domenica 22 febbraio 2009
LETTERA APERTA A ROBERTO SAVIANO
Mittente della sollecitazione il Movimento Insorgenza Civile che attraverso le pagine della nostra testata ed i manifesti affissi a Napoli chiede allo scrittore di candidarsi quale sindaco della città partenopea.
Rivolgerti un appello, caro Roberto, per noi napoletani è, prima di tutto, un’imperiosa necessità, perché disperate sono le condizioni della nostra città.
Non è, invece, un atto politico, perché noi napoletani non abbiamo neppure il ricordo di che cosa sia la buona politica.
E’, ad ogni modo, un dichiarato tentativo di estrema e spregiudicata strumentalizzazione della tua figura e di quello che "Gomorra" rappresenta innanzi all’opinione pubblica mondiale. E confidiamo che tu non intenda sottrarti alla bisogna.
Invochiamo la “tua diretta discesa in campo" perché vogliamo sventolare "Gomorra" come un vessillo per farne la bandiera di chi, in maniera corale e convinta, denunzia come inaccettabile lo sfacelo civile di questa nostra magnifica terra e di chi a questo infausto destino non intende ineluttabilmente soggiacere.
Caro Saviano, ti siamo grati per l'opera che hai compiuto, ma la nostra gratitudine e la tua mirabile iniziativa editoriale, da soli, non basteranno a salvarci. Hai certamente già compreso quale è la preghiera che intendiano rivolgerti.
"Gomorra", se restasse esclusivamente fine a se stesso, acquisterebbe il significato della consacrazione di una incondizionata e corale resa civile consumata a mezzo della più superlativa operazione editoriale di tutti i tempi, ed il dramma di Napoli ne sarebbe soltanto uno squallido strumento.
Occorre assolutamente sventare, invece, che questo accada perché la tua implacabile denunzia degli spietati sistemi di potere criminale che imperano in Campania rappresenta un’opportunità che non può andare vanamente dispersa. Da Gomorra può partire un impetuoso moto di Resurrezione civile e popolare.
E se tu vorrai disporti a mettere al servizio di un popolo svilito il tuo esempio di dignità, per Napoli può ancora esserci un destino diverso dalla vile rassegnazione. Perchè è di questo che ti stiamo parlando, non sorprenderti. Roberto, noi non vogliamo arrenderci!
E Napoli, la Campania, il Sud non devono genuflettersi e chinare il capo segnando la resa incondizionata innanzi all’orrore di "Gomorra".
Noi, Roberto, non vogliamo alzare le mani e gettare la spugna a miglior gloria delle caste e delle cosche che tu ha contribuito a disvelare nella loro agghiacciante miseria.
Napoli non è soltanto Gomorra, è anche Sodomia perché il potere politico e di comitati di affari locali hanno eretto la sodomia ad arte del governo della cosa pubblica. Ripartire è, forse, ancora possibile: ci vuole uno scatto di reni collettivo, un corale atto di coraggio ed un miracolo politico, forse si può ancora realizzare un miracolo napoletano, stavolta.
L’obiettivo c’è, si chiama Resurrezione Civile.
E se tu sarai alla testa ed insieme alla Napoli che non ci sta e che vuole risorgere, forse questo miracolo napoletano si può fare. Gomorra, ormai, non è soltanto un’opera editoriale e cinematografica di grande successo. O almeno non è più soltanto questo. Gomorra non Ti ha reso soltanto successo, celebrità e denaro.
Gomorra, caro Roberto, ti ha trasformato in un simbolo di coraggio, di onestà, di sprezzante rifiuto per ogni assurda logica di sfruttamento e di malaffare.
Forse non era questo l’obiettivo cui miravi nel descrivere il gorgo infernale in cui Napoli sprofonda. Ma, Caro Roberto, non puoi non riconoscere la speranza che in questo momento rappresenti e sfuggire alla scelta - dagli effetti storici esiziali - cui non ti è dato più sottrarti: Cosa intendi incarnare? Disfatta o riscatto? Speranza o rassegnazione? Resa alla barbarie o anelito di civiltà? Morte sociale o resurrezione civile?
