giovedì 19 marzo 2009

Federalismo fiscale e sviluppo del Mezzogiorno - È partita la grande mistificazione


Di Carmine Colacino


È partito il coro degli ascari, come ai tempi della cassa per il Mezzogiorno, tutti a cantare le glorie del governo e del federalismo, a vantare i benefici effetti sul paese e sul Mezzogiorno della nuova grande "trovata" nazionale.

Ai tempi della Cassa per il Mezzogiorno solo Capecelatro e Carlo (*) nel 1972 si dissociarono e dimostrarono che questa non avrebbe funzionato perché - cosí com’era stata strutturata - il suo riformismo era talmente velleitario da essere ridicolo, mentre Confindustria remava contro premendo sul sottosviluppo (per contenere e spezzare la spinta operaia, si era allora, come già detto, nel 1972).


Come poi le cose andarono a finire, è noto, il Sud non si sviluppò, mentre diverse imprese del nord ci guadagnarono.
Del resto Capecelatro e Carlo avevano avvertito (in nota) che il particolare tipo di incentivi proposto aveva, anche nel passato, favorito le imprese piú ricche ed avanzate e quindi settentrionali.
Le critiche da loro fatte, precisano quindi, valevano anche per il passato, in cui questa politica fu, nei fatti, un fiasco.

Ma come è ben noto il passato ad alcuni non insegna niente, e quindi oggi il presidente dell’ordine dei commercialisti di Lecce ci informa che ci guadagneremo tutti dal federalismo fiscale (certo, basta mettersi d’accordo su cosa si intende per "tutti"), come per miracolo tutti gli sprechi spariranno (neanche la magistratura ci è riuscita, ma la legge sul federalismo ci riuscirà), diminuiranno i soldi al Sud, ma anche le tasse (locali e nazionali) senza diminuzione dei servizi, un miracolo quindi (come quello che si annunciava con la Cassa per il Mezzogiorno).


Il ministro Fitto (anche lui evidentemente ignaro del passato) ha spiegato che questa sarà una grande opportunità per aprire un confronto sul ruolo degli Enti locali, è evidente che la soluzione dei problemi del Sud non era poi cosí difficile se il federalismo (solo fiscale per ora, si noti) risolverà tutti i problemi.


Capecelatro e Carlo allora non vennero creduti, la loro voce si perse nel frastuono osannante del solito coro di ascari politici ed accademici (e non solo), lo stesso frastuono che si sente oggi, ma anche questa volta non è difficile prevedere quale sarà il risultato.

Il vero problema del Sud è la sua classe dirigente, oggi come nel 1860. Concludiamo con le parole di Capecelatro e Carlo:

"La morale della storia (se ce n’è una) insegna, però, una cosa: le classi che non sanno risolvere i problemi che pone lo sviluppo del loro stesso sistema, firmano una grossa cambiale che, prima o poi, verrà presentata per l’incasso."



(*) Capecelatro E.M, Carlo A. 1972. Contro la "questione meridionale" - Studio sulle origini dello sviluppo capitalistico in Italia. La nuova sinistra, Edizioni Samonà e Savelli, Roma - Appendici - Le recenti misure dello Stato a vantaggio del Sud (pp. 157-163, piú note).


Fonte:Associazione Culturale Due Sicilie

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Federalismo fiscale e sviluppo del Mezzogiorno

Ieri presso il Centro Ecotekne una giornata di studio
Ieri in Ecotekne un convegno ha riunito mondo accademico e politico per affrontare il tema del federalismo fiscale, in discussione nelle stesse ore alla Camera

Ieri presso il Centro congressi Ecotekne, l'Università del Salento e l'Ordine dei Commercialisti della Provincia di Lecce, hanno organizzato una giornata di studio sul "Federalismo fiscale e sviluppo del Mezzogiorno".

Un'intera giornata di studio promossa dalla facoltà di Economia dell'Università del Salento e dai dipartimenti di Scienze economiche e matematico-statistiche e Studi aziendali, giuridici e ambientali, in collaborazione con l'Ordine dei commercialisti di Lecce. Perchè sul federalismo vale la pena documentarsi in maniera attenta e puntuale, in un momento delicato come quello di questi giorni, che sancisce un'evoluzione importante nel passaggio dal sistema di finanza derivata a quello di finanza decentrata.

Presenti all'incontro il rettore Domenico Laforgia, Stefano Adamo, il preside della facoltà di economia e Lorenzo Ria, che hanno aperto i lavori del convegno. Quindi una folta schiera di personalità del mondo accademico si è avvicendata alla cattedra del Centro congressi per analizzare punto per punto il provvedimento. Tra gli interventi, divisi in due sessioni, Alberto Zanardi, dell'Università di Bologna, Vittorio Mapelli, della Statale di Milano, Franco Paparella e Giampaolo Arachi, dell'Università del Salento, Massimo Bordignon, della Statale di Milano, e molti alti.

