domenica 14 giugno 2009

Cosa c'è dietro la crisi della Regione Sicilia? Destra e Sinistra unite nella dismissione del Mezzogiorno


Mentre Franceschini tace, Berlusconi afferma che la sua mancata vittoria è dovuta all'ingratitudine dei Siciliani.

Di Giovanni Mollica

Non tutti saranno d’accordo, ma abbiamo l’impressione che le prossime settimane saranno molto importanti per la Sicilia e i Siciliani.
Non decisive, importanti.
E’ sotto gli occhi di tutti, infatti, che i Governi nazionali degli ultimi quindici anni hanno portato avanti una concreta progressiva separazione del Mezzogiorno dal resto del Paese.
Ciò che è accaduto nelle ultime settimane e si compirà nelle prossime non è, quindi, realmente decisivo per il nostro futuro di Meridionali, che appare ormai segnato.
Ma importante si, sul piano della rapidità con la quale tale processo si va compiendo.
E’ in corso una specie di procedura di liquidazione del Meridione, che si attua mediante il trasferimento alle istituzioni locali – incapaci di gestire persino il traffico automobilistico -, di funzioni che richiedono grande competenza e senso di responsabilità.
Doti mediamente assenti nel bagaglio culturale degli amministratori del Sud.
Così facendo, lo Stato scarica il Meridione, considerato una fonte di sperperi e di inefficienze, ormai senza speranza di ripresa.
Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, per il resto del Paese, sono una specie di tumore primario, da circoscrivere rapidamente prima che produca metastasi a danno del tessuto sano.
Vi sono molte parti del Nord che hanno produttività e reddito superiori a quelli svizzeri. Su Roma sono piovute enormi quantità di denaro e ancor di più ne arriveranno grazie alle ultime leggi su Roma Capitale.
Al Centro, si sa, si vive bene e il turismo può crescere ancora molto. Toscana e Umbria hanno un'altissima qualità della vita e sono il buen retiro nel quale tanti ricchi nordeuropei si rifugiano in età avanzata.
Il Mezzogiorno invece è il regno del degrado, della inefficienza, della criminalità, dello sperpero.
Lo strumento per tagliare la palla al piede del Paese è la devolution. Avviata dalla sinistra e in via di completamento da parte della destra.
A dimostrazione che Sinistra e Destra sono parole vuote e che ciò che conta nella società del mercato globalizzato è la capacità di produrre ricchezza materiale e saperla gestire.
Trasferendo, prima alle Regioni e poi ai Comuni, una parte sempre più imponente delle sue funzioni, lo Stato ha, di fatto, rinunziato all’impegno di rendere uniformi – non utilizziamo volutamente il termine giuste, questo non è un tema etico - le condizioni socioeconomiche di partenza dei suoi cittadini.
Alla faccia di una Costituzione che viene chiamata in causa solo quando conviene.
Negli ultimi anni, il processo di decentramento delle funzioni pubbliche è diventato inarrestabile.
I Governi che si sono avvicendati hanno semplicemente preso atto che era troppo oneroso tentare di portare la Scuola, la Sanità, i Trasporti, la Giustizia, l’Impresa del Sud a un livello accettabile.
In un primo tempo si sono limitati a trasferire agli enti locali la responsabilità della spesa, poi, sotto la pressione di una parte del Paese, hanno lasciato che anche buona parte delle entrate sia gestita là dove si produce la ricchezza.
Ricordate la scomparsa dai media nazionali della vecchia questione meridionale, sostituita da qualche anno da una questione settentrionale nuova di zecca?
Era solo un modo meno ruvido di dire: "Addio Meridione, peggio per te che non sei stato capace di amministrarti e di tutelare i tuoi interessi".
E’ stata una grande vittoria della Lega e, bisogna riconoscerlo: se la sono meritata. Con la loro determinazione, la loro compattezza e la loro tenacia.
Così come noi Meridionali stiamo meritandoci l’impoverimento economico e sociale che è in atto.
Dopo quest'analisi, condivisibile o meno, senza lasciarci andare a lamentazioni vittimistiche o a sterili proclami di orgoglio meridionalistico - totalmente inutili, allo stato dei fatti -, proviamo a interpretare la recente crisi siciliana e le ultime elezioni in quest’ottica.
Rileggiamo l'interruzione dell’Alta Velocità ferroviaria a Salerno, le 3 fermate degli Eurostar a Napoli e le 5 in Calabria, la demolizione della flotta di Stato dello Stretto, lo storno dei fondi FAS e lo stesso Ponte sullo Stretto (anche i pezzenti meridionali votano) in tale ottica.
Ci accorgeremo che c’è chi favorisce, di fatto, il processo di liquidazione del Mezzogiorno e chi vi si oppone o, quantomeno, tenta di rallentarlo.
Perché, alla fine della giostra – come dicono al Nord –, anche in democrazia è solo una questione di rapporti di forza. Elettorale, si intende.

