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domenica 1 marzo 2009
Pancho Villa
Pancho Villa è, insieme ad Emiliano Zapata, uno dei simboli della Rivoluzione messicana che vide la partecipazione di cronisti e fotografi da tutto il mondo. Grande condottiero, uomo schietto e semplice, Villa è sempre in prima fila accanto al suo esercito di contadini che gli rimarranno fedeli in tutte le battaglie.
Doroteo Arango - il futuro Pancho Villa - nasce intorno al 1878 nell'Hacienda de Rio Grande a San Juan del Ro nella regione di Durango, nel nord del Messico, da una famiglia di peones, semplici braccianti. A 17 anni diventa un fuorilegge dopo aver ucciso il figlio dei padroni dell’hacienda che aveva violentato sua sorella.
Nel 1910, con il nome di Pancho Villa, il bandido abbraccia la causa della rivoluzione, contro
Porfirio Diaz, affascinato da Francisco Madero che promulga il "Piano di San Luis Potosí" nel quale si chiedono libere elezioni e la riconsegna delle terre ai contadini. Villa raccoglie intorno a sé un esercito eterogeneo fatto di contadini, banditi, soldati, avventurieri statunitensi, canadesi ed europei, tra cui il nipote di Giuseppe Garibaldi. Villa conquista una città dopo l’altra e riesce a spingersi fino a Città del Messico.
Quando Francisco Madero sale al potere, Pancho Villa vede esaurita la sua funzione e si ritira a Chihuahua, dove si dedica al commercio, ma nel 1912 riprende le armi per difendere il nuovo governo. I suoi metodi sono malvisti dall’esercito federale e Villa viene arrestato e gettato in carcere.
Dopo l’uccisione di Francisco Madero, Villa riesce a formare un nuovo esercito che, come testa di ponte, usa i treni, carichi di soldati e soldaderas - madri, sorelle e spose dei combattenti. A seguito dell'estromissione di
Huerta (1914) Villa, unitosi a Zapata, entra nuovamente a Città del Messico carico di speranze. Nel 1915, sconfitto a Celaya e Léon dal generale di Carranza, Alvaro Obregón, Villa si ritira a Chihuahua, dove capeggia numerose operazioni di guerriglia, parecchie delle quali nel Nuovo Messico, come rappresaglia per il riconoscimento di Carranza da parte del presidente statunitense Woodrow Wilson.
Come risultato, le truppe statunitensi invadono il Messico (1916), ma Villa sfugge alla cattura e continua a combattere contro Carranza . Dopo la morte di Carranza (1920) nella rivolta di Agua Prieta che rovescia il suo regime, a Villa viene concessa un'amnistia e una piccola hacienda in cambio della deposizione delle armi. Vive tranquillo gli ultimi anni fino a quando viene assassinato (1923) a Parral (Chihuahua) da parte di alcuni seguaci di Obregón.
Pancho Villa è, insieme ad Emiliano Zapata, uno dei simboli della Rivoluzione messicana che vide la partecipazione di cronisti e fotografi da tutto il mondo. Grande condottiero, uomo schietto e semplice, Villa è sempre in prima fila accanto al suo esercito di contadini che gli rimarranno fedeli in tutte le battaglie.
Doroteo Arango - il futuro Pancho Villa - nasce intorno al 1878 nell'Hacienda de Rio Grande a San Juan del Ro nella regione di Durango, nel nord del Messico, da una famiglia di peones, semplici braccianti. A 17 anni diventa un fuorilegge dopo aver ucciso il figlio dei padroni dell’hacienda che aveva violentato sua sorella.
Nel 1910, con il nome di Pancho Villa, il bandido abbraccia la causa della rivoluzione, contro
Porfirio Diaz, affascinato da Francisco Madero che promulga il "Piano di San Luis Potosí" nel quale si chiedono libere elezioni e la riconsegna delle terre ai contadini. Villa raccoglie intorno a sé un esercito eterogeneo fatto di contadini, banditi, soldati, avventurieri statunitensi, canadesi ed europei, tra cui il nipote di Giuseppe Garibaldi. Villa conquista una città dopo l’altra e riesce a spingersi fino a Città del Messico.
Quando Francisco Madero sale al potere, Pancho Villa vede esaurita la sua funzione e si ritira a Chihuahua, dove si dedica al commercio, ma nel 1912 riprende le armi per difendere il nuovo governo. I suoi metodi sono malvisti dall’esercito federale e Villa viene arrestato e gettato in carcere.
Dopo l’uccisione di Francisco Madero, Villa riesce a formare un nuovo esercito che, come testa di ponte, usa i treni, carichi di soldati e soldaderas - madri, sorelle e spose dei combattenti. A seguito dell'estromissione di
Huerta (1914) Villa, unitosi a Zapata, entra nuovamente a Città del Messico carico di speranze. Nel 1915, sconfitto a Celaya e Léon dal generale di Carranza, Alvaro Obregón, Villa si ritira a Chihuahua, dove capeggia numerose operazioni di guerriglia, parecchie delle quali nel Nuovo Messico, come rappresaglia per il riconoscimento di Carranza da parte del presidente statunitense Woodrow Wilson.
Come risultato, le truppe statunitensi invadono il Messico (1916), ma Villa sfugge alla cattura e continua a combattere contro Carranza . Dopo la morte di Carranza (1920) nella rivolta di Agua Prieta che rovescia il suo regime, a Villa viene concessa un'amnistia e una piccola hacienda in cambio della deposizione delle armi. Vive tranquillo gli ultimi anni fino a quando viene assassinato (1923) a Parral (Chihuahua) da parte di alcuni seguaci di Obregón.
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