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TU VUO' FA' L'AMERICANO MA SI MADE IN ITALY
Di Gino Giammarino
Ampio spazio dai mass media
all'accordo FIAT-Chrysler
ed alla figura eroica
dell'a. d. Sergio Marchionne:
tanta pubblicità ma soprattutto
tante bugie sul "made in Italy"
Le cronache del primo maggio italiota 2009 si segnalano per il classico concertone dei sindacati, una volta l'anno vicini ai giovani dei quali si disinteressano per i rimanenti 364 giorni dello stesso in favore dei pensionati che superano il 50% dei propri iscritti.
Ma non c'è solo la saltellante "Banda Bardot", Vasco e Castellitto nei Tiggì tricolori. La maggior parte dei minuti di programmazione nei servizi tocca infatti a Sergio Marchionne, Amministratore Delegato del Gruppo Fiat. Un matrimonio che si ripete con costanza, quello tra CGIL, CISL, UIL e FIAT.
Ma dicevamo di Marchionne, eroe di giornata propinato a ripetizione mentre, con una busta di nylon in mano, va verso l'elicottero che lo riporterà prima in ufficio e poi, dopo la gran fatica della chiusura dell'accordo Fiat-Chrysler, finalmente a casa. Accordo virtuale, in quanto la casa automobilistica statunitense è ancora sotto la spada di Damocle della bancarotta. A salvarla dovrebbe essere la FIAT, a sua volta tenuta in vita costantemente dal meritato fallimento grazie alle Cassa Integrazioni concessele dai vari governi di questa repubblica basata sul non lavoro.
A Napoli direbbero: "...'O Spitale 'a Pace fa bene agl'Incurabili!", sottintendendo che una struttura ospedaliera in crisi ne dovrebbe aiutare una un po' meno compromessa. Ma la lingua napoletana non è in voga sugli schermi tricolori: i rampanti colleghi televisivi sono andati già a sentire gli umori degli operai americani, evitando accuratamente di sentire quelli di Pomigliano D'Arco che rischiano di andare a casa. Appare come incomprensibile vicenda quella di una FIAT statalista che, con la promessa di mantenere posti di lavoro in Italia, mentre si dichiara in crisi per beneficiare della Cassa Integrazione, poi va a fare acquisti in trasferta.
Nella foto sopra, che si riferisce al novembre 2007 in Svizzera, giusto per smitizzare la figura eroica di Marchionne, ne constatiamo l'abilità di guida al volante della sua Ferrari 599 Gtb: ma il presidente USA Barak Obama l'avrà vista?
Conoscendo il nanismo dell'industria monopolista piemontese sul libero mercato, specialista più nel raccattare finanziamenti, rottamazioni e ristrutturazioni (leggi: licenziamenti di massa) che nel promuovere economia sana, c'è da preoccuparsi sul futuro degli stabilimenti FIAT nel centrosud e dei nostri operai. A rincarare il livello della preoccupazione, la notizia che la prima auto del gruppo italiota ad essere lanciata sul mercato Stars&stripes sarà la FIAT 500. Che, come molti sapranno, è interamente costruita in...Polonia: alla faccia del "made in Italy"!
Cara, carissima (per noi contribuenti) FIAT, ma ti sembra questo il modo di fare l'americana?
O, forse, dobbiamo pensare che ancora una volta stai arraffando addirittura da due Stati, quello Uniti sul serio e quello che dal 1861 fa finta?
In questo caso, ormai conosciamo a memoria il copione: quando si tratta di prendere fai l'italiana o l'americana, quando si tratta di mantenere le promesse ed i posti di lavoro al Sud, allora fai l'indiana.
Fonte:Il Brigante
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Di Gino Giammarino
Ampio spazio dai mass media
all'accordo FIAT-Chrysler
ed alla figura eroica
dell'a. d. Sergio Marchionne:
tanta pubblicità ma soprattutto
tante bugie sul "made in Italy"
Le cronache del primo maggio italiota 2009 si segnalano per il classico concertone dei sindacati, una volta l'anno vicini ai giovani dei quali si disinteressano per i rimanenti 364 giorni dello stesso in favore dei pensionati che superano il 50% dei propri iscritti.
Ma non c'è solo la saltellante "Banda Bardot", Vasco e Castellitto nei Tiggì tricolori. La maggior parte dei minuti di programmazione nei servizi tocca infatti a Sergio Marchionne, Amministratore Delegato del Gruppo Fiat. Un matrimonio che si ripete con costanza, quello tra CGIL, CISL, UIL e FIAT.
Ma dicevamo di Marchionne, eroe di giornata propinato a ripetizione mentre, con una busta di nylon in mano, va verso l'elicottero che lo riporterà prima in ufficio e poi, dopo la gran fatica della chiusura dell'accordo Fiat-Chrysler, finalmente a casa. Accordo virtuale, in quanto la casa automobilistica statunitense è ancora sotto la spada di Damocle della bancarotta. A salvarla dovrebbe essere la FIAT, a sua volta tenuta in vita costantemente dal meritato fallimento grazie alle Cassa Integrazioni concessele dai vari governi di questa repubblica basata sul non lavoro.
A Napoli direbbero: "...'O Spitale 'a Pace fa bene agl'Incurabili!", sottintendendo che una struttura ospedaliera in crisi ne dovrebbe aiutare una un po' meno compromessa. Ma la lingua napoletana non è in voga sugli schermi tricolori: i rampanti colleghi televisivi sono andati già a sentire gli umori degli operai americani, evitando accuratamente di sentire quelli di Pomigliano D'Arco che rischiano di andare a casa. Appare come incomprensibile vicenda quella di una FIAT statalista che, con la promessa di mantenere posti di lavoro in Italia, mentre si dichiara in crisi per beneficiare della Cassa Integrazione, poi va a fare acquisti in trasferta.
Nella foto sopra, che si riferisce al novembre 2007 in Svizzera, giusto per smitizzare la figura eroica di Marchionne, ne constatiamo l'abilità di guida al volante della sua Ferrari 599 Gtb: ma il presidente USA Barak Obama l'avrà vista?
Conoscendo il nanismo dell'industria monopolista piemontese sul libero mercato, specialista più nel raccattare finanziamenti, rottamazioni e ristrutturazioni (leggi: licenziamenti di massa) che nel promuovere economia sana, c'è da preoccuparsi sul futuro degli stabilimenti FIAT nel centrosud e dei nostri operai. A rincarare il livello della preoccupazione, la notizia che la prima auto del gruppo italiota ad essere lanciata sul mercato Stars&stripes sarà la FIAT 500. Che, come molti sapranno, è interamente costruita in...Polonia: alla faccia del "made in Italy"!
Cara, carissima (per noi contribuenti) FIAT, ma ti sembra questo il modo di fare l'americana?
O, forse, dobbiamo pensare che ancora una volta stai arraffando addirittura da due Stati, quello Uniti sul serio e quello che dal 1861 fa finta?
In questo caso, ormai conosciamo a memoria il copione: quando si tratta di prendere fai l'italiana o l'americana, quando si tratta di mantenere le promesse ed i posti di lavoro al Sud, allora fai l'indiana.
Fonte:Il Brigante
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