Troppi napoletani, anche fra quelli che soffrono dei mali più profondi, si sono piegati alla rassegnazione, mentre la borghesia cittadina, la cosiddetta “società civile”, da troppo tempo è iscritta al libro paga della malavita e dalla malapolitica. La Jervolino non si dimette. Non può dimettersi. Non deve dimettersi!
Perché nessuno lo ha mai fatto tanto nel Pd quanto nel Pdl. E nessuno si dimetterà. Il bipolarismo d’accatto sta scrivendo già le sue fondamentali regole comuni. Il primo comandamento assoluto è: "Non dimettersi, Mai!"
Nel frattempo Napoli emigra, Napoli viene offesa, violentata e vilipesa.
Si lavora alacremente e con risultati civili sconfortanti per insinuare la rassegnazione tra la gente, e per fare credere che l’orrore di Gomorra sia normale, inevitabile, ineluttabile quotidianità. Si ripete che il mostro Gomorra c’è sempre stato, che Gomorra è sempre esistita, non è mai cambiata. E che, pertanto, mai cambierà.
Caro Saviano tu sai bene quanto tutto questo sia falso. E conosci perfettamente il gioco e l’obiettivo perseguito dalla grande menzogna. Se ci convincono che nulla può cambiare, nulla cambierà. Noi te rivolgiamo, invece, questo disperato appello perché non ci hanno ancora convinto di nulla, e non ci convinceranno mai.
Per questo aspettiamo anche, Caro Saviano, ed abbiamo fiducia che tu non disdegni di scendere in campo con Napoli, alla testa di un’onda che può montare evocando un sogno, una parola d’ordine ed una speranza. La speranza, almeno quella, può tornare a vivere a Gomorra se anche tu effettivamente lo vorrai.
Scusa la nostra impudenza, il nostro ardimento o, se vuoi, la nostra pazzia.
Ma è soltanto il nostro modo di dirti che il nostro intendimento è quello di resistere e che, siamo convinti, tu adesso, più di ogni altro, puoi aiutare Napoli perché una tua candidatura rappresenterebbe uno schiaffo definitivo alla rassegnazione ed il primo segnale di cedimento del Sistema.
Gomorra? No grazie: ROBERTO SAVIANO SINDACO di NAPOLI
Fonte:Il Brigante
Mittente della sollecitazione il Movimento Insorgenza Civile che attraverso le pagine della nostra testata ed i manifesti affissi a Napoli chiede allo scrittore di candidarsi quale sindaco della città partenopea.
Rivolgerti un appello, caro Roberto, per noi napoletani è, prima di tutto, un’imperiosa necessità, perché disperate sono le condizioni della nostra città.
Non è, invece, un atto politico, perché noi napoletani non abbiamo neppure il ricordo di che cosa sia la buona politica.
E’, ad ogni modo, un dichiarato tentativo di estrema e spregiudicata strumentalizzazione della tua figura e di quello che "Gomorra" rappresenta innanzi all’opinione pubblica mondiale. E confidiamo che tu non intenda sottrarti alla bisogna.
Invochiamo la “tua diretta discesa in campo" perché vogliamo sventolare "Gomorra" come un vessillo per farne la bandiera di chi, in maniera corale e convinta, denunzia come inaccettabile lo sfacelo civile di questa nostra magnifica terra e di chi a questo infausto destino non intende ineluttabilmente soggiacere.
Caro Saviano, ti siamo grati per l'opera che hai compiuto, ma la nostra gratitudine e la tua mirabile iniziativa editoriale, da soli, non basteranno a salvarci. Hai certamente già compreso quale è la preghiera che intendiano rivolgerti.
"Gomorra", se restasse esclusivamente fine a se stesso, acquisterebbe il significato della consacrazione di una incondizionata e corale resa civile consumata a mezzo della più superlativa operazione editoriale di tutti i tempi, ed il dramma di Napoli ne sarebbe soltanto uno squallido strumento.
Occorre assolutamente sventare, invece, che questo accada perché la tua implacabile denunzia degli spietati sistemi di potere criminale che imperano in Campania rappresenta un’opportunità che non può andare vanamente dispersa. Da Gomorra può partire un impetuoso moto di Resurrezione civile e popolare.