Fonte:Tempo stretto segnalazione Redazione Due Sicilie
Leggi tutto »

Mentre Franceschini tace, Berlusconi afferma che la sua mancata vittoria è dovuta all'ingratitudine dei Siciliani.

Di Giovanni Mollica

Non tutti saranno d’accordo, ma abbiamo l’impressione che le prossime settimane saranno molto importanti per la Sicilia e i Siciliani.
Non decisive, importanti.
E’ sotto gli occhi di tutti, infatti, che i Governi nazionali degli ultimi quindici anni hanno portato avanti una concreta progressiva separazione del Mezzogiorno dal resto del Paese.
Ciò che è accaduto nelle ultime settimane e si compirà nelle prossime non è, quindi, realmente decisivo per il nostro futuro di Meridionali, che appare ormai segnato.
Ma importante si, sul piano della rapidità con la quale tale processo si va compiendo.
E’ in corso una specie di procedura di liquidazione del Meridione, che si attua mediante il trasferimento alle istituzioni locali – incapaci di gestire persino il traffico automobilistico -, di funzioni che richiedono grande competenza e senso di responsabilità.
Doti mediamente assenti nel bagaglio culturale degli amministratori del Sud.
Così facendo, lo Stato scarica il Meridione, considerato una fonte di sperperi e di inefficienze, ormai senza speranza di ripresa.
Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, per il resto del Paese, sono una specie di tumore primario, da circoscrivere rapidamente prima che produca metastasi a danno del tessuto sano.
Vi sono molte parti del Nord che hanno produttività e reddito superiori a quelli svizzeri. Su Roma sono piovute enormi quantità di denaro e ancor di più ne arriveranno grazie alle ultime leggi su Roma Capitale.
Al Centro, si sa, si vive bene e il turismo può crescere ancora molto. Toscana e Umbria hanno un'altissima qualità della vita e sono il buen retiro nel quale tanti ricchi nordeuropei si rifugiano in età avanzata.
Il Mezzogiorno invece è il regno del degrado, della inefficienza, della criminalità, dello sperpero.
Lo strumento per tagliare la palla al piede del Paese è la devolution. Avviata dalla sinistra e in via di completamento da parte della destra.
A dimostrazione che Sinistra e Destra sono parole vuote e che ciò che conta nella società del mercato globalizzato è la capacità di produrre ricchezza materiale e saperla gestire.
Trasferendo, prima alle Regioni e poi ai Comuni, una parte sempre più imponente delle sue funzioni, lo Stato ha, di fatto, rinunziato all’impegno di rendere uniformi – non utilizziamo volutamente il termine giuste, questo non è un tema etico - le condizioni socioeconomiche di partenza dei suoi cittadini.
Alla faccia di una Costituzione che viene chiamata in causa solo quando conviene.
Negli ultimi anni, il processo di decentramento delle funzioni pubbliche è diventato inarrestabile.
I Governi che si sono avvicendati hanno semplicemente preso atto che era troppo oneroso tentare di portare la Scuola, la Sanità, i Trasporti, la Giustizia, l’Impresa del Sud a un livello accettabile.
In un primo tempo si sono limitati a trasferire agli enti locali la responsabilità della spesa, poi, sotto la pressione di una parte del Paese, hanno lasciato che anche buona parte delle entrate sia gestita là dove si produce la ricchezza.
Ricordate la scomparsa dai media nazionali della vecchia questione meridionale, sostituita da qualche anno da una questione settentrionale nuova di zecca?
Era solo un modo meno ruvido di dire: "Addio Meridione, peggio per te che non sei stato capace di amministrarti e di tutelare i tuoi interessi".
E’ stata una grande vittoria della Lega e, bisogna riconoscerlo: se la sono meritata. Con la loro determinazione, la loro compattezza e la loro tenacia.
Così come noi Meridionali stiamo meritandoci l’impoverimento economico e sociale che è in atto.
Dopo quest'analisi, condivisibile o meno, senza lasciarci andare a lamentazioni vittimistiche o a sterili proclami di orgoglio meridionalistico - totalmente inutili, allo stato dei fatti -, proviamo a interpretare la recente crisi siciliana e le ultime elezioni in quest’ottica.
Rileggiamo l'interruzione dell’Alta Velocità ferroviaria a Salerno, le 3 fermate degli Eurostar a Napoli e le 5 in Calabria, la demolizione della flotta di Stato dello Stretto, lo storno dei fondi FAS e lo stesso Ponte sullo Stretto (anche i pezzenti meridionali votano) in tale ottica.
Ci accorgeremo che c’è chi favorisce, di fatto, il processo di liquidazione del Mezzogiorno e chi vi si oppone o, quantomeno, tenta di rallentarlo.
Perché, alla fine della giostra – come dicono al Nord –, anche in democrazia è solo una questione di rapporti di forza. Elettorale, si intende.

Fonte:Tempo stretto segnalazione Redazione Due Sicilie

Nessun commento:

 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India