sabato 28 febbraio 2009

NAPOLI. IMBOSCATA A NIKI VENDOLA


Abbiamo intervistato per voi
il presidente della Puglia
oggi al teatro Mediterraneo


Di Gino Giammarino


In un gremitissimo teatro Mediterraneo della Mostra d'Oltremare di Napoli Niki Vendola, presidente della Regione Puglia ed esponente di spicco della Sinistra, ha incontrato i propri sostenitori. Dopo una serie di testimonial del territorio, una maestra immancabilmente precaria ed emigrata al Nord, una docente universitaria con contratto a termine (annuale) ed un operaio della FIAT di Pomigliano d'Arco, il discorso del leader.
Un'ora e mezza con tante citazioni cinematografiche (Cynderella Man) e bibliche, ma anche tante idee, una buona dose di autocritica e poca nostalgia, addirittura l'abiura dell'antiBerlusconismo.
Bene, ma il Sud? Se ne parla soltanto dopo una mezz'ora buona e per dodici minuti: un po' poco rispetto al Vendola meridionalista dipinto dai media. E allora, l'imboscata del brigante era più che doverosa: ecco a voi il bottino. Ideologico, naturalmente...


Qual'è la centralità della sinistra per il Sud?

Il lavoro. La sinistra è nata per rompere il muro di solitudine che rendeva ogni lavoratore ricattabile, muto, impotente, privo di un corredo di diritti e di protezioni.

La notizia del giorno è la normativa degli scioperi, mentre passa sotto silenzio l'ennesima manifestazione degli operai della FIAT a Pomigliano d'Arco...
La notizia più importante è che il Mezzogiorno d'Italia non è tutto "Gomorra", che nel Mezzogiorno d'Italia c'è un protagonista mille volte ingannato, mille volte ferito, ma che ha ancora il gusto e la voglia di rivendicare i propri diritti come la classe operaia di Pomigliano come -posso dire- il mondo del lavoro del Mezzogiorno d'Italia, e questa mi pare una bella notizia. Evidentemente il Consiglio dei Ministri si preoccupava poprio di quella manifestazione e di quello che può innescare nel Paese intero.

Ultimamente si è sentito molto parlare di un Niki Vendola meridionalista: qui siamo nella ex capitale del Regno delle Due Sicilie, ma abbiamo sentito parlare di Sud soltanto dopo ben venticinque minuti di discorso. C'è qualcosa che può legare la Sinistra ad un discorso del territorio, magari anche in contrapposizione a quel Partito del Nord che si vuole disegnare addirittura nel PD?

Guardi, se domani Raffaele Lombardo, che apre a Roma il congresso del suo Movimento per l'Autonomia, non dice neanche una parola sull'intervista di Raffaele Fitto che compare su "Il Sole24Ore" di oggi, sull'idea di ricominciare daccapo con l'idea dei fondi comunitari, vuol dire che il suo meridionalismo è soltanto una serie di cartoline illustrate per fare propaganda.
Se l'On. Poli Bortone, che ha messo su un movimento per il Sud, domani starà zitta a fronte di una provocazione così grave come quella che arriva dal Governo in queste ore, vuol dire che si tratta solo di piccoli giri di valzer e non di significativi movimenti della politica.

Come vede il Federalismo?

Io penso che il nuovo meridionalismo debba affrontare positivamente la sfida del Federalismo, che il tema della responsabilità delle classi dirigenti e della qualificazione della spesa pubblica sia una sfida importante, penso però che per costruire questo meridionalismo bisogna rompere la principale superstizione che oggi vige in Italia. Parlo della "Superstizione Nordista" che è diventata una lingua ufficiale delle classi dirigenti, l'idea che il Nord è vittima del Sud e che la salvezza dell'Italia passi per l'autonomizzazione del Nord dal Sud, che il Sud può andare in malora purchè si salvi il Nord.
Io penso che queste posizioni vanno combattute anche in tutti i giorni feriali, non solo la domenica, e vorrei vedere alla prova tutti coloro che si intestano una battaglia meridionalistica senza rompere con la Destra, come fanno a rendere credibile il proprio meridionalismo.
La Destra è oggi un'esperienza di governo che ha tra i suoi "dominus" fondamentali il leghismo e la "secessione" di Bossi. Quindi, o si rompe con quella roba lì, oppure sono chiacchiere!

Però, abbiamo un problema: abbiamo fatto il Federalismo, ma ci manca una classe dirigente federalista. Il che significa che i nostri soldi verrano affidati, per esempio, qui in Campania ad Antonio Bassolino o a Ciriaco De Mita...