In apertura dell'incontro, il ministro Fitto ha riassunto i principi essenziali della manovra. "I punti chiave del provvedimento sono due - ha spiegato Fitto – da un lato la responsabilizzazione delle Amministrazioni locali, dall'altro il miglioramento della qualità della spesa pubblica. Questa sarà una grande opportunità per aprire un confronto sul ruolo degli Enti locali".

"Il Federalismo Fiscale- ha dichiarato a proposito del Convegno Rosario Giorgio Costa- dà finalmente attuazione all'art.119 della Costituzione e permetterà al Mezzogiorno di costruirsi il proprio destino, ovviamente con la prevista gradualità che necessita ogni rivoluzione epocale ma con lo spirito di chi vuole essere artefice, risorsa e non impedimento allo sviluppo globale del Paese."
"Dopo l'approvazione definitiva- continua il Presidente dell'Ordine salentino- toccherà al Governo, il cui Mezzogiorno è magistralmente rappresentato dal Fitto, l'emanazione dei decreti attuativi che daranno sostanza e scadenze precise a questo importante provvedimento legislativo che coinvolgerà tutti i cittadini, le professioni, le Università, gli Enti locali, le Province, le Regioni."
"Certo- precisa Costa- occorrerà essere capaci di contenere i costi delle funzioni che tali Enti svolgono, ma si potranno anche ridurre le tasse, e contare su entrate sicure, su tributi propri e su una migliore compartecipazione al gettito Irpef, Ires, Irap, oltre che sul fondo perequativo. Le nuove norme garantiscono che il federalismo non aumenterà bensì ottimizzerà la spesa pubblica complessiva, e l'autonomia impositiva degli Enti locali(che mira a combattere sprechi e inefficenze attraverso il passaggio ai costi standard) sarà supportata anche da trasferimenti di importanti funzioni, competenze e personale dallo Stato al sistema delle Autonomie."
"Il nuovo ordinamento- conclude il Presidente- ha anche l'obiettivo di ridurre la pressione fiscale, ormai insostenibile per il cittadino, mentre la perequazione, la fiscalità di sviluppo, l'eventuale attribuzione di risorse aggiuntive e di interventi speciali, dovrebbero consentire a tutti di partire con pari opportunità. Credo che il federalismo, così come pensato, farà del bene al nord e al sud e permetterà al nostro Mezzogiorno di poter camminare a passo spedito con le proprie gambe, di crescere e di svilupparsi a pieno titolo all'interno di questa Europa, e di essere il volano dell'intero Mediterraneo."

Fonte:IlPaeseNuovo - Si ringrazia la Redazione Due Sicilie per la segnalazione
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Di Carmine Colacino


È partito il coro degli ascari, come ai tempi della cassa per il Mezzogiorno, tutti a cantare le glorie del governo e del federalismo, a vantare i benefici effetti sul paese e sul Mezzogiorno della nuova grande "trovata" nazionale.

Ai tempi della Cassa per il Mezzogiorno solo Capecelatro e Carlo (*) nel 1972 si dissociarono e dimostrarono che questa non avrebbe funzionato perché - cosí com’era stata strutturata - il suo riformismo era talmente velleitario da essere ridicolo, mentre Confindustria remava contro premendo sul sottosviluppo (per contenere e spezzare la spinta operaia, si era allora, come già detto, nel 1972).


Come poi le cose andarono a finire, è noto, il Sud non si sviluppò, mentre diverse imprese del nord ci guadagnarono.
Del resto Capecelatro e Carlo avevano avvertito (in nota) che il particolare tipo di incentivi proposto aveva, anche nel passato, favorito le imprese piú ricche ed avanzate e quindi settentrionali.
Le critiche da loro fatte, precisano quindi, valevano anche per il passato, in cui questa politica fu, nei fatti, un fiasco.

Ma come è ben noto il passato ad alcuni non insegna niente, e quindi oggi il presidente dell’ordine dei commercialisti di Lecce ci informa che ci guadagneremo tutti dal federalismo fiscale (certo, basta mettersi d’accordo su cosa si intende per "tutti"), come per miracolo tutti gli sprechi spariranno (neanche la magistratura ci è riuscita, ma la legge sul federalismo ci riuscirà), diminuiranno i soldi al Sud, ma anche le tasse (locali e nazionali) senza diminuzione dei servizi, un miracolo quindi (come quello che si annunciava con la Cassa per il Mezzogiorno).


Il ministro Fitto (anche lui evidentemente ignaro del passato) ha spiegato che questa sarà una grande opportunità per aprire un confronto sul ruolo degli Enti locali, è evidente che la soluzione dei problemi del Sud non era poi cosí difficile se il federalismo (solo fiscale per ora, si noti) risolverà tutti i problemi.


Capecelatro e Carlo allora non vennero creduti, la loro voce si perse nel frastuono osannante del solito coro di ascari politici ed accademici (e non solo), lo stesso frastuono che si sente oggi, ma anche questa volta non è difficile prevedere quale sarà il risultato.

