domenica 14 giugno 2009

Terremoto, L'Aquila città militarizzata: esplode la protesta dei cittadini


Di Antonio Di Muzio


L’AQUILA (14 giugno) - La città ormai può dirsi militarizzata. Anche per compiere i più normali e innocui gesti quotidiani ci serve un permesso, un pass, un’autorizzazione. La gente, sia della costa che delle tendopoli, è stufa. Siamo arrivati al punto che è impossibile anche avvicinarsi per guardare soltanto la propria abitazione. La gente si chiede: un eccesso di zelo a tutela dell’incolumità delle persone oppure si vuole celare alla vista dei cittadini le condizioni del capoluogo? Siamo certi che stiamo parlando di eccesso di zelo da parte di coloro che sono autorizzati alla “guardia”. Ma tant’è. Girando per L’Aquila si avverte un senso di fastidio, quasi una mancanza di libertà di movimento. E la proteste aumentano per questa “ghettizzazione” che non fa altro che far lievitare i disagi causati dal terremoto.

Per iniziativa di un gruppo di cittadini è stato attivato un “numero di telefono amico” a disposizione di tutte le persone che abitano nelle 160 tendopoli del “cratere”. Il numero (327-1672466) sarà messo a disposizione di chiunque voglia segnalare disfunzioni, problemi di comunicazione, difficoltà a interagire con i responsabili dei vari campi. «Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni - spiega Marco Valeri, tra gli ideatori di questa iniziativa - di difficoltà relative principalmente a disagi nelle tende dovuti al freddo prima, al caldo poi, alla pioggia o al rischio epidemiologico».

Molte, soprattutto fra i più giovani, sono però le segnalazioni relative a disagi sociali. «Il problema degli accessi ai campi è noto a tutti - aggiunge Valeri, specificando che l’iniziativa non è legata a comitati - Specie nelle tendopoli più grandi, dove per visitare un amico o un parente c’è bisogno di un pass provvisorio. In alcuni campi è persino difficile agli stessi residenti rientrare dopo una certa ora, perché i responsabili chiudono le porte d’accesso. Dal punto di vista sociale, talvolta abbiamo sperimentato le difficoltà di organizzare una riunione con più di dieci persone».

Il deputato Udc Pierluigi Mantini, intanto, ha detto ieri che interromperà lo sciopero della fame solo «quando ci sarà la legge». Secondo l’esponente dell’Udc i cittadini del terremoto «si sentono traditi, sono disperati. Noi vogliamo evitare un’escalation di protesta che potrebbe degenerare, ma interromperemo il digiuno solo se martedì ci saranno, nella legge, le promesse fatte da Berlusconi e le misure essenziali sugli indennizzi per le case del centro storico, gli immobili produttivi, le risorse per i comuni colpiti, la zona franca».

La protesta, di Mantini e di un gruppo di cittadini e amministratori, era cominciata mercoledì sera. Mantini parla anche di Bertolaso: «Non potremo mai accettare la tesi di Bertolaso, che ha sostenuto in Parlamento che con le ordinanze può modificare a suo piacimento la legge. Non è vero, e non siamo un popolo di mendicanti. Abbiamo fiducia nelle istituzioni democratiche e nella collaborazione tra tutte le forze dinanzi a una calamità nazionale così grave. Rivolgo un appello speciale a Gianni Letta, che da abruzzese e da uomo delle istituzioni conosce bene i problemi e il valore del rispetto degli impegni assunti al massimo livello».

Fonte:Il Messaggero
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Di Antonio Di Muzio


L’AQUILA (14 giugno) - La città ormai può dirsi militarizzata. Anche per compiere i più normali e innocui gesti quotidiani ci serve un permesso, un pass, un’autorizzazione. La gente, sia della costa che delle tendopoli, è stufa. Siamo arrivati al punto che è impossibile anche avvicinarsi per guardare soltanto la propria abitazione. La gente si chiede: un eccesso di zelo a tutela dell’incolumità delle persone oppure si vuole celare alla vista dei cittadini le condizioni del capoluogo? Siamo certi che stiamo parlando di eccesso di zelo da parte di coloro che sono autorizzati alla “guardia”. Ma tant’è. Girando per L’Aquila si avverte un senso di fastidio, quasi una mancanza di libertà di movimento. E la proteste aumentano per questa “ghettizzazione” che non fa altro che far lievitare i disagi causati dal terremoto.

Per iniziativa di un gruppo di cittadini è stato attivato un “numero di telefono amico” a disposizione di tutte le persone che abitano nelle 160 tendopoli del “cratere”. Il numero (327-1672466) sarà messo a disposizione di chiunque voglia segnalare disfunzioni, problemi di comunicazione, difficoltà a interagire con i responsabili dei vari campi. «Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni - spiega Marco Valeri, tra gli ideatori di questa iniziativa - di difficoltà relative principalmente a disagi nelle tende dovuti al freddo prima, al caldo poi, alla pioggia o al rischio epidemiologico».

Molte, soprattutto fra i più giovani, sono però le segnalazioni relative a disagi sociali. «Il problema degli accessi ai campi è noto a tutti - aggiunge Valeri, specificando che l’iniziativa non è legata a comitati - Specie nelle tendopoli più grandi, dove per visitare un amico o un parente c’è bisogno di un pass provvisorio. In alcuni campi è persino difficile agli stessi residenti rientrare dopo una certa ora, perché i responsabili chiudono le porte d’accesso. Dal punto di vista sociale, talvolta abbiamo sperimentato le difficoltà di organizzare una riunione con più di dieci persone».

Il deputato Udc Pierluigi Mantini, intanto, ha detto ieri che interromperà lo sciopero della fame solo «quando ci sarà la legge». Secondo l’esponente dell’Udc i cittadini del terremoto «si sentono traditi, sono disperati. Noi vogliamo evitare un’escalation di protesta che potrebbe degenerare, ma interromperemo il digiuno solo se martedì ci saranno, nella legge, le promesse fatte da Berlusconi e le misure essenziali sugli indennizzi per le case del centro storico, gli immobili produttivi, le risorse per i comuni colpiti, la zona franca».

La protesta, di Mantini e di un gruppo di cittadini e amministratori, era cominciata mercoledì sera. Mantini parla anche di Bertolaso: «Non potremo mai accettare la tesi di Bertolaso, che ha sostenuto in Parlamento che con le ordinanze può modificare a suo piacimento la legge. Non è vero, e non siamo un popolo di mendicanti. Abbiamo fiducia nelle istituzioni democratiche e nella collaborazione tra tutte le forze dinanzi a una calamità nazionale così grave. Rivolgo un appello speciale a Gianni Letta, che da abruzzese e da uomo delle istituzioni conosce bene i problemi e il valore del rispetto degli impegni assunti al massimo livello».

Fonte:Il Messaggero

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