giovedì 12 febbraio 2009

MONSIGNOR HILARION CAPUCCI: MI HANNO RISPARMIATO LE MANETTE E LA BENDA AGLI OCCHI


Damasco, febbraio - A poche ore dalla liberazione, Arabmonitor ha raggiunto telefonicamente monsignor Hilarion Capucci, reduce dalla drammatica esperienza del sequestro della nave di solidarietà libanese ad opera della marina militare israeliana al largo delle coste della striscia di Gaza, per farsi raccontare brevemente quanto accaduto.

"Eravamo a bordo in 18: le 8 persone della missione e 10 dell'equipaggio. Avevamo con noi diverse decine di tonnellate di medicinali. Le motovedette israeliane ci hanno bloccati nella serata di mercoledì (4 febbraio) a poca distanza dalle coste di Gaza, intimando di allontanarci, poi nella mattinata di giovedì (5 febbraio) ci hanno circondati e sono saliti a bordo verso le undici di mattina. Sono stati momenti veramente brutti. I militari si sono comportati in modo aggressivo e violento. Devo dire che nei miei confronti hanno avuto del riguardo: mi hanno risparmiato le manette e la benda agli occhi. Siamo stati condotti ad Ashdod e fatti scendere dalla nave. Tutti i nostri effetti personali sono stati sequestrati e mai più restituiti. In particolare mi hanno tolto le due agende con i numeri di telefono, i cellulari, e ieri non ho potuto assumere i miei medicinali. Personalmente non sono stato interrogato. Dopo alcune ore, mi hanno infilato in una macchina scura per impedire che si potesse vedere fuori, con alcuni accompagnatori muti, e siamo partiti verso una località sconosciuta. Ero convinto che mi stessero portando in carcere. Il viaggio è stato insolitamente lungo. Sarà durato durato circa quattro ore. Mi sono ritrovato sul Golan. A Quneitra. Con me c'erano anche due membri dell'equipaggio di nazionalità siriana. Ci hanno consegnati ai militari Onu e siamo stati condotti sull'altro lato del confine. Sul versante siriano, nonostante fosse mezzanotte passata, c'era una grande folla che ci ha celebrati. Il presidente siriano Bashar al Assad ha inviato un suo rappresentante ad accoglierci. Penso che il mio fosse un gesto dovuto da parte di un vescovo verso il popolo palestinese di Gaza".

Fonte:
Arabmonitor
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Damasco, febbraio - A poche ore dalla liberazione, Arabmonitor ha raggiunto telefonicamente monsignor Hilarion Capucci, reduce dalla drammatica esperienza del sequestro della nave di solidarietà libanese ad opera della marina militare israeliana al largo delle coste della striscia di Gaza, per farsi raccontare brevemente quanto accaduto.

"Eravamo a bordo in 18: le 8 persone della missione e 10 dell'equipaggio. Avevamo con noi diverse decine di tonnellate di medicinali. Le motovedette israeliane ci hanno bloccati nella serata di mercoledì (4 febbraio) a poca distanza dalle coste di Gaza, intimando di allontanarci, poi nella mattinata di giovedì (5 febbraio) ci hanno circondati e sono saliti a bordo verso le undici di mattina. Sono stati momenti veramente brutti. I militari si sono comportati in modo aggressivo e violento. Devo dire che nei miei confronti hanno avuto del riguardo: mi hanno risparmiato le manette e la benda agli occhi. Siamo stati condotti ad Ashdod e fatti scendere dalla nave. Tutti i nostri effetti personali sono stati sequestrati e mai più restituiti. In particolare mi hanno tolto le due agende con i numeri di telefono, i cellulari, e ieri non ho potuto assumere i miei medicinali. Personalmente non sono stato interrogato. Dopo alcune ore, mi hanno infilato in una macchina scura per impedire che si potesse vedere fuori, con alcuni accompagnatori muti, e siamo partiti verso una località sconosciuta. Ero convinto che mi stessero portando in carcere. Il viaggio è stato insolitamente lungo. Sarà durato durato circa quattro ore. Mi sono ritrovato sul Golan. A Quneitra. Con me c'erano anche due membri dell'equipaggio di nazionalità siriana. Ci hanno consegnati ai militari Onu e siamo stati condotti sull'altro lato del confine. Sul versante siriano, nonostante fosse mezzanotte passata, c'era una grande folla che ci ha celebrati. Il presidente siriano Bashar al Assad ha inviato un suo rappresentante ad accoglierci. Penso che il mio fosse un gesto dovuto da parte di un vescovo verso il popolo palestinese di Gaza".

Fonte:
Arabmonitor

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