E se tu vorrai disporti a mettere al servizio di un popolo svilito il tuo esempio di dignità, per Napoli può ancora esserci un destino diverso dalla vile rassegnazione. Perchè è di questo che ti stiamo parlando, non sorprenderti. Roberto, noi non vogliamo arrenderci!
E Napoli, la Campania, il Sud non devono genuflettersi e chinare il capo segnando la resa incondizionata innanzi all’orrore di "Gomorra".
Noi, Roberto, non vogliamo alzare le mani e gettare la spugna a miglior gloria delle caste e delle cosche che tu ha contribuito a disvelare nella loro agghiacciante miseria.
Napoli non è soltanto Gomorra, è anche Sodomia perché il potere politico e di comitati di affari locali hanno eretto la sodomia ad arte del governo della cosa pubblica. Ripartire è, forse, ancora possibile: ci vuole uno scatto di reni collettivo, un corale atto di coraggio ed un miracolo politico, forse si può ancora realizzare un miracolo napoletano, stavolta.
L’obiettivo c’è, si chiama Resurrezione Civile.
E se tu sarai alla testa ed insieme alla Napoli che non ci sta e che vuole risorgere, forse questo miracolo napoletano si può fare. Gomorra, ormai, non è soltanto un’opera editoriale e cinematografica di grande successo. O almeno non è più soltanto questo. Gomorra non Ti ha reso soltanto successo, celebrità e denaro.
Gomorra, caro Roberto, ti ha trasformato in un simbolo di coraggio, di onestà, di sprezzante rifiuto per ogni assurda logica di sfruttamento e di malaffare.
Forse non era questo l’obiettivo cui miravi nel descrivere il gorgo infernale in cui Napoli sprofonda. Ma, Caro Roberto, non puoi non riconoscere la speranza che in questo momento rappresenti e sfuggire alla scelta - dagli effetti storici esiziali - cui non ti è dato più sottrarti: Cosa intendi incarnare? Disfatta o riscatto? Speranza o rassegnazione? Resa alla barbarie o anelito di civiltà? Morte sociale o resurrezione civile?
Troppi napoletani, anche fra quelli che soffrono dei mali più profondi, si sono piegati alla rassegnazione, mentre la borghesia cittadina, la cosiddetta “società civile”, da troppo tempo è iscritta al libro paga della malavita e dalla malapolitica. La Jervolino non si dimette. Non può dimettersi. Non deve dimettersi!
Perché nessuno lo ha mai fatto tanto nel Pd quanto nel Pdl. E nessuno si dimetterà. Il bipolarismo d’accatto sta scrivendo già le sue fondamentali regole comuni. Il primo comandamento assoluto è: "Non dimettersi, Mai!"
Nel frattempo Napoli emigra, Napoli viene offesa, violentata e vilipesa.
Si lavora alacremente e con risultati civili sconfortanti per insinuare la rassegnazione tra la gente, e per fare credere che l’orrore di Gomorra sia normale, inevitabile, ineluttabile quotidianità. Si ripete che il mostro Gomorra c’è sempre stato, che Gomorra è sempre esistita, non è mai cambiata. E che, pertanto, mai cambierà.
Caro Saviano tu sai bene quanto tutto questo sia falso. E conosci perfettamente il gioco e l’obiettivo perseguito dalla grande menzogna. Se ci convincono che nulla può cambiare, nulla cambierà. Noi te rivolgiamo, invece, questo disperato appello perché non ci hanno ancora convinto di nulla, e non ci convinceranno mai.
Per questo aspettiamo anche, Caro Saviano, ed abbiamo fiducia che tu non disdegni di scendere in campo con Napoli, alla testa di un’onda che può montare evocando un sogno, una parola d’ordine ed una speranza. La speranza, almeno quella, può tornare a vivere a Gomorra se anche tu effettivamente lo vorrai.
Scusa la nostra impudenza, il nostro ardimento o, se vuoi, la nostra pazzia.
Ma è soltanto il nostro modo di dirti che il nostro intendimento è quello di resistere e che, siamo convinti, tu adesso, più di ogni altro, puoi aiutare Napoli perché una tua candidatura rappresenterebbe uno schiaffo definitivo alla rassegnazione ed il primo segnale di cedimento del Sistema.
Gomorra? No grazie: ROBERTO SAVIANO SINDACO di NAPOLI
Fonte:Il Brigante
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