli utenti o attraverso i motori di ricerca esterni al sito in cui tali immagini o dati sono contenuti. E in base alla gravità dei delitti commessi, si decide per quanto tempo la fedina penale del reo può essere consultabile su Internet.
L’art. 2 stabilisce le sanzioni in caso di inottemperanza alla legge. Se dalla denuncia dell’interessato trascorrono tre mesi senza che i dati personali riguardanti vecchi reati vengano rimossi, il Garante della Privacy può applicare nei confronti dei soggetti responsabili un’ammenda che va dai 5.000 ai 100.000 euro e disporre la rimozione dei dati personali trattati illecitamente.
L’art. 3 è una sorta di "contentino", in quanto stabilisce una serie di tutele in cui tale legge non si può applicare, ovvero in caso di condanna all’ergastolo, di reato di terrorismo, di genocidio o di strage. Inoltre il DDL non si applica al trattamento dei dati per ragioni di giustizia da parte degli organi giudiziari, del CSM e del Ministero della Giustizia o per ragioni di ricostruzione storica e giornalistica.
L’art. 4 riconosce all’interessato il diritto al risarcimento del danno.
L’art. 5 compie delle modifiche sostanziali al decreto legislativo n. 196 del 30 giugno 2003, applicando la stringa "su Internet" alle disposizioni vigenti in materia di tutela di diritto all’oblio.
Premesso che politici ovviamente non interessa un fico secco della tutela dei cittadini, il DDL è semplicemente l’ennesimo provvedimento governativo volto a limitare sempre più la libertà su Internet. Una sorta di lottizzazione che, dopo aver intaccato televisione e giornali, mira anche ad Internet. Anche perchè la semplice minaccia pecuniaria di 100.000 euro indurrà automaticamente i provider ad oscurare quelle pagine che riportano dei dati sensibili.
Ci chiediamo ora: è giusto che un diritto sacrosanto come quello all’oblio venga strumentalizzato per fini politici? Perchè poi mirare direttamente alla Rete? Il forte rischio è che i reati commessi da politici ed industriali vengano per legge cancellati e dunque dimenticati dall’opinione pubblica.
Fonte:Agoravox
I politici ci hanno già provato con l’emendamento D’Alia e con la legge Carlucci. Ora ci riprovano con un nuovo emendamento: diritto all’oblio su Internet. La proposta è stata presentata il 20 maggio scorso, ma soltanto alcuni giorni fa il testo è passato all’esame della II Commissione Giustizia. Il politico di turno a cui spetta difendere nuovamente la Casta è stavolta Carolina Lussana, eletta tra le file della Lega Nord. Sua infatti la proposta che è passata al vaglio della commissione, di cui la Lussana è la vicepresidente.
Il Diritto all’oblio è stato recepito da tempo dalla legislazione italiana. In pratica la legge prevede che un individuo che abbia commesso un reato, una volta che l’opinione pubblica ne sia stata correttamente informata e il reo abbia scontato la pena, al fine di favorirne il reinserimento nella società, si obbligano gli organi di stampa o chiunque voglia tentare di rievocarne i reati commessi a non renderli più noti.
La baldanzosa leghista ha presentato un DDL diviso in più articoli.
L’art. 1 recita così: Salvo che risulti il consenso scritto dell’interessato, non possono essere diffusi o mantenuti immagini e dati, anche giudiziari, che consentono, direttamente o indirettamente, l’identificazione della persona già indagata o imputata nell’ambito di un processo penale, sulle pagine internet liberamente accessibili dagli utenti o attraverso i motori di ricerca esterni al sito in cui tali immagini o dati sono contenuti. E in base alla gravità dei delitti commessi, si decide per quanto tempo la fedina penale del reo può essere consultabile su Internet.
L’art. 2 stabilisce le sanzioni in caso di inottemperanza alla legge. Se dalla denuncia dell’interessato trascorrono tre mesi senza che i dati personali riguardanti vecchi reati vengano rimossi, il Garante della Privacy può applicare nei confronti dei soggetti responsabili un’ammenda che va dai 5.000 ai 100.000 euro e disporre la rimozione dei dati personali trattati illecitamente.
L’art. 3 è una sorta di "contentino", in quanto stabilisce una serie di tutele in cui tale legge non si può applicare, ovvero in caso di condanna all’ergastolo, di reato di terrorismo, di genocidio o di strage. Inoltre il DDL non si applica al trattamento dei dati per ragioni di giustizia da parte degli organi giudiziari, del CSM e del Ministero della Giustizia o per ragioni di ricostruzione storica e giornalistica.
L’art. 4 riconosce all’interessato il diritto al risarcimento del danno.
L’art. 5 compie delle modifiche sostanziali al decreto legislativo n. 196 del 30 giugno 2003, applicando la stringa "su Internet" alle disposizioni vigenti in materia di tutela di diritto all’oblio.
Premesso che politici ovviamente non interessa un fico secco della tutela dei cittadini, il DDL è semplicemente l’ennesimo provvedimento governativo volto a limitare sempre più la libertà su Internet. Una sorta di lottizzazione che, dopo aver intaccato televisione e giornali, mira anche ad Internet. Anche perchè la semplice minaccia pecuniaria di 100.000 euro indurrà automaticamente i provider ad oscurare quelle pagine che riportano dei dati sensibili.
Ci chiediamo ora: è giusto che un diritto sacrosanto come quello all’oblio venga strumentalizzato per fini politici? Perchè poi mirare direttamente alla Rete? Il forte rischio è che i reati commessi da politici ed industriali vengano per legge cancellati e dunque dimenticati dall’opinione pubblica.
Fonte:Agoravox
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