Guardi, siccome quando si parla di spesa pubblica malata si fanno in genere esempi di malasanità, vorrei ricordare che il più grande scandalo sanitario della storia d'Italia -e forse del mondo- è avvenuto alla Clinica Santa Rita, a casa di Formigoni. Perchè la malasanità del chirurgo che dimentica un paio di forbici nella pancia del paziente è un po' dappertutto, ma organizzare il taglio della mammella di una ragazza non malata di cancro per aumentare la remunerazione dell'intervento chirurgico, come facevano in maniera scientifica al S. Rita di Milano, allora, diciamo così: la qualificazione della spesa pubblica non è un problema solo meridionale, ma un problema nazionale. Le classi dirigenti meridionali devono accettare la sfida e devono rispondere sul terreno della lotta agli sprechi, alla corruzione ed al parassitismo.

La mia domanda, però, era questa: avremo il Federalismo, cioè un nuovo modello amministrativo, senza una classe politica educata al Federalismo. La Lega Nord ha dalla sua parte l'aver proposto, oltre all'autonomia amministrativa, non Bassolino e De Mita che "diventano" il PD, ma anche una classe politica completamente nuova...

Guardi, una nuova classe dirigente non è un problema anagrafico, ma culturale, un problema dei programmi. Noi possiamo avere tutti i giovanotti di primo pelo che propongono una visione catastrofica della società, e possiamo avere vecchie cariatidi che magari ancora conservano un'idea. Io non penso che il problema possa essere ridotto al personale politico, il problema è dei progetti politici che sono in campo. Ora non c'è dubbio che la Lega abbia nei propri ranghi una classe dirigente giovane, ma non mi pare che abbia un'idea precisa di quale debba essere la funzione di una classe dirigente per ricostruire il Sistema Paese. E' una classe dirigente nata dal grande trauma della perdita della lira, la cui "svalutazione" ha avvantaggiato a lungo il Nord-est nell'export verso gli altri paesi del mondo, una volta che siamo entrati nell'area dell'euro quel vantaggio è andato perduto. Però, quel "Nord-est" doveva imparare -come il "Sud-est" tra l'altro- a competere migliorando i propri apparati produttivi e la qualità dei propri prodotti.

Durante il suo discorso ha fatto diversi riferimenti al film "Cynderella man". In una scena, alla domanda di un giornalista, il pugile protagonista risponde di "combattere per il latte": qual'è il latte di Niki Vendola?

Diciamo che io combatto per il pane e le rose.


Fonte:Il Brigante
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Abbiamo intervistato per voi
il presidente della Puglia
oggi al teatro Mediterraneo


Di Gino Giammarino


In un gremitissimo teatro Mediterraneo della Mostra d'Oltremare di Napoli Niki Vendola, presidente della Regione Puglia ed esponente di spicco della Sinistra, ha incontrato i propri sostenitori. Dopo una serie di testimonial del territorio, una maestra immancabilmente precaria ed emigrata al Nord, una docente universitaria con contratto a termine (annuale) ed un operaio della FIAT di Pomigliano d'Arco, il discorso del leader.
Un'ora e mezza con tante citazioni cinematografiche (Cynderella Man) e bibliche, ma anche tante idee, una buona dose di autocritica e poca nostalgia, addirittura l'abiura dell'antiBerlusconismo.
Bene, ma il Sud? Se ne parla soltanto dopo una mezz'ora buona e per dodici minuti: un po' poco rispetto al Vendola meridionalista dipinto dai media. E allora, l'imboscata del brigante era più che doverosa: ecco a voi il bottino. Ideologico, naturalmente...


Qual'è la centralità della sinistra per il Sud?

Il lavoro. La sinistra è nata per rompere il muro di solitudine che rendeva ogni lavoratore ricattabile, muto, impotente, privo di un corredo di diritti e di protezioni.

La notizia del giorno è la normativa degli scioperi, mentre passa sotto silenzio l'ennesima manifestazione degli operai della FIAT a Pomigliano d'Arco...
La notizia più importante è che il Mezzogiorno d'Italia non è tutto "Gomorra", che nel Mezzogiorno d'Italia c'è un protagonista mille volte ingannato, mille volte ferito, ma che ha ancora il gusto e la voglia di rivendicare i propri diritti come la classe operaia di Pomigliano come -posso dire- il mondo del lavoro del Mezzogiorno d'Italia, e questa mi pare una bella notizia. Evidentemente il Consiglio dei Ministri si preoccupava poprio di quella manifestazione e di quello che può innescare nel Paese intero.

Ultimamente si è sentito molto parlare di un Niki Vendola meridionalista: qui siamo nella ex capitale del Regno delle Due Sicilie, ma abbiamo sentito parlare di Sud soltanto dopo ben venticinque minuti di discorso. C'è qualcosa che può legare la Sinistra ad un discorso del territorio, magari anche in contrapposizione a quel Partito del Nord che si vuole disegnare addirittura nel PD?

