A cinque minuti da Onna lavora un’azienda di prefabbricati antisismici. Ma non ha ordini, per un conflitto tra amministrazioni locali e Bertolaso.
di Pietro Orsatti da L’Aquila
L’uomo vende materiale edilizio, media impresa, partnership nel Nord Italia con una fabbrica che costruisce materiali e case prefabbricate ed ecologiche. La sua impresa ha sede nel centro della valle dell’Aterno, cinque minuti di macchina da Onna. I tempi di costruzione sono due settimane. Si tratta di case di tipo A, totalmente ecologiche. Tecnologia del Nord Europa, antisismicità inimmaginabile per edifici costruiti in cemento e mattoni. Cosa si vorrebbe di più? Con questa tecnologia si potrebbero costruire palazzine di tre piani, con appartamenti di 120 metri quadrati. Si potrebbe dire che è una fortuna averli qui, nell’epicentro del sisma. E invece no. Finora gli ordini sono stati pochi. L’unico di una certa importanza è saltato per un conflitto fra amministrazioni locali e Protezione civile sull’individuazione del sito in cui posizionarle.
«Non si capisce niente di quello che sta accadendo - spiega -, nessuno ha notizie sulle aree individuate e contemporaneamente nessuno sa chi costruirà i famosi “campus”, illustrati dal premier e dalla Protezione civile». Che sembrano essere proprio ideate con le stesse tecnologie (anche se ridotte all’osso) delle case che fornisce l’azienda. Si pensa a un unico grande appalto? Mica sono in tanti in Italia a fare case del genere e nel giro si verrebbe a sapere, e invece niente. Silenzio totale.
Mentre in alcuni campi si aprono battaglie fra comunità e Protezione civile sugli argomenti più futili (una ludoteca, un calcio balilla, un’altalena: anche su tutto questo, pare, bisogna avere l’autorizzazione di Bertolaso), nessuno è venuto a sapere quali siano gli importi esatti delle donazioni fatte dagli italiani per gli sfollati de L’Aquila. Visto che tutti fanno capo alla Protezione civile dovrebbe essere abbastanza facile raccogliere gli estratti conto dei vari conti bancari e rendere nota la cifra totale. Anche qui niente, silenzio. Come nessuno sa quanto si stia spendendo (e chi ci stia lavorando) per i cantieri dell’adeguamento dell’aeroporto del capoluogo abruzzese in occasione del G8 di luglio. Segreto di Stato, no comment, ragioni supreme di sicurezza. Stesso dicasi per la grande caserma della scuola della Guardia di finanza di Coppito, sede del summit. I lavori qui si stanno facendo, e di gran fretta visti i danni. E neanche pochi. Nel resto dell’aquilano nulla. Nulla nel centro storico, nulla nelle frazioni e nei paesi. Prima il G8, poi si vedrà.
A vedere quanto sia efficiente la macchina dei soccorsi berlusconiana ieri è arrivato anche il presidente della commissione Ue Barroso; bravi sì, a preparare l’accoglienza agli ospiti stranieri, ma questi italiani hanno una strana allergia a definire tempi certi per la ricostruzione. E a rispondere alle domande: quando sarà possibile rientrare nel centro storico de L’Aquila?
Intanto nessuno vuole ammettere che, vista anche la mappa provvisoria dei siti di ricostruzione individuati dalla Protezione civile, alcuni centri e comunità sono destinati a scomparire. Gli abitanti dei centri storici di Paganica, Onna, Fossa, Villa S. Angelo (solo per citare i più famosi) sono destinati alla diaspora. Dispersi in altri paesi, sradicati dal loro territorio. È già successo nel 1915 dopo il terremoto della Marsica. E qualcuno azzarda il parallelo con il Vajont: Onna come Erto, Fossa come Casso. Anche questa volta a cancellarli dalla storia un segno di penna su una mappa.
«Non si capisce niente di quello che sta accadendo - spiega -, nessuno ha notizie sulle aree individuate e contemporaneamente nessuno sa chi costruirà i famosi “campus”, illustrati dal premier e dalla Protezione civile». Che sembrano essere proprio ideate con le stesse tecnologie (anche se ridotte all’osso) delle case che fornisce l’azienda. Si pensa a un unico grande appalto? Mica sono in tanti in Italia a fare case del genere e nel giro si verrebbe a sapere, e invece niente. Silenzio totale.
Mentre in alcuni campi si aprono battaglie fra comunità e Protezione civile sugli argomenti più futili (una ludoteca, un calcio balilla, un’altalena: anche su tutto questo, pare, bisogna avere l’autorizzazione di Bertolaso), nessuno è venuto a sapere quali siano gli importi esatti delle donazioni fatte dagli italiani per gli sfollati de L’Aquila. Visto che tutti fanno capo alla Protezione civile dovrebbe essere abbastanza facile raccogliere gli estratti conto dei vari conti bancari e rendere nota la cifra totale. Anche qui niente, silenzio. Come nessuno sa quanto si stia spendendo (e chi ci stia lavorando) per i cantieri dell’adeguamento dell’aeroporto del capoluogo abruzzese in occasione del G8 di luglio. Segreto di Stato, no comment, ragioni supreme di sicurezza. Stesso dicasi per la grande caserma della scuola della Guardia di finanza di Coppito, sede del summit. I lavori qui si stanno facendo, e di gran fretta visti i danni. E neanche pochi. Nel resto dell’aquilano nulla. Nulla nel centro storico, nulla nelle frazioni e nei paesi. Prima il G8, poi si vedrà.
A vedere quanto sia efficiente la macchina dei soccorsi berlusconiana ieri è arrivato anche il presidente della commissione Ue Barroso; bravi sì, a preparare l’accoglienza agli ospiti stranieri, ma questi italiani hanno una strana allergia a definire tempi certi per la ricostruzione. E a rispondere alle domande: quando sarà possibile rientrare nel centro storico de L’Aquila?
Intanto nessuno vuole ammettere che, vista anche la mappa provvisoria dei siti di ricostruzione individuati dalla Protezione civile, alcuni centri e comunità sono destinati a scomparire. Gli abitanti dei centri storici di Paganica, Onna, Fossa, Villa S. Angelo (solo per citare i più famosi) sono destinati alla diaspora. Dispersi in altri paesi, sradicati dal loro territorio. È già successo nel 1915 dopo il terremoto della Marsica. E qualcuno azzarda il parallelo con il Vajont: Onna come Erto, Fossa come Casso. Anche questa volta a cancellarli dalla storia un segno di penna su una mappa.
Fonte:Pietro Orsatti
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