Ricevo da Sud Indipendente e posto:
Di Sergio Rizzo
D'Alema e Giulio Tremonti avevano scelto per l'incontro un luogo riservato: una saletta dell'hotel Majestic, in via Veneto, nel centro di Roma. Non avrebbero mai pensato di trovarsi, alle 12.30 di ieri, sul set di Caterina e le sue figlie, una fiction di Canale 5 che in quel momento stavano girando nella hall dell'albergo. Commento fulminante di D'Alema, il primo a entrare, insieme al senatore del Pd Nicola Latorre: «Potevamo andare direttamente in teatro ».
Un minuto dopo è entrato anche il ministro dell'Economia, con il fido deputato Marco Milanese, seguendo lo stesso percorso, attraverso gli sguardi sorpresi di macchinisti e comparse e poi su per le scale, fino al primo piano.
D'Alema e Giulio Tremonti avevano scelto per l'incontro un luogo riservato: una saletta dell'hotel Majestic, in via Veneto, nel centro di Roma. Non avrebbero mai pensato di trovarsi, alle 12.30 di ieri, sul set di Caterina e le sue figlie, una fiction di Canale 5 che in quel momento stavano girando nella hall dell'albergo. Commento fulminante di D'Alema, il primo a entrare, insieme al senatore del Pd Nicola Latorre: «Potevamo andare direttamente in teatro ».
Un minuto dopo è entrato anche il ministro dell'Economia, con il fido deputato Marco Milanese, seguendo lo stesso percorso, attraverso gli sguardi sorpresi di macchinisti e comparse e poi su per le scale, fino al primo piano.
Per un lungo faccia a faccia. Abbastanza inedito, per i rapporti (praticamente inesistenti) che oggi intercorrono fra il governo e l'opposizione.
Avrebbero parlato per un'ora, alla vigilia del credit and liquidity day, la giornata dedicata dal Tesoro alla verifica dello stato di salute finanziaria delle imprese, della crisi finanziaria. Un argomento che è stato spesso terreno di aspro confronto fra i due. Basta ricordare la puntata di Matrix dell'inizio di gennaio quando D'Alema dipinse Tremonti «come uno di quelli che amano andare contromano in autostrada».
Oppure l'intervento a un convegno del Pd, nel giorno di San Valentino, quando aveva invitato a «distinguere fra socialismo e neopatrimonialismo di Tremonti, perché sono due modi diversi di concepire l'azione pubblica».
Ma dietro le schermaglie verbali il dialogo fra i due non si è mai spezzato.
Ieri D'Alema era reduce da un viaggio a Bruxelles dove martedì aveva visto il commissario agli Affari economici Joaquín Almunia, con il quale ha spezzato una lancia in favore degli eurobond: le emissioni di titoli continentali attraverso cui si dovrebbero finanziare le grandi infrastrutture europee.
«Uno strumento ragionevole», li ha definiti l'ex ministro degli Esteri del governo di Romano Prodi.
Per inciso, l'idea degli eurobond, lanciata dall'ex presidente della Commissione Jacques Delors, è un cavallo di battaglia bipartisan degli italiani, sostenuto da Tremonti e Prodi, come dal vicepresidente del Parlamento europeo, il forzista Mauro Pepe, e dal capodelegazione democratico Gianni Pittella.
Per inciso, l'idea degli eurobond, lanciata dall'ex presidente della Commissione Jacques Delors, è un cavallo di battaglia bipartisan degli italiani, sostenuto da Tremonti e Prodi, come dal vicepresidente del Parlamento europeo, il forzista Mauro Pepe, e dal capodelegazione democratico Gianni Pittella.
Lo stesso Pittella autore, nel primo numero di quest'anno di Italianieuropei, bimestrale diretto da Giuliano Amato e D'Alema (che si apre fra l'altro proprio con un lungo articolo del ministro dell'Economia), di un preoccupato saggio nel «focus» sul Meridione. Il tema del Mezzogiorno sta particolarmente a cuore sia a Tremonti sia a D'Alema. Non senza qualche reciproca incomprensione.
Per esempio, sul progetto di Banca del Sud, che durante l'incontro di ieri è stato comunque affrontato.
Sabato 28 febbraio D'Alema non aveva risparmiato le critiche ai piani del Tesoro: «Il governo non può ritenere sufficiente la creazione della Banca del Sud per ripagare il Mezzogiorno degli otto miliardi di euro di fondi sottratti finora.
Si tratterebbe solo di una mancia, buona a prendere il caffè. Qui non c'è bisogno del caffè. Ma di investimenti, sviluppo e lavoro».
Ieri il chiarimento, con l'ex ministro degli Esteri che avrebbe chiesto impegni più consistenti per il Sud anche nell'ambito della strategia tremontiana.
Se sono rose fioriranno.
05 marzo 2009
05 marzo 2009
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