Ricevo da Redazione Due Sicilie, che ringrazio, e posto questo interessante articolo:
Di Donato Capozzi
Che l’Italia sia un Paese perennemente diviso è un dato di fatto ormai appurato, ma che la lacerazione tra Nord e Sud riguardi anche la sanità, è un elemento che ultimamente è salito alla ribalta. Il rapporto è stato pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma ed è coordinato dal professor Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto d’igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Da una parte le regioni settentrionali che governano bene la propria sanità, dall’altra le Regioni centro-meridionali in cui aumentano le loro criticità, oberate già da importanti ritardi strutturali.
In uno scenario così spezzato, l’unico fattore che sembra unire gli italiani è quello delle cattive abitudini alimentari.
A un costante aumento del peso degli italiani corrisponde un’altrettanta regolare diminuzione di coloro che praticano sport, lasciando così spazio a mode tutt'altro che salubri, come quella dell'aperitivo alcolico, contribuendo a far innalzare ancora più il consumo di alcolici fuori pasto.
La prova del nove di questa divisione tra le due Italie lo dimostra la quota di Pil che ciascuna Regione spende in sanità.
A Sud si dedicano quote molto elevate del Pil regionale all'assistenza sanitaria (11% in Molise, più del 9% in Calabria), in Lombardia, invece, si soddisfa il diritto all'assistenza sanitaria dei cittadini con meno del 5% del proprio reddito, consentendo così un utilizzo più razionale delle risorse finanziarie.
Anche dal punto di vista dei tassi di ospedalizzazione si cominciano a intravedere i risultati delle politiche di prevenzione.
L’avvio di campagne mirate su alcuni fattori di rischio, come quello cardiovascolare, e le politiche di sviluppo delle cure primarie per il buon uso dell'ospedale hanno contribuito all’innalzamento del fattore qualitativo dell’assistenza sanitaria a Nord, mentre nelle regioni centrali e meridionali si pagano le conseguenze dell'assenza di questo tipo di programmazione.
A una lieve diminuzione per i ricoveri in regime ordinario e per quelli in regime di day hospital a Nord, corrisponde una frequenza ancora troppo elevata del ricorso all'ospedalizzazione in molte regioni del Sud, indice di un’ancora scarsa azione sul territorio basata su prevenzione e cure primarie, con conseguenti sprechi.
Che l’Italia sia un Paese perennemente diviso è un dato di fatto ormai appurato, ma che la lacerazione tra Nord e Sud riguardi anche la sanità, è un elemento che ultimamente è salito alla ribalta. Il rapporto è stato pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma ed è coordinato dal professor Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto d’igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Da una parte le regioni settentrionali che governano bene la propria sanità, dall’altra le Regioni centro-meridionali in cui aumentano le loro criticità, oberate già da importanti ritardi strutturali.
In uno scenario così spezzato, l’unico fattore che sembra unire gli italiani è quello delle cattive abitudini alimentari.
A un costante aumento del peso degli italiani corrisponde un’altrettanta regolare diminuzione di coloro che praticano sport, lasciando così spazio a mode tutt'altro che salubri, come quella dell'aperitivo alcolico, contribuendo a far innalzare ancora più il consumo di alcolici fuori pasto.
La prova del nove di questa divisione tra le due Italie lo dimostra la quota di Pil che ciascuna Regione spende in sanità.
A Sud si dedicano quote molto elevate del Pil regionale all'assistenza sanitaria (11% in Molise, più del 9% in Calabria), in Lombardia, invece, si soddisfa il diritto all'assistenza sanitaria dei cittadini con meno del 5% del proprio reddito, consentendo così un utilizzo più razionale delle risorse finanziarie.
Anche dal punto di vista dei tassi di ospedalizzazione si cominciano a intravedere i risultati delle politiche di prevenzione.
L’avvio di campagne mirate su alcuni fattori di rischio, come quello cardiovascolare, e le politiche di sviluppo delle cure primarie per il buon uso dell'ospedale hanno contribuito all’innalzamento del fattore qualitativo dell’assistenza sanitaria a Nord, mentre nelle regioni centrali e meridionali si pagano le conseguenze dell'assenza di questo tipo di programmazione.
A una lieve diminuzione per i ricoveri in regime ordinario e per quelli in regime di day hospital a Nord, corrisponde una frequenza ancora troppo elevata del ricorso all'ospedalizzazione in molte regioni del Sud, indice di un’ancora scarsa azione sul territorio basata su prevenzione e cure primarie, con conseguenti sprechi.
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