Guardi, se domani Raffaele Lombardo, che apre a Roma il congresso del suo Movimento per l'Autonomia, non dice neanche una parola sull'intervista di Raffaele Fitto che compare su "Il Sole24Ore" di oggi, sull'idea di ricominciare daccapo con l'idea dei fondi comunitari, vuol dire che il suo meridionalismo è soltanto una serie di cartoline illustrate per fare propaganda.
Se l'On. Poli Bortone, che ha messo su un movimento per il Sud, domani starà zitta a fronte di una provocazione così grave come quella che arriva dal Governo in queste ore, vuol dire che si tratta solo di piccoli giri di valzer e non di significativi movimenti della politica.

Come vede il Federalismo?

Io penso che il nuovo meridionalismo debba affrontare positivamente la sfida del Federalismo, che il tema della responsabilità delle classi dirigenti e della qualificazione della spesa pubblica sia una sfida importante, penso però che per costruire questo meridionalismo bisogna rompere la principale superstizione che oggi vige in Italia. Parlo della "Superstizione Nordista" che è diventata una lingua ufficiale delle classi dirigenti, l'idea che il Nord è vittima del Sud e che la salvezza dell'Italia passi per l'autonomizzazione del Nord dal Sud, che il Sud può andare in malora purchè si salvi il Nord.
Io penso che queste posizioni vanno combattute anche in tutti i giorni feriali, non solo la domenica, e vorrei vedere alla prova tutti coloro che si intestano una battaglia meridionalistica senza rompere con la Destra, come fanno a rendere credibile il proprio meridionalismo.
La Destra è oggi un'esperienza di governo che ha tra i suoi "dominus" fondamentali il leghismo e la "secessione" di Bossi. Quindi, o si rompe con quella roba lì, oppure sono chiacchiere!

Però, abbiamo un problema: abbiamo fatto il Federalismo, ma ci manca una classe dirigente federalista. Il che significa che i nostri soldi verrano affidati, per esempio, qui in Campania ad Antonio Bassolino o a Ciriaco De Mita...

Guardi, siccome quando si parla di spesa pubblica malata si fanno in genere esempi di malasanità, vorrei ricordare che il più grande scandalo sanitario della storia d'Italia -e forse del mondo- è avvenuto alla Clinica Santa Rita, a casa di Formigoni. Perchè la malasanità del chirurgo che dimentica un paio di forbici nella pancia del paziente è un po' dappertutto, ma organizzare il taglio della mammella di una ragazza non malata di cancro per aumentare la remunerazione dell'intervento chirurgico, come facevano in maniera scientifica al S. Rita di Milano, allora, diciamo così: la qualificazione della spesa pubblica non è un problema solo meridionale, ma un problema nazionale. Le classi dirigenti meridionali devono accettare la sfida e devono rispondere sul terreno della lotta agli sprechi, alla corruzione ed al parassitismo.

La mia domanda, però, era questa: avremo il Federalismo, cioè un nuovo modello amministrativo, senza una classe politica educata al Federalismo. La Lega Nord ha dalla sua parte l'aver proposto, oltre all'autonomia amministrativa, non Bassolino e De Mita che "diventano" il PD, ma anche una classe politica completamente nuova...

Guardi, una nuova classe dirigente non è un problema anagrafico, ma culturale, un problema dei programmi. Noi possiamo avere tutti i giovanotti di primo pelo che propongono una visione catastrofica della società, e possiamo avere vecchie cariatidi che magari ancora conservano un'idea. Io non penso che il problema possa essere ridotto al personale politico, il problema è dei progetti politici che sono in campo. Ora non c'è dubbio che la Lega abbia nei propri ranghi una classe dirigente giovane, ma non mi pare che abbia un'idea precisa di quale debba essere la funzione di una classe dirigente per ricostruire il Sistema Paese. E' una classe dirigente nata dal grande trauma della perdita della lira, la cui "svalutazione" ha avvantaggiato a lungo il Nord-est nell'export verso gli altri paesi del mondo, una volta che siamo entrati nell'area dell'euro quel vantaggio è andato perduto. Però, quel "Nord-est" doveva imparare -come il "Sud-est" tra l'altro- a competere migliorando i propri apparati produttivi e la qualità dei propri prodotti.

Durante il suo discorso ha fatto diversi riferimenti al film "Cynderella man". In una scena, alla domanda di un giornalista, il pugile protagonista risponde di "combattere per il latte": qual'è il latte di Niki Vendola?

Diciamo che io combatto per il pane e le rose.


Fonte:Il Brigante

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