Il vero problema del Sud è la sua classe dirigente, oggi come nel 1860. Concludiamo con le parole di Capecelatro e Carlo:

"La morale della storia (se ce n’è una) insegna, però, una cosa: le classi che non sanno risolvere i problemi che pone lo sviluppo del loro stesso sistema, firmano una grossa cambiale che, prima o poi, verrà presentata per l’incasso."



(*) Capecelatro E.M, Carlo A. 1972. Contro la "questione meridionale" - Studio sulle origini dello sviluppo capitalistico in Italia. La nuova sinistra, Edizioni Samonà e Savelli, Roma - Appendici - Le recenti misure dello Stato a vantaggio del Sud (pp. 157-163, piú note).


Fonte:Associazione Culturale Due Sicilie

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Federalismo fiscale e sviluppo del Mezzogiorno

Ieri presso il Centro Ecotekne una giornata di studio
Ieri in Ecotekne un convegno ha riunito mondo accademico e politico per affrontare il tema del federalismo fiscale, in discussione nelle stesse ore alla Camera

Ieri presso il Centro congressi Ecotekne, l'Università del Salento e l'Ordine dei Commercialisti della Provincia di Lecce, hanno organizzato una giornata di studio sul "Federalismo fiscale e sviluppo del Mezzogiorno".

Un'intera giornata di studio promossa dalla facoltà di Economia dell'Università del Salento e dai dipartimenti di Scienze economiche e matematico-statistiche e Studi aziendali, giuridici e ambientali, in collaborazione con l'Ordine dei commercialisti di Lecce. Perchè sul federalismo vale la pena documentarsi in maniera attenta e puntuale, in un momento delicato come quello di questi giorni, che sancisce un'evoluzione importante nel passaggio dal sistema di finanza derivata a quello di finanza decentrata.

Presenti all'incontro il rettore Domenico Laforgia, Stefano Adamo, il preside della facoltà di economia e Lorenzo Ria, che hanno aperto i lavori del convegno. Quindi una folta schiera di personalità del mondo accademico si è avvicendata alla cattedra del Centro congressi per analizzare punto per punto il provvedimento. Tra gli interventi, divisi in due sessioni, Alberto Zanardi, dell'Università di Bologna, Vittorio Mapelli, della Statale di Milano, Franco Paparella e Giampaolo Arachi, dell'Università del Salento, Massimo Bordignon, della Statale di Milano, e molti alti.

In apertura dell'incontro, il ministro Fitto ha riassunto i principi essenziali della manovra. "I punti chiave del provvedimento sono due - ha spiegato Fitto – da un lato la responsabilizzazione delle Amministrazioni locali, dall'altro il miglioramento della qualità della spesa pubblica. Questa sarà una grande opportunità per aprire un confronto sul ruolo degli Enti locali".

"Il Federalismo Fiscale- ha dichiarato a proposito del Convegno Rosario Giorgio Costa- dà finalmente attuazione all'art.119 della Costituzione e permetterà al Mezzogiorno di costruirsi il proprio destino, ovviamente con la prevista gradualità che necessita ogni rivoluzione epocale ma con lo spirito di chi vuole essere artefice, risorsa e non impedimento allo sviluppo globale del Paese."
"Dopo l'approvazione definitiva- continua il Presidente dell'Ordine salentino- toccherà al Governo, il cui Mezzogiorno è magistralmente rappresentato dal Fitto, l'emanazione dei decreti attuativi che daranno sostanza e scadenze precise a questo importante provvedimento legislativo che coinvolgerà tutti i cittadini, le professioni, le Università, gli Enti locali, le Province, le Regioni."
"Certo- precisa Costa- occorrerà essere capaci di contenere i costi delle funzioni che tali Enti svolgono, ma si potranno anche ridurre le tasse, e contare su entrate sicure, su tributi propri e su una migliore compartecipazione al gettito Irpef, Ires, Irap, oltre che sul fondo perequativo. Le nuove norme garantiscono che il federalismo non aumenterà bensì ottimizzerà la spesa pubblica complessiva, e l'autonomia impositiva degli Enti locali(che mira a combattere sprechi e inefficenze attraverso il passaggio ai costi standard) sarà supportata anche da trasferimenti di importanti funzioni, competenze e personale dallo Stato al sistema delle Autonomie."
"Il nuovo ordinamento- conclude il Presidente- ha anche l'obiettivo di ridurre la pressione fiscale, ormai insostenibile per il cittadino, mentre la perequazione, la fiscalità di sviluppo, l'eventuale attribuzione di risorse aggiuntive e di interventi speciali, dovrebbero consentire a tutti di partire con pari opportunità. Credo che il federalismo, così come pensato, farà del bene al nord e al sud e permetterà al nostro Mezzogiorno di poter camminare a passo spedito con le proprie gambe, di crescere e di svilupparsi a pieno titolo all'interno di questa Europa, e di essere il volano dell'intero Mediterraneo."

Fonte:IlPaeseNuovo - Si ringrazia la Redazione Due Sicilie per la segnalazione

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